Il modo di vivere la musica e le speranze per il futuro di Caterina Cropelli, che dal team di Fedez ad X-Factor sta ora intraprendendo una nuova e personale strada musicale
Caterina Cropelli, classe ’96, è una ragazza forte ed ambiziosa. Si presenta al grande pubblico nel 2016, a soli 20 anni, con la partecipazione ad X Factor, dove venne poi scelta da Fedez nel suo gruppo di under donne. A X Factor racconta la sua personale battaglia contro il cibo e “la voglia di non diventare briciole”. -taglio-Ma quello che davvero colpii il pubblico e le garantii il successo fu la sua voce e la sua musica. Da quel giorno Caterina ha iniziato ad aprire concerti di grandi artisti e nasce in lei la necessità di scrivere, di raccontare e raccontarsi. Solare e disponibile, parlare con lei è stato come fare un viaggio tra forze e debolezze di una giovane ragazza, guidata da una passione innata per la musica ed una positività che vince su tutto. Caterina, partiamo da X Factor. Come hai preso la decisione di partecipare al talent show? “Diciamo che era uno dei miei sogni nel cassetto di quando ero piccola. Lo guardavo quando era ancora sulla rai. In quegli anni ci fu anche un gruppo trentino che partecipò e li presi un po' come punto di riferimento, mi dissi ‘quando sarò grande farò come loro’. Dato che ci sono persone che provano molte volte, sono andata senza pretese perché mi sembrava impossibile. Poi l’impossibile è diventato realtà.” Sei stata scelta da Fedez, nella categoria “under donne”. Che percorso musicale hai fatto da quel momento? “Durante il programma io interpretavo le canzoni degli altri, e proprio grazie al programma ho capito che avevo bisogno di scrivere e cantare qualcosa di mio. E soprattutto ho capito che potevo anche scrivere e cantare in italiano. Il programma mi ha fatto capire questo, musicalmente ho iniziato ad approcciarmi alla musica italiana. Poi lì si va sempre un po' per tentoni, si scelgono pezzi che possono piacere al pubblico. Oggi mi vedo molto distante dalla Caterina che ha fatto X Factor perché lì interpretavo, oggi invece scrivo. Che sono due mondi molto diversi.” Hai sempre sentito il bisogno di fare musica? “Questo si, è proprio una cosa viscerale che ho avuto sin da piccola. Il bisogno di cantare per me era rincuorante. È sempre stato importante, soprattutto per la mia cresciuta emotiva e personale. Ancor di più negli anni adolescenziali, che sono sempre un po' difficili e particolari. Mi ha sempre fatto bene cantare,-taglio2- mi ha aiutato a superare tante cose, tra cui per esempio la mia timidezza.” Ora è in radio il tuo singolo “duemilacredici”. Parlaci di questa canzone. “Il titolo nasce da una frase che mi diceva sempre il mio migliore amico. Lui studia a Pisa e diceva ‘non vorrai mai a trovarmi, magari verrai nel duemilacredici’, e quindi da lì il titolo. Il pezzo però poi parla d’altro, parla di un riconnettersi umanamente. Ero in un periodo in cui avevo bisogno di riavvicinarmi alla vita reale, senza perdere tempo sui social, a vivere le vite delle altre persone. In qualche modo volevo portare questo messaggio in giro; è un peccato rimandare le cose, perdere tempo senza rendersene conto. Siamo sempre lì davanti a questo schermo piatto del telefono, ed è tutto tempo che potremmo usare a fare altro. Guarda caso questa quarantena ci sta un po' dicendo la stessa cosa; non bisogna mai sprecare il tempo che ci è dato.” Musicalmente parlando, qual è la prima cosa che farai appena torneremo alla normalità? “Io avevo un tour programmato, dall’uscita del disco in poi. E sarei stata fuori almeno venti date. Per cui io spero proprio di ricominciare da lì, ritornando live. A me piace molto il rapporto personale che si crea tra un cantante e le persone che lo ascoltano, quel feeling che è pazzesco. Poi sono una persona molto affettuosa, quindi non vedo l’ora di tornare ad abbracciare le persone.” Sogno nel cassetto? “Io non dico mai i miei sogni nel cassetto, perché sono convinta che non vadano detti. Io lavoro, faccio quello che devo fare e quello che mi piace fare e poi quando una cosa è successa, allora dico che era un mio sogno. Magari è anche perché questo naturalmente ti allieva la pressione che gli altri possono esercitare su di te. Se tu lo dici, hai un po' di pressione esterna. Così invece diventa una sfida personale, una crescita interna.”