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La musica dei ricordi

di Teresa Pugliese

Numero 196 - Febbraio 2019

Alessandro Sipolo presenta il suo nuovo album, tra ricordi d’infanzia e nuovi viaggi


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È una vecchia foto del padre collegiale e acrobata, col vestito della domenica, in verticale sulle mani, che fornisce all’autore lo spunto per il suo primo singolo, che dà il nome all’album, e che pone lo sguardo sulla bellezza e la sua contraddizione. “Un altro equilibrio” è il terzo disco del cantautore bresciano Alessandro Sipolo, che firma dieci canzoni che giocano con tutte le possibili declinazioni del titolo, in perfetto equilibrio tra canzone d’autore e world music. Tracciano un percorso ricco di riferimenti letterari e filosofici: Camus e Calvino, London e Fanon incontrano storie piccole, esistenze periferiche, raccolte lungo le strade di quattro continenti, in cui il privato si mischia al politico e il locale al globale. Un altro equilibrio è un cammino tra le distese giacciate dell'Alaska, alle città invisibili scovate dentro le metropoli occidentali, dalle tragedie dimenticate dei tirailleurs senegalesi alla fatica di Sisifo, felicemente arreso alla propria libertà, questo percorso è una camminata sul filo, con vista sui panorami di un'umanità inquieta e vitale.

Il tuo album prende il nome di “Un altro equilibrio” così come il tuo primo singolo. Quanto pensi, oggi, a livello artistico e personale di aver trovato un tuo equilibrio?

“Non penso di avere trovato un vero e proprio equilibrio, sia a livello personale che professionale. Definisco questo nuovo disco molto diverso dai miei precedenti, perché è il frutto di una ricerca completamente differente dalle precedenti.”-taglio-

In questo nuovo disco sei cambiato, da “eretico” così come ti hanno definito, a “poetico”, come mai questa evoluzione?

“Per me ogni disco, anche se ne ho fatti solo tre e quindi lavoro da poco nel mondo della musica, è un opera a sé stante, sia per quanto riguarda i temi, sia per quanto riguarda i suoni. Questo disco è nato per esempio da un ispirazione visiva, da una foto a cui sono sempre stato molto legato, è un’immagine di mio padre in verticale sulle mani, e dalla quale ho preso spunto per fare un ragionamento sulla precarietà di certi equilibri privati e pubblici. Questo è un disco molto particolare, che prova a guardare anche a diversi paesi, è anche un bel racconto di viaggio."

Hai parlato appunto di questa foto di tuo padre, spunto per il tuo album. Che rapporto hai con lui?

“È un ottimo rapporto, quella foto che parla di lui è una foto che parla anche di me, sono legato ai miei ricordi di infanzia, dove lui per giocare e per farci divertire faceva anche questo: cioè camminava sulle mani in verticale in salotto. E poi quella foto rappresenta diverse anime di lui, e credo anche mie, e quindi una voglia di divertirsi e di infrangere le regole… è qualcosa che mi trasmesso lui.”

Parlando di equilibrio, giocando con il titolo del tuo album, hai trovato un bilanciamento tra la canzone d’autore e la world music...

“Questo è quello che mi piacerebbe e che spero di aver -taglio2-fatto. La mia musica è una sintesi fra queste due cose, ma anche un alternanza. In questo disco c’è sicuramente più spazio per pezzi anche più intimi, però c’è una grandissima curiosità, caratteristica che unisce i tre dischi e che mi ha permesso di spaziare tra mondi musicali differenti. La mia musica è molto influenzata da esperienze personali, anche di viaggio. Per esempio il mio primo disco era molto influenzato dalle sonorità provenienti dal sud America, questo perché venivo da un anno di vita in Perù. Invece questo è un disco che è influenzato da molti altri viaggi che ho fatto e anche da altre culture musicali che ho conosciuto in questi anni. E quindi sì, ci sono delle parti che possiamo definire di world music, sicuramente.”

I tuoi testi sono profondi, o meglio ti destreggi fra la politica, il locale, il globale. Credi che questa commistione di cose sia la formula giusta per parlare alla gente?

“Non so se sia la formula giusta, è quello che però a me viene spontaneo fare. Poi mi fa sempre sorridere quando qualcuno mi definisce un cantautore impegnato, perché secondo me tutte le persone che si esprimono in varie forme d’arte si impegnano in quel che fanno. Poi però ci sono dei temi che mi interessa trattare, che magari non vanno per la maggiore e che però a me serve cantare, esprimere, è un urgenza espressiva in tutti sensi e che in questo caso, come nel mio ultimo album, riguarda anche dei temi politici.”





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