Daniele Ronda conquista la scena con “Playlist”, accompagnato, nel videoclip, da Merdecesz Henger. Con la speranza di vincere presto il coronavirus e tornare presto a cantare Live
Daniele Ronda è un’artista che ama spaziare, mettersi in gioco e superare i suoi limiti. Ha già pubblicato diversi album di inediti e nel mentre vanta collaborazioni in tutta Italia e all’estero. Da poco è uscito il suo nuovo singolo “Playlist”, del cui video è protagonista la bellissima Mercedesz Henger. -taglio-Daniele è un artista pieno di idee, che ama la musica in ogni sua forma e che analizza continuamente se stesso e il mondo che lo circonda. Con lui abbiamo parlato di musica, di generazioni a confronto, della pandemia covid-19 e…
Daniele, ti sei affiancato alla musica molto giovane. Come mai?
“In realtà da un lato me lo chiedo spesso anche io. È stata una cosa molto naturale e molto istintiva. Per fortuna ho avuto da subito il supporto da parte della mia famiglia, nonostante nessuno dei miei parenti avesse un passato musicale. È stato qualcosa di innato, credo, infatti ho davvero iniziato molto giovane; mi sono iscritto al Conservatorio che avevo 9 anni, il che era l’età minima per farlo.”
Cosa ti ispira nella stesura di un testo?
“Qualsiasi cosa che mi colpisce, che vedo e dico: ‘devo raccontare questa cosa’. Credo che la cosa fondamentale sia raccontare qualcosa di vero. Sono ispirato da tutto ciò che io penso valga la pena raccontare e che mi permetta di poter essere sincero con le persone che mi ascoltano. Credo che, per fare questo, sia fondamentale essere appassionati della vita, dell'arte e di ciò che si fa.”
Hai cantato Live innumerevoli volte. C’è un tour o una tappa che ti ha emozionato in particolare?
“Noi, e dico noi perché mi riferisco a chi lavora con me ogni giorno, abbiamo sempre basato tutto sulla musica live. Quando abbiamo iniziato facevamo oltre 120 concerti in un anno. Delle date particolari sono sicuramente le prime, quando nei piccoli locali iniziavano a venire le prime persone. Quelle sono emozioni che non dimentichi. Così come la prima volta che suonammo nel palazzetto dello sport di Perugia, con oltre 3000 paganti. Ma, ti dirò la verità, la cosa che accomuna tutto è proprio la sensazione del palco. Quando sali su un palco è come se approdassi su un pianeta diverso e a quel punto non conta più davvero dove ti trovi. E’ doveroso dare il cuore sempre, per te e per chi ti sta ascoltando.”
Della musica hai vissuto molti passaggi generazionali, attraversando tu stesso diversi generi.-taglio2- Come pensi sia attualmente il panorama musicale?
“Io credo che la musica sia un linguaggio universale. Credo che etichettare qualcuno equivalga a limitarlo, per cui io ho sempre tenuto a cuore la mia libertà di poter spaziare da un genere all’altro. Per quanto riguarda il panorama di oggi non credo che il problema sia tanto il genere musicale quanto il fatto che si è un po' spaventati. Il mercato discografico ha subito molti cambiamenti, anche in tempi relativamente brevi, e questo spaventa. Inoltre, il mercato oggi porta a ricalcare delle cose. Se si vede che una cosa funziona, si tende a ripeterla. C'è molta paura di rischiare e di fare qualcosa che arrivi veramente da dentro, da un'emozione vera.”
Da venerdì 20 marzo è uscito il tuo singolo “Playlist”. Sembra quasi scritto apposta per la pandemia del coronavirus…
“Questo pezzo nasce circa un anno fa, per cui quando l’ho scritto non mi sarei mai immaginato di vivere la pandemia che ora ci sta colpendo. Ma, forse grazie al destino, questa canzone oggi acquisisce un significato ancora più particolare perché racconta della volontà e della necessità a volte di riprenderci dello spazio e del tempo per isolarci. Nella canzone racconto di isolarsi insieme ad un'altra persona a cui teniamo in modo particolare e di riappropriarci di alcune cose che fanno parte di noi. In quel caso raccontavo questa condizione come una scelta volontaria, paradossalmente oggi ci troviamo obbligati a fare questa scelta. Però credo che questa catastrofe possa aiutarci a creare delle nuove occasioni.”
Cosa ti auguri in questo momento?
“Innanzitutto, di poterci incontrare come una volta. Ma soprattutto di far sì che tutto questo male non passi inosservato, che non passi invano. Una cosa che dico spesso, anche a me stesso, è quella di sfruttare questa sofferenza come un’opportunità per crescere e per analizzarci. E di tornare a vivere la normalità con più consapevolezza.”