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La saggezza della follia

di Pasquale Matrone

Numero 259 - Aprile 2025

L’uomo è “un animale affettivo, sentimentale, non razionale”: non pensa col solo cervello, ma “con il corpo, l’anima, il sangue, il midollo delle ossa, il cuore, i polmoni, il ventre…”


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La filosofia concerne l’esistenza nella sua concretezza, quella in cui gli esseri umani sono quotidianamente immersi, come attori, presenze più o meno fattive.



È strumento, perciò, non solo di osservazione, ma anche di compenetrazione e d’interazione con il vissuto di tutti. Il suo compito è quello di correggere e potenziare il mondo reale, migliorandolo e facendolo crescere. Filosofare, infatti, riguarda non l’umano o l’umanità, ma l’uomo concreto, quello che si alimenta, si diverte, s’innamora; quello dotato di un corpo, che mangia, nasce, soffre e muore. Parlarne con la sola ragione significa non considerare l’individuo vero, quello destinato, sin dalla nascita, alla morte. La vita e la ragione non sono in sintonia. Tutto “ciò che è vitale è irrazionale e tutto ciò che è razionale è antivitale.” A dirlo è Miguel De Unamuno, nel libro Del sentimento tragico della vita. Per lui, l’uomo è “un animale affettivo, sentimentale, non razionale”: non pensa col solo cervello, ma “con il corpo, l’anima, il sangue, il midollo delle ossa, il cuore, i polmoni, il ventre…”. In quanto tale, l’uomo dovrebbe agire come Don Chisciotte: piuttosto che investigare se sono giganti o mulini quelli che gli stanno davanti, preferisce assalire, perché possiede la saggezza visionaria e creativa della follia. Per questo motivo, don Chisciotte, uomo, tragico e ridicolo,

“vale più di tutte le teorie e di tutte le filosofie.” Una teoria filosofica funziona e si rivela utile, se mai perde di vista le circostanze, e cioè, l’ambiente fisico, sociale e culturale in cui opera, proprio perché il singolo non può prescindere da luoghi comuni, pregiudizi, credenze e usanze del contesto in cui agisce. Se un individuo trova carente o difettosa la situazione in cui si trova può innanzitutto riflettere ulteriormente su di essa, per meglio comprenderne gli aspetti negativi o problematici; e solo dopo, se lo riterrà opportuno, potrà decidere di contestarla o tentare di modificarla in vista di un futuro più sereno. Occorre, quando è indispensabile farlo, imparare a guardare la vita con occhi nuovi, a indagarne le possibilità e le risorse, al fine di formulare progetti lontani da astrazioni ed utopie, adeguati agli strumenti di cui si dispone e con mente pronta a dover fronteggiare una serie di ostacoli lungo il cammino. Costruire il futuro è impresa non esente da conflitti e da sconfitte. Ma arrendersi vorrebbe dire lasciare spazio al caos e a derive autoritarie. Occorre, dunque, fare appello, alla propria creatività non disgiunta dalla ragione, da una propria visione del mondo e da un codice morale di riferimento.



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