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La voce umana

di Gian marco Tessier

Numero 212 - Luglio-agosto 2020

L’album d’esordio di Francesco Sacco è un dolce ma intenso monologo sull’essere umani


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L’8 Maggio è uscito “A te” il secondo singolo del cantautore milanese Francesco Sacco, che anticipa il disco “La Voce Umana” in uscita il 29 maggio. Francesco Sacco è un eclettico artista milanese amante della musica e dell’arte, in tutte le sue forme. Nonostante la giovane età, 27 anni, -taglio-ha curato svariate produzioni musicali per spettacoli teatrali e ha anche un suo collettivo di arti performative, i Cult of Magic. È specializzato nel sound design e ha collaborato con importanti brand di moda tra cui Marni e Marco Rambaldi durante la Milano Fashion Week. Il titolo dell’album fa riferimento all’opera teatrale di Jean Cocteau, le cui parole introducono questo disco e ne riassumono i temi principali: la ricerca di contatto, l’introspezione, la relazione. Francesco, cominciamo parlando un po’ di te, delle tue esperienze musicali e della tua formazione… “Ho iniziato da bambino studiando chitarra classica in Conservatorio, quindi ho un’impostazione classica. Verso i 14 anni ho scoperto l’R’n’b, il rock e ho cominciato ad avere un approccio più attivo verso la musica, più creativo. La musica classica è più rigida, così sono diventato più eclettico. Poi mi sono trasferito a Milano dove ho scritto per riviste musicali, fatto il dj e iniziato a comporre. Ho avviato delle collaborazioni con il teatro e con la danza e inoltre ho prodotto alcuni dischi. Tutto questo percorso, mi ha portato alla scrittura di questo album.” Chi sono i tuoi punti di riferimento artistici? “Sono moltissimi. Sento tanti universi dentro una sola persona. Ho studiato musica classica, quindi provo ad essere molto preciso negli arrangiamenti ma il disco va verso il cantautorato. Ho voluto privilegiare questo genere. Guccini è il mio autore preferito ma anche De André, Gaber e i grandi cantautori italiani. Ho provato ad inserirmi nel cantautorato perché è il nostro genere per eccellenza, la “nostra” musica, solo che a volte lo dimentichiamo.” Il tuo nuovo album si intitola “La voce umana”. Perché questa scelta? “Il titolo è una citazione di un monologo di Jean Cocteau, -taglio2-reso famoso in italiana da Anna Magnani. Il monologo è di una donna che parla a telefono con il suo amante, al fine di lasciarlo. Ha un climax incredibile, mentre lei lo lascia passa per tanti stati d’animo differenti in pochissimo tempo. Scrivere canzoni, è un po’ come parlarsi da soli, come fare un monologo. Ho provato a fare qualcosa di simile. Volevo parlare dell’umanità, delle emozioni che proviamo ogni giorno.” Chi ha curato la scrittura dei testi e gli arrangiamenti? “I testi sono completamente miei e gli arrangiamenti fatti da me. Ho suonato gran parte degli strumenti, tranne il basso e la batteria. Volendo esprimere i miei pensieri e le mie emozioni, volevo che fosse un prodotto mio. Curato da me in ogni piccolo dettaglio.” Quali sono stati gli elementi, le scene o le immagini che ti hanno ispirato? “Sicuramente l’immagine di Venezia che vedevo da una casa tranquilla ma molto stimolante. Mi sentivo in paradiso lì. La mattina scrivevo, poi vedevo le mostre della Biennale, poi tornavo a casa e scrivevo di nuovo. Nel disco c’è tanto di autobiografico: la mia vita, la mia relazione, le mie emozioni. Per me è giusto così. Deve arrivare la mia umanità, ciò che sono stato, ciò che sono e ciò che penso.” Quali sono i tuoi progetti futuri? “Mi manca il live, come sicuramente a tutti i miei colleghi. Bisogna vedere sicuramente le opportunità di questo periodo di emergenza. Dobbiamo adattarci all’online. Se si ha una passione la si segue, a prescindere dal canale di comunicazione. Spero di tornare presto e di poter cantare il mio album sul palco. Il mio desiderio più grande è questo. La possibilità di poter vedere tante persone che si divertono ascoltando musica tutte insieme, di nuovo senza limiti.”





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