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La musica come specchio

di Gian Marco Tessier

Numero 215 - Novembre 2020

Il nuovo singolo di Sgrò è un racconto intimo di sé stesso, un viaggio attraverso paure ed emozioni dell’artista


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Francesco Sgrò nasce a Lucca nel 1989 e si definisce un “perdente che ce la mette tutta”. Inizia da adolescente studiando chitarra e pianoforte, cose che lo aiutando ad esprimere la sua sensibilità e le sue paure che però non riesce a “tirare fuori”, non riesce a farle ascoltare ad altri. Così la sua musica diventa intima, il suo rifugio. -taglio-Dopo anni, è riuscito a tirar fuori ciò che aveva dentro e ciò che aveva scritto e lo abbiamo intervistato a distanza di pochi giorni dall’uscita del suo ultimo singolo “Le Piante”. Iniziamo parlando un po’ dello scenario in cui ti sei formato artisticamente... “Da adolescente ascoltavo compulsivamente De Andrè, De Gregori, tutto il cantautorato italiano. Con il tempo ho capito che mi piaceva fare musica, che volevo mettermi in gioco in questo campo ma ero troppo timido, troppo chiuso in me per poterlo fare. Non è da molto che ho migliorato questo aspetto di me ma ci sto lavorando e sto iniziando a far uscire fuori ciò che provo e sento attraverso la musica.” Chi sono i tuoi artisti e/o modelli di riferimento? “I grandi del passato lo sono stati, da loro ho appreso un vocabolario che è e sarà fondamentale nella mia vita. Questi artisti credo di averli “fatti miei” e quindi ora ascolto prevalentemente altro. Mi piacciono molti artisti contemporanei e voglio citare Margherita di Caro, Giovanni Truppi e Vinicio Capossela.” È uscito il tuo nuovo singolo “Le Piante”. Puoi raccontarci qualcosa di questo singolo? “Si, la canzone ha un percorso particolare. Io sono molto critico con me stesso e con ciò che faccio, soltanto ultimamente sono riuscito a capire il pezzo e quindi ho iniziato ad apprezzarlo. La canzone parla dello stato emotivo di una persona che vorrebbe aprirsi al mondo ma viene sempre tirato indietro dal suo passato.-taglio2-Lui vorrebbe rinominare il mondo con parole nuove ma il mondo non è pronto e lui è in questo limbo da cui non riesce ad uscire.” Chi ha lavorato con te a questo progetto? “Devo ringraziare il mio produttore artistico Andrea Ciacchini con il quale ho lavorato per tutto un disco che spero di pubblicare presto. Tra gli altri voglio citare Stefano Tamburrino, il batterista e Leonardo Rupoli chitarrista e arrangiatore insieme a me del singolo.”
Nei tuoi singoli ho notato un’atmosfera molto intima, grazie alla tua voce, unita ad un arrangiamento un po’ elettronico. È questo il tuo progetto artistico? “Si, hai centrato in pieno. Io penso di essere l’unico artista che fa un disco vergognandosi di cantare. Se penso a come ero quattro anni fa, ho scritto un disco e non volevo farlo ascoltare. Sono contento che tutto questo, questa mia timidezza, l’atmosfera intima esca fuori nel singolo perché io sono così e la musica deve essere lo specchio di sé stessi. Non vedo l’ora di fare un capitolo due, andare oltre e non voltarmi più indietro.” Quali sono i tuoi progetti nel futuro? “L’idea è di far uscire un altro singolo a gennaio perché, per il momento, non è il caso di pubblicare un album. Purtroppo, il Covid ha rallentato e fermato qualunque progetto e quindi dobbiamo aspettare affinché arrivi il momento giusto. Io sono molto motivato e aspetto il momento in cui tutto questo finirà.”





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