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Isola del Teschio

di Yvonne Carbonaro

Numero 219 - Aprile 2021

Alla scoperta del fascino magnetico di luoghi che sembrano usciti dai romanzi di Salgari


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In questo lunghissimo periodo di isolamento dovuto all’emergenza sanitaria causata dal Covid 19 che ha bloccato spostamenti e turismo, diventa difficile scrivere cronache di viaggi internazionali. Ci affidiamo pertanto ai nostri inviati sul territorio che ci ragguagliano su avventurose esplorazioni avvalorate da un corrispondente servizio fotografico che proponiamo ai nostri lettori affinché possano viaggiare almeno con la fantasia.-taglio- Nel sud est asiatico un pugno di isolette, che sono parco nazionale, emergono a poche centinaia di miglia dallo stretto di Malacca e offrono la possibilità di conoscere posti quasi inesplorati che colpiscono e meravigliano per le caratteristiche che li avvicinano a quelli scaturiti dalla penna di Salgari. Una surreale incredibile involontaria “full immersion” in scenari idonei alle gesta dei Pirati della Malesia. Al largo di una piccola isola disabitata c’è una antica imbarcazione romanticamente inclinata su un lato come appena abbandonata dalla ciurma che dopo un arrembaggio è scesa nella vicina terra che si solleva sul mare come una montagna perforata da grotte che le conferiscono l’aspetto di un grande teschio in cui è possibile penetrare. È una strana formazione calcarea in mezzo al mare che si presenta come una grande altura cava che nasconde misteriosi sentieri, occulte caverne che potrebbero essere perfetti covi di pirati, dove però non è stato trovato il nascondiglio di acun tesoro che non sia la particolare scarna inquietante bellezza del luogo. Infatti, dopo un primo stop su una lingua di terra che affiora solo durante la bassa marea, ci si trova vicino alla stupefacente “Skull Island” l'Isola del Teschio, (Koh Phee). Quest'isola (che non ha niente a che vedere con l’immaginaria isola perduta dei film di King Kong, ma esiste davvero) deve il suo nome alla particolare conformazione rocciosa. In pratica trattasi di un grande faraglione interamente vuoto dentro per un fenomeno carsico naturale, che sembra avere le sembianze di un teschio con le due orbite oculari e anche un'ampia cavità centrale che sembra essere la bocca, altre cavità più piccole disseminate lungo l'ossatura della grande caverna sopraelevata garantiscono un'adeguata ventilazione e all'interno sembra quasi di essere in un grande locale con giochi di luci,-taglio2- bellissime stalattiti e stalagmiti, pipistrelli, falene notturne coloratissime e altri animali della giungla e della caverna. Salire all'interno della cavità è abbastanza avventuroso: bisogna arrampicarsi uno alla volta lungo delle corde messe lì e appositamente annodate in modo da riuscire a scalare le pareti. L’accompagnatore locale spiega che i pirati si nascondevano in questa insolita roccia in mezzo al mare e, come abbiamo accennato, non risulta difficile crederci. Il nostro inviato così continua: “Dopo questa interessante esplorazione torniamo in barca e ci dirigiamo verso un'altra isola di cui non ci viene detto il nome, contiene all'interno una sorta di laguna e qui mettiamo in acqua il kayak che abbiamo trasportato appositamente sulla barca e pagaiamo per esplorare la parte lagunare interna e le falesie calcaree che nascondono spiagge e grotte. In una delle spiagge dove facciamo un bagno ristoratore incontriamo una famiglia di scimmie diverse da quelle a cui siamo abituati: questi macachi grigi sembravano quasi essere di un'altra razza, piccoli ed emaciati. Anche se apparentemente tutti in buona salute, si avvicinavano prudenti e rispettosi per ricevere qualcosa da mangiare, mentre abitualmente nei luoghi turistici si comportano in maniera dispettosa e aggressiva. Solitamente sono contrario a dar da mangiare agli animali selvatici, ma in questo caso sembrava evidente che la povera famiglia avesse bisogno di calorie e di alimenti dato che l'abituale avvicendarsi di turisti si è interrotto per molti mesi. Abbiamo quindi fatto uno strappo alla regola che impone di non nutrire gli animali selvatici poiché queste povere bestie sono comunque state negli anni abituate a ricevere cibo dagli stranieri e ce ne andiamo con un leggero senso di magone. Il resto della nostra esplorazione scorre tranquilla e visitiamo il grande canale di mangrovie che facendo il giro verso nord porta di nuovo al piccolo imbarcadero dove ci siamo imbarcati e che fa parte di una struttura per la conservazione delle specie del parco”.





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