La tattica del temporeggiamento nelle massime latine
Si avvicina a larghe falcate il clima natalizio, che quest’anno è segnato però da difficoltà particolari. Le famiglie, infatti, dovranno fronteggiare l’emergenza economica, ma, al tempo stesso vorranno, soprattutto se ci sono bambini in casa, vivere il senso e il valore della festa. Dal canto loro, gli operatori del turismo dovranno fare la loro parte nell’attrarre un numero di presenze adeguate, mentre la macchina produttiva ha già iniziato a sfornare prodotti e alimenti che dovranno essere smaltiti. -taglio- Eppure, alla fine di questo ciclo natalizio tutti giureremo che il prossimo anno non ci faremo divorare dalla moda del consumismo e dell’“usa e getta”, moda, questa, che si insinua anche nei nostri rapporti sociali. Dove ci porterà tutta questa assurda velocità? Ecco allora la necessità di riscoprire il valore della lentezza, che è stata fortemente elogiata dalla cultura dell’antico mondo romano. E’ utile pertanto andare alla ricerca degli aforismi che vertono su questo tema, spesso dimenticato. Cominciamo da una massima latina sul concetto astratto della lentezza e sui suoi effetti positivi. “Ogni indugio è odioso, ma rende saggi”: così scrive Publilio Siro (I sec. a. C). Infatti, l’indugio (in latino “mora”) consente al soggetto di attendere cautamente che lo stato delle cose si chiarisca prima di sbilanciarsi lungo un percorso scelto in fretta e con scarsa riflessione. Passiamo ora a un esempio concreto in relazione a un personaggio storico. “Un uomo solo, temporeggiando, ci salvò lo stato”: così annotò in un verso degli “Annali” il poeta Quinto Ennio (III-II sec. a. C.). Si riferiva al condottiero romano Quinto Fabio Massimo, chiamato appunto “Cunctator”, cioè “il Temporeggiatore”, poiché in due diverse occasioni -dopo le sconfitte del Trasimeno e di Canne- fu in grado di contenere l’esercito di Annibale, evitando lo scontro in campo aperto (in cui sarebbe risultato perdente) e attaccando il nemico cartaginese con incursioni contenute, ma mirate ed efficaci.-taglio2- Secondo Marco Terenzio Varrone (I sec. a. C.), questo condottiero inventò addirittura una specifica modalità di combattimento, dando vita alla nascita di un vero e proprio proverbio: “Il Romano vince seduto”. A indicare che il comandante romano è capace di vincere grazie non alla forza, ma alla tattica, oggi diremmo “studiata a tavolino, con il logoramento ai fianchi e con il minimo degli spostamenti”. E concludiamo con un modo di dire divenuto proverbiale: “Lente festina”, cioè “Affrettati con lentezza!”, esempio celebre di ossimoro, che risulta dall’accoppiamento di due termini contrastanti. Esso è tratto dalla “Vita di Augusto” di Gaio Svetonio Tranquillo (I-II sec. d. C.), il quale scrisse che il celebre imperatore romano rimproverava con questa espressione i suoi generali impetuosi. Tale massima ebbe successo nelle lingue di molti Paesi europei, tra cui Francia, Germania e Russia. Famosa è la variante spagnola (“Pedro, adelante con juicio”), a cui ricorre Manzoni nel XIII capitolo dei “Promessi Sposi” durante la scena della folla inferocita.