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La montagna sul mare

di Yvonne Carbonaro

Numero 238 - marzo 2023

La montagna sul mare


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Alto 1131 metri, fa parte dei monti Lattari ed è la cima più alta che si scorge da Napoli guardando verso la penisola sorrentina. ll complesso montuoso è formato da rocce di tipo calcareo come quelle di Capri che in epoca remotissima si è staccata appunto dalla penisola. Il nome Faito deriverebbe dalle grandi faggete che contano faggi di più di quattrocento anni con una circonferenza di oltre sei metri.-taglio- Molte altre essenze arboree proliferano lassù come l’ontano, il carpino, l’agrifoglio, più in basso castagni sia da utilizzare come pali da costruzione sia castagni da frutto, e ancora: leccio, roverella acero, tiglio, pioppo, frassino. Il suolo è caratterizzato da grande fertilità. La ricca flora annovera, oltre a ciclamino, elleboro, anemone, vitalba, anche piante rare come l’orchidea Epipogium, detta anche orchidea fantasma, e la Pteride di Creta, che è una varietà di felce. Più giù, vicino al mare, prospera rigogliosa la macchia mediterranea con tutte le sue piante e suoi fiori. Utilizzando il legno della grande quantità di alberi ad alto fusto di quei folti boschi, il re Ferdinando I di Borbone nel 1783 realizzò nel cantiere navale di Castellammare di Stabia le navi della sua flotta. Anche la fauna selvatica è varia: donnole, faine, volpi, tassi, ricci, talpe e rettili di varie specie, compresa la vipera. Il luogo è ricco di fenomeni carsici con circolazione di acque sotterranee che sgorgano poi in superficie. Poiché d’inverno la neve copriva più spesso di oggi la parte alta delle pendici, fino al secolo scorso, prima della diffusione dei frigoriferi, era d’uso stiparla in grandi fosse foderate di foglie: le “neviere”. In estate se ne cavavano blocchi di ghiaccio che venivano trasportati fino a Napoli per tenere in fresco il vino, i cibi, per farne sorbetti e gelati. Il commercio della neve era floridissimo trattandosi di un prodotto considerato indispensabile. A partire dal tracciato di una vecchia mulattiera uno dei fondatori della sezione napoletana del Club Alpino Italiano, il conte Girolamo Giusso, a progettò e realizzò a sue spese la strada carrozzabile che dal Quisisana di Castellammare portava fino in cima, con un tragitto ricco di tornanti e di straordinarie panoramiche sul golfo di Napoli. Egli aveva acquistato la tenuta del Faito a più riprese, a partire dal 1874. Grazie a ciò è possibile oggi raggiungere la cima in auto da Castellammare di Stabia o da Vico Equense; la strada, come si è detto, è piena di curve, ma è una bellissima esperienza di totale immersione nei boschi di alberi altissimi su un fitto tappeto di foglie.-taglio2- Un’altra bella emozione è data dagli 8 minuti di salita con la funivia realizzata nel 1952 che parte da Castellammare. Via via che si sale la vista del mare unito a quella del verde e dell’abitato sottostante è veramente sublime: si vede nettamente come la montagna si erga maestosa sulla distesa di mare azzurrissimo. Sono possibili naturalmente escursioni a piedi e a cavallo per i sentieri che si snodano tra il verde. Particolarissimo è “il cammino dell’Angelo”, un percorso creato per rinnovare il culto per l’Arcangelo Michele là, dove, secondo l’antica tradizione gli fu dedicato un piccolo oratorio dai santi Catello e Antonino a cui era apparso. Il luogo divenne meta di pellegrinaggio degli abitanti dei borghi della penisola sorrentina. Dopo l’Unità i tanti, fedeli ai Borbone, che si erano dati alla macchia per contrastare il nuovo Regno d’Italia, e che furono considerati briganti, utilizzarono l’oratorio come rifugio così che nel tempo cadde in rovina e venne abbandonato. Dal 1937 al 1950 fu costruito un nuovo Santuario verso il quale si dirige il suddetto “cammino dell’Angelo”. Accanto al Santuario la RAI nel 1955 impiantò i ripetitori TV. Vicino alla stazione della funicolare sorsero alberghi, ristoranti e ville. Nell’attualità il turismo affluisce numeroso e i ristoranti propongono ottime offerte gastronomiche a base di funghi, tartufi, gli speciali latticini dei Monti Lattari, tra cui il celebre “provolone del monaco”, vino spumante rosso di Gragnano e varie altre prelibatezze. Nel periodo invernale, invece, quando il freddo e la neve la fanno da padrone, poche persone restano a vivere lì stabilmente, giusto coloro che vi svolgono attività lavorativa, per es. presso la struttura della RAI. In genere nei periodi tra primavera, estate e autunno gli addetti alle strutture ricettive e turistiche sono pendolari che salgono dai paesi a valle. Assidue frequentatrici del luogo sono le capre. Nella bella stagione è facile incontrare un gregge di capre che con il loro pastore si sono inerpicate fin lassù, ed è un’immagine veramente bucolica.





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