Il giovane attore lombardo ci parla delle ultime novità lavorative che lo vedono protagonista nei prossimi mesi
A soli 28 anni possiede già tutte le premesse per poter diventare uno dei volti più apprezzati del panorama recitativo del nostro bel paese: Luca Forlani, a breve sul piccolo schermo in una fiction con Claudio Amendola, da questo mese sarà parte integrante del progetto creativo milanese "Maestri d'arte per l'infanzia" dedicato al mondo dei bambini.
Luca, godi già di numerose esperienze sia nell'ambito cinematografico che teatrale, tra le due realtà qual é quella che senti più affine?
“Marlon Brando diceva: ‘il teatro lo fanno gli attori, il cinema i registi, la televisione… gli altri’. Io, invece, amo comunicare e mi piacciono tutti i mezzi di comunicazione (sono molto attivo anche sui social). -taglio- Credo che un attore oggi debba essere in grado di passare con disinvoltura da un mezzo all’altro. Su una cosa Brando aveva ragione: il teatro è la casa dell’attore, il luogo dove un ‘vero attore’ può sprigionare tutta la propria forza espressiva.”
Cosa rappresenta per te la recitazione?
“La recitazione richiede un’inarrestabile curiosità. È una ricerca continua. Quello che mi ha affascinato, fin da piccolo, del mestiere dell’attore è la possibilità di vivere tante vite in una. Non amo la monotonia, e fare un lavoro così eclettico è veramente una grande fortuna. È la mia passione più grande e sono orgoglioso di essere riuscito a trasformarla in lavoro.”
A breve sarai sul piccolo schermo nella serie "Nero a Metà" con Claudio Amendola: com'è stato lavorare con un grande del cinema nazionale?
“Ho imparato molto da Claudio Amendola. Ho girato molte scene con lui e mi ha dato parecchi consigli su come risultare più efficace davanti alla telecamera. Oltre ad Amendola ci saranno altri attori importanti come Fortunato Cerlino e Antonia Liskova. È una serie poliziesca che andrà in onda in autunno su Raiuno. Io sarò protagonista di un episodio, interpreterò un giovane di buona famiglia che nasconde un segreto, di più non posso dire… dovete seguirmi in autunno!”
Sei reduce da un'esperienza nel ruolo di protagonista al Festival di Spoleto ne "La collezione" di Pinter, che emozioni ti ha regalato avere un ruolo centrale in un contesto cosi prestigioso?
“È stata una soddisfazione enorme. ‘La collezione’ è un testo di Pinter molto particolare; tutti i personaggi sono caratterizzati da una notevole ambiguità e richiedevano una capacità di interpretazione particolarmente matura. Non capita tutti i giorni di recitare come attore protagonista a un festival così prestigioso. Quando sono arrivato, ho visto un muro pieno di foto che ritraevano alcuni mostri sacri dello spettacolo – Luca Ronconi, Gabiele Lavia, Nureyev, Vittorio Gassman solo per fare qualche nome – che hanno partecipato alle varie edizioni. Beh, confesso che hanno iniziato a tremarmi le gambe. Una volta rotto il ghiaccio con la ‘prima’, la tensione ha lasciato il posto a emozione e divertimento.”
Arte e nuove generazioni: quanto pensi che sia importante trasmettere la passione per il bello alle giovani -taglio2- menti?
“È fondamentale, a maggior ragione in un momento di decadimento culturale come questo. Sto lavorando in prima persona per dare ai bambini di oggi la stessa opportunità che è stata data a me di sperimentare l'esperienza della bellezza e di immergermi nell’arte. Sto collaborando con l'ex Étoile del Teatro Alla Scala Elisabetta Armiato al progetto ‘Maestri d’Arte per l’Infanzia’, promosso da PENSARE oltre Movimento Culturale di cui Elisabetta è Presidente. Partirà a ottobre al Teatro San Babila di Milano. Un percorso creativo che consentirà a tanti bambini di immergersi nell'arte per 100 ore suddivise in 50 incontri. Io condurrò l'evento di presentazione l'8 settembre, la conferenza del 6 ottobre e poi, durante l’anno, alcuni incontri per la materia ‘recitazione’.”
Quanto è importante stimolare la creatività per farla emergere?
“Le arti rappresentano una possibilità unica per sprigionare fantasia e creatività. I bambini che parteciperanno non verranno a teatro, come spesso accade, da spettatori bensì come protagonisti. In questo percorso non vogliamo formare ‘artisti’, ma permettere ai bambini di scoprire il proprio talento. Non dobbiamo dimenticare che i bambini di oggi sono gli uomini di domani, da loro (e dall’educazione che avranno ricevuto) dipenderà il futuro della nostra società.”
Quali sono le difficoltà che si riscontrano per i giovani attori del panorama italiano?
“Troppe. È un momento particolarmente difficile: troppe persone, poco lavoro, pochissima meritocrazia. Le produzioni spesso non hanno il coraggio di investire su nuovi volti ma preferiscono utilizzare quelli già conosciuti. I reality show o programmi simili hanno ammazzato la professionalità. È pensiero comune che basti una bella faccia per diventare un attore, ma non è così: è un lavoro fatto di studio continuo, passione, sudore, sacrifici, tenacia. Mi auguro che presto le cose possano cambiare.”
Hai qualche consiglio che ti sentiresti di dare ad un attore in erba che vuole intraprendere il tuo percorso?
“Di intraprendere questo percorso solo se realmente appassionato e motivato. Non sopporto quelli che si accostano al mestiere dell’attore più per diventare famosi che per una vera passione e necessità.”