Ettore Acerra, Direttore Generale dell’USR Campania, approfondisce i diversi aspetti della scuola in Regione Campania
Ettore Acerra, già Direttore dell’USR Liguria, dallo scorso 24 gennaio è alla Direzione generale dell’USR Campania. Figura emblematica che ha attraversato il mondo della scuola con significative esperienze formative e dirigenziali, acquisendo un’approfondita conoscenza dell’ambiente scolastico campano e nazionale, ci accoglie nel suo ufficio per approfondire con noi i vari aspetti della scuola campana.-taglio- Direttore, dopo questi primi cinque mesi, e a fine di quest’anno scolastico, possiamo fare un primissimo bilancio? “Come sappiamo l’Ufficio Scolastico della Campania è una struttura molto complessa, perché coordina e monitora ben 980 scuole, secondo in ordine di numero di organizzazione, in tutta Italia. I livelli di complessità, quindi, sono elevati, considerando che la Campania è una regione in cui c'è un'area metropolitana molto notevole, affiancata da aree provinciali anch’esse considerevoli. Infatti il nostro intervento desidera dare la giusta attenzione a tutto il territorio affidato al nostro USR. Di fatto è un po' presto parlare di bilanci, ma una mia prima osservazione è in relazione ad una ripresa che per fortuna la scuola campana sta vivendo, riprendendosi da un periodo difficile, nel corso del quale è stata un punto di riferimento importante per studenti e famiglie. Nonostante gli stop and go del COVID, nonostante le chiusure, nonostante tutti i problemi legati a quello che è stato un vero e proprio stato di emergenza lungo e faticoso, la scuola campana ha resistito, dando ora un grosso contributo alla ripresa; altra osservazione che posso fare è che dopo la fine dell'emergenza epidemiologica c'è una gran voglia di tornare sul territorio e quindi sia da parte dei ragazzi, ma anche da parte delle comunità educanti e in generale dei docenti, c’è stato un grosso fiorire di tante iniziative che magari erano rimaste on-line, silenti in questi anni e che adesso stanno trovando invece un nuovo sbocco. Pertanto se bilanci è difficile farne, l’impressione comunque e l’evidenza che abbiamo è di una scuola viva e che ha voglia di crescere.” Un curriculum ricco di esperienze formative il suo. Quanto è importante per la scuola stare al passo con le innovazioni e una formazione sempre all’avanguardia? “Faccio un discorso prima di carattere generale, ovvero la scuola non è mai ferma, né può essere ferma, perché da una parte deve tener conto della evoluzione socio-economica e culturale, dall’altra parte essere motore e non subire passivamente il contesto territoriale, è chiaro, quindi, che l’innovazione didattica non è una opportunità, ma una necessità. Io mi considero non tanto persona di apparato, ma persona di scuola, nel senso che credo sia importante anche nella gestione dei processi amministrativi non dimenticarsi mai che si parla di scuola, non solo di adempimenti, per importanti che siano. Credo, altresì, che le opportunità che il territorio campano offre vadano colte e che per fare ciò bisogna cercare di essere sempre più “out door”, ossia non chiudersi all'interno delle aule, ma cercare di trarre spunto dalle opportunità del territorio. Un'altra considerazione che faccio sull’innovazione è che in passato, si è fatto l’errore di distinguere le attività strettamente curriculari, ovvero le lezioni, da tutto quello che veniva dopo, e mi riferisco alle progettualità, tutte le attività della offerta formativa, la riflessione, invece, che sta venendo fuori in questi anni e che c'è una offerta formativa che deve essere omogenea, globale e coerente, dove tutti gli aspetti, che siano progetti fatti in esterno o attività fatte in aula, devono tutte quante essere parte integrante del Piano dell'Offerta formativa. E’ da questo che nasce la necessità di interrogarsi continuamente sull’innovazione metodologica-didattica, uno degli aspetti più importanti della scuola.” Nelle scuole campane gli alunni “diversamente abili” sono già al centro di progetti significativi. Si può fare di più? “Certo. Si può e si deve fare di più, molto di più. Il nostro paese è considerato un paese all'avanguardia dal punto di vista del quadro normativo per l'inclusione, però questo quadro normativo per essere applicato ha bisogno di gambe per camminare e le gambe sono sicuramente la scuola, ma anche tutto quello che contribuisce alla costruzione del progetto di vita e parlo in generale: dell'inclusione dei diversamente abili, dei ragazzi con disturbi di apprendimento e bisogni educativi speciali. Per essere una scuola realmente inclusiva, si devono avere continuamente collaborazioni, integrazioni con tutti gli altri soggetti che ci sono, e parlo sia di soggetti istituzionali: servizi sociali, ASL, tutti coloro che dovrebbero collaborare con la scuola per poter dare una risposta alla domanda dell'inclusione, ma anche con il terzo settore. Molto spesso i progetti dell'inclusione vengono attuati anche grazie alla collaborazione con soggetti esterni. Purtroppo, in Italia molto spesso, e questo non succede solo per l'inclusione, viene un po' scaricato tutto sulla scuola, come se la scuola potesse fare tutto con gli insegnanti di sostegno o con il consiglio di classe. Non è così, perché noi, pur avendo come scuola una base formativa molto forte, che tra l'altro risale a più di vent’anni fa, c'è una legge la 328 del 2000 che parla proprio del progetto di vita, e dando un contributo importante, da soli non possiamo risolvere il tutto.-taglio2- La scuola fa molto per l'inclusione. L'ufficio scolastico regionale ha ricostituito un gruppo di lavoro che si chiama GLIR, ma aldilà degli acronimi che potrebbero apparire burocratici, dobbiamo lavorare con gli altri per avere dei risultati reali e concreti. Faccio un esempio, come USR Campania stiamo ricostruendo con il tribunale dei minori di Napoli e di Salerno un protocollo d’Intesa per lavorare insieme sulla prevenzione della dispersione e dell'abbandono. Di fatto anche questa è una misura inclusiva, un esempio di quello che dovrebbe essere il modo di lavorare per poter portare avanti una didattica inclusiva.” USR Campania e Regione Campania quale rapporto? “Devo dire che i rapporti sono, a mio parere, ottimi, c'è un confronto continuo con la Regione Campania in particolare, naturalmente, con gli assessorati all'istruzione da una parte e alla formazione dall'altra, perché la Campania ha due assessorati che impattano direttamente sul mondo della scuola, chiaramente ognuno alle proprie competenze. Ma certamente per quanto riguarda da una parte l'orientamento e dall'altra parte la costruzione della cosiddetta rete scolastica, ovvero il ridimensionamento scolastico, anche se il termine non è bellissimo, i rapporti con la Regione Campania sono continui, come lo sono con l’ANCI Associazione Nazionale Comuni Italiani, che è per noi un referente importante.” Qualche nota dolente la si rileva in relazione all’Edilizia Scolastica, c’è in tal senso, secondo il suo osservatorio, da parte degli Enti regionali, provinciali e locali, iniziare un serio piano di ristrutturazione? “Il problema dell'edilizia scolastica è molto serio, soprattutto in alcune aree e soprattutto per Il primo ciclo di istruzione, che dipendono dai diversi comuni, ed è diffuso a macchia di leopardo in tutta la Regione. L'area metropolitana ha poi una situazione molto difficile, faccio un esempio: sulle mense scolastiche, che sono poi presupposto del tempo pieno, c’è molto da lavorare e c'è molto da lavorare per rilevare i bisogni e per dare risposte. È chiaro che è una tematica rispetto alla quale, l'ufficio scolastico regionale ha un ruolo sostanzialmente di supporto e di consulenza, perché, poi, sono gli enti locali che devono agire e garantire la messa a norma delle strutture. Anche su ciò c'è tanto da lavorare, perché con i vari comuni ci sono rapporti differenziati con le scuole, alcuni hanno un rapporto di interazione molto forte, altri meno. Credo che l'edilizia scolastica sia, se non il più importante, tra i più importanti problemi da affrontare in tempi brevi, perché abbiamo un problema di Edilizia Pubblica in generale per la quale tanti finanziamenti ci sono. Il problema è che tra la concessione del finanziamento e la realizzazione dell'opera passano troppi anni e questa è una questione gravissima a mio parere.” Giunti alla conclusione della nostra intervista, un messaggio per il nuovo anno scolastico agli studenti, docenti e dirigenti campani… “Il primo auspicio che potrebbe sembrare banale, ma forse non lo è, soprattutto in questo momento, è di poter gestire la situazione della pandemia in modo più tranquillo. Questo chiaramente non dipende da noi, ma dal sistema sanitario nazionale, dalla Regione, con cui abbiamo anche su questo molti contatti. La prudenza è sempre qualcosa di indispensabile e devo dire che da questo punto di vista i ragazzi sono molto sensibili. L'auspicio generale è di avere una scuola più orientativa, una scuola in cui ognuno venga messo in condizione di dare quello che può, di mettere a frutto e valorizzare le proprie potenzialità. Senza entrare nella pedagogia, si parla, ad esempio, di intelligenze multiple, ognuno di noi ha, infatti, un certo tipo di intelligenza di forma mentis, di potenzialità. La cosa principale è dare a ciascuno la possibilità di valorizzarla, ci sono naturalmente alcune competenze di base rispetto alle quali dobbiamo fare di più. Banalmente parlo di padronanza della lingua italiana, di padronanza degli strumenti logico matematici, cosa che potrebbe sembrare banale, ma tanto banale non è. In particolare sulla padronanza della lingua italiana c'è tantissimo da fare. L'augurio è quello di trovare nella scuola, come è sempre stato e sarà sempre di più, un riferimento importante e ce ne siamo accorti, i ragazzi se ne sono accorti, quando la scuola non l'hanno potuta vivere. Sostanzialmente ancora di più oggi credo ci sia bisogno di scuola e di formazione.” Concludiamo questa illuminante chiacchierata, pensando alle parole di Malcom X: “La scuola è il nostro passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene a coloro che oggi si preparano ad affrontarlo.”, certi che a guidare, nel presente e nel futuro, la scuola campana c’è un uomo, un Direttore Generale, che quel passaporto saprà realizzarlo per tutti i componenti della comunità educante, chiamata “scuola”.