La sanità continua a vivere momenti difficili, carenza di personale e tempi di attesa sempre più lunghi
La sanità continua a vivere momenti difficili, e quando diciamo sanità intendiamo i pazienti, innanzitutto, e gli operatori sanitari. Pare quasi che nonostante gli appelli sempre più pressanti che giungono da pazienti e sanitari non si riesca ad affrontare questo problema, per anni trascurato, che è arrivato quasi a un punto di non ritorno. Infatti più passa il tempo più la possibilità di trovare una soluzione si allontana.
L’utente, in questo caso il malato, è da anni costretto a patire una sanità sempre meno attenta ai suoi bisogni, nonostante una buona medicina di base, la presenza della guardia medica, del 118, ecc. -taglio-
A parte la complessa situazione ospedaliera, qui prenderemo in esame due aspetti del nostro Sistema Sanitario Nazionale (SSN) che lo rendono poco efficiente: le prestazioni, ossia le visite specialistiche ambulatoriali e gli esami strumentali, e i Pronto Soccorso.
Le prestazioni del SSN, a cui si accede previo impegnativa del medico curante, devono essere garantite entro 72 ore se urgenti, lettera “U”, entro 10 giorni devono essere erogate le prestazioni con lettera “B”, ossia tempo “breve”, mentre le prestazioni con lettera “D”, ossia differibili, devono essere effettuate entro 30 giorni se si tratta di visite ambulatoriali, ed entro 60 giorni se si tratta di esami diagnostici strumentali. Infine, per visite ed esami con la lettera “P”, programmati, è stabilita un’attesa massima di 180 giorni.
Già su questi tempi e le relative liste di attesa si potrebbe avviare una discussione sulla loro congruità. Ma la carenza di personale, spesso, rende ancora più difficile per le ASL rispettare anche questi tempi. Infatti, non sono mancati e non mancano i casi di attese eccessivamente lunghe.
Un altro aspetto, a volte drammatico, della nostra sanità pubblica è la lunga l’attesa che sempre più frequentemente che si è costretti a fare nei Pronto Soccorso. A volte passano ore prima di essere visitati. In questi casi il disaggio per i pazienti e i loro accompagnatori è notevole, anche in considerazione che una lunga attesa potrebbe peggiorare ulteriormente le condizioni del malato.
Queste situazioni purtroppo comportano un altro rischio, quello di rendere sempre più insofferenti i pazienti e i loro familiari verso la classe medica e paramedica. Così le minacce e le aggressioni ai sanitari dei Pronto Soccorso sono diventate sempre più frequenti.
Ad essere vittime di queste carenze del SSN, come si può osservare, non sono solo i pazienti, ma anche gli operatori sanitari.-taglio2- I medici sono costretti da anni a un lavoro sempre più stressante, con turni massacranti che col trascorrere del tempo diventano sempre più logoranti, anche in considerazione del fatto che i medici che vanno in pensione e i medici che riescono a scappare dai Pronto Soccorso e dall’emergenza, non sempre sono sostituiti. Questa situazione espone i sanitari al rischio sempre più alto di commettere errori e di subire denunzie, e al rischio di essere aggrediti.
Esiste una soluzione a questo stato di cose? C’è qualcuno, a qualsiasi livello, che si sta interessando di questo grave problema? Lo speriamo vivamente, intanto la situazione giorno dopo giorno diventa sempre più complessa. Così si è dovuto fare ricorso per tamponare le emergenze a medici stranieri, mentre stanno sorgendo le cooperative di medici a gettone.
Ma è possibile che nonostante le sollecitazioni e le soluzioni suggerite da più parti, non si riesca da anni a superare queste criticità? Quali sono stati e sono i suggerimenti ai governati?