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JAVIER BARDEM

Metamorfosi

di Laura Fiore

Numero 254 - Ottobre 2024

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L’ultimo ruolo l’ha messo realmente alla prova trattandosi di qualcosa di mai interpretato fino ad oggi, l’attore spagnolo ci racconta il suo ultimo progetto


È ritornato sul piccolo schermo con una serie che ha fatto letteralmente impazzire i fan di tutto il mondo: “Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menéndez” dove lo ritroviamo nei panni di un padre severo e con un passato oscuro capo di una famiglia che incarnò alla perfezione il sogno americano. -taglio- Ma non è tutto oro quello che luccica. Questa apparente vita perfetta e impeccabile venne distrutta quando nel 1989 i fratelli Lyle ed Erik Menéndez uccisero i genitori José e Mary Louise ‘Kitty’ nella loro villa a Beverly Hills con due fucili calibro 12: i molteplici colpi da sparo li resero quasi irriconoscibili. Nel 1996 vennero condannati all’ergastolo dopo un lungo processo. Mentre l’accusa affermò che stessero tentando di ereditare il patrimonio di famiglia, i Menéndez sostennero – e lo fanno tutt’ora – che le loro azioni derivassero dalla paura causata da una vita di abusi fisici, emotivi e sessuali subiti dai genitori. Fu uno dei casi più eclatanti e oggi c’è ancora chi si chiede perché Lyle ed Erik hanno ucciso i loro genitori. Certo, non c’è da meravigliarsi che l’attore spagnolo abbia aggiunto l’ennesimo successo alla sua incredibile carriera; basti pensare che è stato candidato quattro volte al Premio Oscar rispettivamente nella sezione miglior attore protagonista e nella sezione miglior attore non protagonista per “Non è un paese per vecchi”, vincendolo per quest'ultimo film. Inoltre, Bardem ha vinto un Golden Globe, un Premio BAFTA, sei Premi Goya, due Coppe Volpi per la migliore interpretazione maschile alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e il Prix d'interprétation masculine al Festival di Cannes. Insomma, quando i registi decidono di affidarsi a lui le probabilità di una prova memorabile sono molto alte. Noi di Albatros l’abbiamo intervistato sul set del suo prossimo film (di cui non possiamo purtroppo svelare nulla) e ci siamo fatti raccontare qualcosa in più dell’ultimo progetto che lo ha visto protagonista indiscusso insieme ad un cast altrettanto eccezionale. “Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menéndez” questo il titolo della serie Netflix che l’ha vista compiere l’ennesima metamorfosi della sua carriera, com’è stato lavorare a questo progetto? “Ha detto bene, metamorfosi, poiché era da tempo che non mi capitava di affrontare un ruolo simile. La serie parla delle conseguenze del trauma, quest’ultimo a meno che non venga affrontato e guarito in modo appropriato, avrà un effetto enorme, orribile e drammatico sulle generazioni a venire ed è proprio il caso di questa famiglia all’apparenza perfetta che si ritrova al centro della cronaca nera americana e non solo. Quando mi hanno proposto il ruolo di José, per quanto fosse un personaggio complesso, ho subito accettato con entusiasmo. Inoltre i miei colleghi di set sono stati incredibili, è stata un’esperienza che ricorderò, diversa da tutto quello che avevo fatto finora.” Nella serie viene raccontata una storia realmente accaduta, come ci si prepara ad affrontare un ruolo del genere? “È proprio questa la parte complicata, poiché interpretando José era la prima volta che mi imbattevo nei panni di un personaggio realmente esistito ‘famoso’ per un crimine, per gli abusi e per aver avuto una vita tormentata. Ho letto tanto a riguardo di questa famiglia e del mio personaggio per capire davvero cosa si nascondesse dietro questa persona e soprattutto per comprendere come, José, abbia potuto scatenare la rabbia dei suoi figli. Ho impiegato mesi a studiare e capire come fosse stato educato dai suoi genitori in un’epoca in cui un uomo doveva essere uomo fino alla fine dei suoi giorni, non potendo mostrare emozioni e vulnerabilità. Ed è qui che escono fuori mascolinità tossica, machismo e salute mentale: temi che fino a 30 anni fa erano impronunciabili. Oggi finalmente possiamo parlarne. Essendo padre anch’io non è stato semplice riuscire ad immaginare come una persona potesse agire in questo modo in maniera così ripetuta negli anni. Purtroppo quando si soffre fin da bambini è come se ti portassi sempre dietro quel dolore, ed anche se ci provi con tutte le tue forse a svoltare, a cambiare, se non fai il passo giusto il tuo ‘mostro’ è sempre dietro l’angolo. Credo che sia questo quello che è accaduto a José.” Durante le conferenze stampa è stato dichiarato che per questo progetto è stato utilizzato dal cast e dai creativi della serie l’approccio “Rashaman”, ci spieghi di cosa si tratta… “Volevamo davvero presentare molti punti di vista diversi, e poi lasciare che il pubblico decidesse quale seguire. Stiamo parlando di persone reali… molte di loro sono ancora vive. Volevamo assicurarci che la nostra narrazione fosse fondata sui fatti concreti. Inoltre bisogna sottolineare che c’è qualcosa di molto diverso in questo caso ora rispetto ad allora, nel modo in cui le persone affrontano gli abusi, non so se avrebbe cambiato l’esito del processo, ma penso che sarebbe stato trattato in modo più significativo e meno come uno sketch del ‘Saturday Night Live'. Anche per questo ho deciso di aderire a questo progetto, perché sapevo che l’argomento dell’abuso sarebbe stato trattato con molta schiettezza ma allo stesso tempo con la giusta rilevanza.” Proprio in questo momento è impegnato su un altro set, può darci qualche anticipazione sul suo prossimo progetto cinematografico? “Purtroppo non posso dare chissà quali anticipazioni… lo siento mucho – mi dispiace in spagnolo ndr. Però posso dire che sto lavorando con Rodrigo Sorogoyen, acclamato autore spagnolo di opere come ‘Il regno’, ‘Che Dio ci perdoni’ e la serie tv ‘Antidisturbios’; il titolo è ‘El Ser Querido’ non posso aggiungere altro!”

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