logo-Attualità

Inverno ed economia Italiana

di Di Gilda Notari

Numero 214 - Ottobre 2020

Giovani e meno giovani nella morsa di una cinghia sempre più stretta


albatros-inverno-ed-economia-italiana

Secondo indagini statistiche svolte nella fase 2 e 3 della pandemia, che di fatto ha colpito, anche in modo rilevante un’economia mondiale che lì dove era florida è diventata traballante e dove già vi era un malessere diffuso, vedi l’Italia, ci avviamo ad un periodo molto più che preoccupante, i giovani guardando al futuro,-taglio- guardano anche a nuovi stili di fare impresa con modelli di riferimento più etici: Il 59% vorrebbe entrare nel mondo del lavoro partendo da una startup, mentre solo il 27% privilegia le grandi aziende e il 14% un’agenzia. Ormai lasciata alle spalle la fase 2, dove tante sono state le riflessioni su come ripartire e come affrontare il cambiamento, ecco che oggi, ottobre 2020, in piena fase 3, gli esperti e non solo iniziano a mettere in atto le strategie necessarie ad affrontare una crisi causata dal Coronavirus. Tra le strategie maggiormente necessarie su cui tutti i manager, e i professionisti di vari settori sono convinti si debba accelerare è di sicuro un serio percorso di digitalizzazione funzionale a rendere più efficienti i processi produttivi e gestionali. Un percorso che in Italia è traballante e che nei mesi del lockdown ha fatto emergere tutte le lacune e le criticità. Ma tale percorso riguarda solo i giovani? Certamente no. Non dimentichiamo che aumenta sempre di più il numero degli under 50 resi disoccupati già dalla precedente crisi economica, che li ha fatti retrocedere sempre di più nel mondo del lavoro in relazione alla crisi messa in atto dalla Pandemia e per i quali diventa veramente difficile ricollocarsi nel mondo del lavoro, anche a causa della scarsa formazione digilatizzata. Gherardo Liguori, co-founder e Ceo della società romana, afferma: “Ai giovani va assegnato un ruolo di primo piano nell’ambito dei progetti di “restart” dell'economia italiana, «puntando sulla loro sensibilità più marcata verso le istanze sociali e ambientali e su una mentalità imprenditoriale orientata a trasformare problemi in opportunità.” I giovani, dunque, come motore della digitalizzazione e come artefici dell’implementazione di nuovi modelli di business, per una nuova visione strategica delle aziende italiane e per un ricollocamento di quella fascia di lavoratori che non sono in età da pensione, ma che sono rimasti fuori dal mondo del lavoro. Preso atto del fallimento del “reddito di cittadinanza” imputabile ai “navigator”, ossia quelle figure professionali volute dal governo di allora, per aiutare i beneficiari del sussidio a trovare un impiego ( solo 100mila persone sono state di fatto collocate o ricollocate nel mondo del lavoro, rispetto ai 2.057.000. disoccupati – dati ISTAT settembre 2020), Giudizio fallimentare addirittura certificato da Anpal Servizi, una società che sta operando sotto il controllo dell'Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro, è arrivato il momento di iniziare ad agire sul serio evitando proclami, -taglio2-e risolvendo i problemi reali del Paese Italia. Ad aiutare un piano strategico adeguato per investire senza dispersione i fondi europei, ma sempre con l’intento di ridere nuovo start ad imprese già implementate sui territori, occorre approfondire i settori colpiti dalla pandemia e non solo in Italia. I settori più colpiti dalla pandemia sono, infatti, quasi identici nei quattro paesi considerati, sebbene ci sia una differenza in termini di impatto. “Accommodation and Food Services”, che raccoglie le attività alberghiere e i servizi di ristorazione, registra le performance peggiori in Spagna (-91,3 per cento), Francia (-52,5 per cento) e Italia (-51,4 per cento). Il dato non sorprende perché il lockdown ha influito fortemente su turismo – settore trainante nei tre paesi. Analogamente, il comparto “Transportation and warehousing”, che comprende società attive nel traporto di merci o passeggeri nonché le società che si occupano di stoccaggio di merci, segnano risultati estremamente negativi: -54,2 per cento in Italia, -27,7 per cento in Germania, -84,2 per cento in Spagna e -45,8 per cento in Francia. Limitando drasticamente la mobilità delle persone, il lockdown ha ridotto radicalmente i ricavi delle società che offrono servizi di mobilità. Un altro settore colpito duramente è “Wholesale Trade”, il commercio, che registra un crollo del 50 per cento in Italia e 27,4 per cento in Spagna; molto più attenuata, invece, la riduzione in Francia (-11,2 per cento) e Germania (-17,3 per cento). Alcuni settori, però, hanno risposto in maniera positiva (o meno negativa) al lockdown. Anche in questo caso c’è una significativa convergenza tra i paesi: il settore dell’informazione, composto dalle grandi società televisive e radiofoniche e dal comparto della stampa ha avuto buoni risultati in Germania (+21,3 per cento) e ha tenuto in Francia (-3,9 per cento). Il “retail trade” registra risultati positivi in Germania (+9,4 per cento) e Spagna (+3,2 per cento) mentre in Italia – nonostante una contrazione del 13,4 per cento – risulta essere il miglior settore. Attenzione e studio dei settori, dunque, ma non solo, attenzione ai territori, anzi è proprio da essi che bisogna ripartire con leggi appropriate per Agricoltura, industria e terziario, ognuno con le sue problematiche e tipicità. Ogni azienda ha la sua identità e come tale deve essere aiutata a conservare questa identità e a ritrovare il proprio equilibrio rinnovando il proprio sistema produttivo. Difficile? No, se le parti iniziano a dialogare e se vengono messi da parte i proclami utili forse alla politica, ma non all’economia.





Booking.com

Booking.com