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La voglia di sapere

di Alfredo Salucci

Numero 217 - Febbraio 2021

La voglia di apprendere che muta negli anni


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La voglia di sapere fortunatamente non ci abbandona, anzi con il trascorrere degli anni aumenta il desiderio di conoscenza volto anche a colmare le lacune che abbiamo in tante discipline che dopo gli anni di scuola, anche per motivi di lavoro, non siamo riusciti a sanare. Così da una certa età in poi incontriamo il medico che scopre la filosofia o la storia, la docente di lettere che è affascinata dalla psicologia o l’impiegato, -taglio-per anni costretto a una monotona quotidianità, rivolgere, una volta in pensione, i suoi interessi allo studio delle lingue o della matematica o dell’informatica. Chi, a un certa età, ha il desiderio di apprendere ha varie possibilità per farlo. Questa voglia si sapere può essere colmata in vari modi, e ognuno può scegliere secondo le proprie inclinazioni, possibilità e salute, come riuscire a soddisfarla. Il modo più semplice, e più frequente, per risolvere la cosa è quello di mettersi a studiare da solo, in pratica da autodidatta. E questa cosa oggi la si può realizzare tranquillamente standosene a casa. I libri della materia che ci interessa e un computer collegato a internet potrebbero essere già più che sufficienti per appagare i nostri interessi. È chiaro che utilizzando questo approccio non avremo la possibilità di confrontare le nostre conoscenze e le nostre idee con altri, né avremo la possibilità di chiedere aiuto a chi ne sa più di noi per risolvere un quesito.
C’è un altro modo per appagare la propria voglia di sapere: quello di entrare in un gruppo formato da persone che stanno insieme per cimentarsi nello studio di varie discipline. È questa una possibilità molto seguita, basti pensare ai tanti gruppi di lettura o alle tante Università della Terza Età sparse sul territorio nazionale. Questo modo di acquisire conoscenze è certamente quello che offre la maggiore possibilità di realizzazione. Lo stare insieme, infatti, evita la stanchezza e il successivo disinteresse che potrebbe cogliere l’autodidatta dopo un certo periodo. I docenti potranno essere gli stessi appartenenti al gruppo, magari con l’apporto di insegnanti esterni. Questa modalità serve anche a rinsaldare il gruppo e a favorire la discussione dei temi trattati.-taglio2- Così si evita anche di essere passivi, ossia solo dei vasi da riempire. Ognuno offre le proprie conoscenze agli altri e riceve dagli altri il loro sapere. Lo stare insieme, poi, oltre a favorire l’apprendimento migliora anche i rapporti sociali e favorisce la solidarietà. In pratica si forma una famiglia allargata con tutti i membri alla pari aventi lo stesso interesse: la conoscenza. In questo periodo di Covi-19, alcuni gruppi di studio, per continuare la loro attività didattica sono ricorsi anche agli incontri a distanza via computer. E questa cosa è stata una ulteriore fonte di conoscenza. Infine, c’è ancora un modo. Oggi è sempre più usuale per soddisfare la nostra voglia di sapere: quello di ritornare sui banchi di scuola o nelle aule universitarie. Oggi è frequente incontrare persone di una certa età all’università e confonderli con i docenti, mentre in realtà sono solo studenti un po’ avanti negli anni con tanta voglia di apprendere e cimentarsi ancora con lo studio. Questa cosa a qualcuno potrebbe sembrare fuori luogo a una certa età, quasi un mettersi in mostra, una vanagloria, ma non è così. A una certa età, chi ritorna nelle aule universitarie o chi le frequenta per la prima volta lo fa semplicemente per un’esigenza: il desiderio di conoscere. Questa cosa non è fatta per vanità, ma al contrario con la massima umiltà: in pratica ci si rimette in gioco. Per concludere, chi ha voglia di sapere deve fare il possibile per soddisfare questo bisogno. Le opportunità non mancano dalla più semplice, fare l’autodidatta, alla più complessa, iscriversi all’università. In ogni modo, aumentare le nostre conoscenze è sempre un bene.





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