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L’arte della retorica

di Alfredo Salucci

Numero 257 - Febbraio 2025

Ultimo campo dove la retorica ha svolto e svolge un ruolo importante è quello laudativo, ossia la critica favorevole fatta su persone e cose.


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La retorica è l’arte del saper parlare, del saper adoperare le parole in modo tale da rendere un discorso convincente e vincente. Quest’arte nasce nell’antica Grecia a opera dei Sofisti, termine che significa sapiente. E i Sofisti si ritenevano tali, oltre che filosofi; ed essendo sapienti rivendicavano il diritto di insegnare la sapienza. -taglio- La nascita della figura del sofista fu resa possibile dal processo di democratizzazione iniziato ad Atene con le riforme di Clistene (508 a.C.) che prevedevano l’allargamento dei diritti politici a tutti i cittadini maschi, liberi e maggiorenni, e l’istituzione di un nuovo organo di governo della polis (città-stato) la Boulé (Consiglio cittadino formato da 500 ateniesi eletti in numero di 50 per ognuna delle 10 tribù di Atene). Con l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge (isonomia), indipendentemente dal ceto e dalle possibilità economiche, iniziava lo stato democratico in cui tutti potevano ambire a governare la città. Ora, per accedere alle massime cariche della polis le risorse dovevano essere altre, tra cui la capacità di persuadere con le parole la maggioranza dei votanti. Fu proprio l’ambizione di governare Atene a spingere molti giovani a seguire a pagamento gli insegnamenti dei Sofisti per apprendere la tecnica oratoria migliore, ossia l’arte della retorica: la capacità di parlare in pubblico con un linguaggio forbito, efficace e persuasivo. Questo significava diventare un retore, uno capace nello stesso tempo di docere, movere e delectare, ossia capace di informare, commuovere e dilettare. Così, imparando l’arte della comunicazione sarebbero stati in grado anche di rendere più forte il discorso più debole. La retorica oltre che in campo politico fu utilizzata anche in ambito giudiziario prima ad Atene, poi a Roma. Cicerone è stato il più importante oratore dell’antica Roma, oltre che politico, filosofo e scrittore.
Ultimo campo dove la retorica ha svolto e svolge un ruolo importante è quello laudativo, ossia la critica favorevole fatta su persone e cose. La retorica dal suo inizio in Atene, oltre XXV secoli fa, non ci ha più abbandonati. È bene ricordare come per tutto il Medioevo ha fatto parte delle discipline del trivio, insieme alla grammatica e alla dialettica, che con le discipline del quadrivio – aritmetica, geometria, musica e astronomia – facevano parte del curriculum studiorum, il percorso formativo dei giovani di quel tempo. -taglio2- Col passare degli anni la retorica non ha per niente perso la sua funzione, oggi è ancora più presente nella politica e nei tribunali, mentre la retorica laudativa, a volte subdola e faziosa, è presente nella propaganda e nell’informazione.
Tornando alla nascita della retorica è bene ricordare chi ha dato inizio a questa disciplina. Il primo è stato Protagora, il filosofo dell’uomo misura di tutte le cose, autore di una nuova dottrina filosofica, il relativismo, che nega verità assolute sia in campo etico che culturale. Le verità, per Protagora, sono tante e relative al singolo soggetto o a una comunità. A questo punto qualcuno potrebbe chiedere: “Allora, se non ci sono verità assolute, anche in campo etico, chi o che cosa guiderà il mio comportamento?”. La risposta di Protagora è: “L’utile”.
Gorgia è l’altro sofista famoso autore di opere importanti, tra cui l’Encomio di Elena. In questo libro dimostra come con la forza del linguaggio si riesce anche a provare l’innocenza di Elena. Gorgia ha affermato che nulla esiste; e se anche qualcosa esistesse, sarebbe inconoscibile; e se anche esistesse e fosse conoscibile, sarebbe incomunicabile agli altri. Con Gorgia inizia il nichilismo: la negazione di qualsiasi cosa.
Protagora era uno scettico che sospendeva il giudizio su tutto ciò di cui non era certo, come l’esistenza o meno degli dei; Gorgia lo supera con il suo nichilismo: nulla esiste. Per Gorgia non esiste l’ontologia, non c’è la possibilità di conoscere, tanto meno c’è la possibilità di comunicare ciò che eventualmente abbiamo conosciuto.





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