Tra le risorse che hanno consentito all’uomo primitivo di sopravvivere e dare vita a generazioni successive sempre più adatte a convivere non solo tra di loro ma anche in un ambiente non sempre favorevole dobbiamo annoverare la comunicazione. Senza la comunicazione l’uomo difficilmente sarebbe stato in grado di svilupparsi. -taglio-La comunicazione ha consentito due effetti positivi: ridurre i conflitti che con l’aumentare della popolazione diventavano sempre più frequenti e pericolosi per la sopravvivenza del genere umano, e consentire l’unione delle forze allo scopo di superare le tante difficoltà anche naturali che dovevano essere affrontate quotidianamente.
Questa risorsa, però, nonostante le notevoli possibilità tecnologiche per comunicare oggi, paradossalmente, è sempre meno utilizzata o, meglio, malamente utilizzata. Cosa che si può osservare in ambito familiare, nella scuola, sui luoghi di lavoro, nei rapporti interpersonali, tanto che a volte anche un semplice saluto pare una concessione. I danni di questa mancata comunicazione sono notevoli a qualsiasi livello, e in medicina risultano ancora più rilevanti. Va anche ricordato che nonostante si continui a parlare e scrivere sulla necessità di comunicare, anche per favorire e migliorare i rapporti umani, la formazione alla comunicazione in ambiente scolastico è stata sempre trascurata, tanto che non ci sono mai stati spazi e tempi per apprendere e mettere in pratica questa fondamentale risorsa per il genere umano.
Di questa mancata o ridotta comunicazione soffre ancora di più la medicina, una disciplina che non può realizzarsi completamente basandosi solo sulla tecnologia. Pensare di poter risolvere tutto con le risorse strumentali diagnostiche e le risorse terapeutiche messe a disposizione dalla scienza è stato e resta un grave errore. Infatti, la situazione attuale è anche conseguenza di scelte fatte in passato in ambito sanitario non sempre risultate appropriate. -taglio2-Oggi soffriamo di una carenza sia di medici sia di personale infermieristico, cosa che ha comportato anche il drastico ridimensionamento o l’assenza del colloquio con il paziente, in pratica sono venuti meno quei momenti di ascolto che permettono di fondare il rapporto medico paziente sul rispetto e la fiducia reciproca. Spesso sono proprio i colloqui meno frettolosi e convenzionali che riescono ad indirizzare verso la diagnosi corretta. Controllando i minuti assegnati al medico di una struttura pubblica per effettuare una visita specialistica ci rendiamo conto che il tempo per comunicare, ossia la possibilità di poter instaurare una relazione fiduciaria con il paziente, non c’è. Il numero di pazienti è eccessivo, quindi bisogna razionalizzare le risorse, per cui anche il tempo deve essere contingentato. E questa cosa capita anche all’interno degli ospedali, dove la mole di lavoro a volte non lascia nemmeno la possibilità di raccogliere con la dovuta calma e attenzione l’anamnesi.
Eppure si continua segnalare con enfasi che nel rapporto tra medico e paziente non deve mancare il colloquio per facilitare l’instaurarsi di un rapporto di stima reciproca, cosa che favorisce anche l’aderenza alla terapia con effetti favorevoli sulla cura stessa.
È possibile risolvere questa delicata situazione? La risposta è sì, solo se prima si prende contezza a qualsiasi livello di questa criticità. Il passo successivo è necessariamente quello di rivedere i tempi che nelle strutture pubbliche sono riservati ai pazienti e adeguarli convenientemente. Questo non dovrebbe comportare di conseguenza un aumento della spesa sanitaria per il necessario incremento del numero di medici, infermieri e altre figure sanitarie. Infatti, ad un’attenta analisi, le ricadute potrebbero essere molto positive non solo per l’aspetto etico e terapeutico, ma anche economico.