Franz Campi ci racconta “Il sentimento prevalente”, suo ultimo album, riflessivo quanto contemporaneo
“Il sentimento prevalente” è l’ultimo lavoro discografico dell’artista bolognese Franz Campi. Cantautore, presentatore, conduttore televisivo e radiofonico, nel corso di questi anni è riuscito a regalare con la sua arte sempre un tocco di originalità e passione. È autore, tra le altre cose di “Banane e Lamponi” brano portato al successo di Gianni Morandi. -taglio-Ne il “Il sentimento prevalente” Franz alterna leggerezza, angoscia e dispiacere fino a fare una riflessione finale che chiude il percorso che ci porta a capire che non è la paura, l’ansia e altre emozioni negative che ci dominano in fondo ma è l’amore che ci salva, sempre. Quello per i propri cari, per la vita e per la libertà, che diviene così il sentimento prevalente. Noi abbiamo incontrato Franz che ci ha parlato dell’amore per la sua musica e per la sua Bologna. Il concetto dal quale tu parti e del quale parli nel tuo singolo “Questa vita” è quello del fermarsi e del tornare indietro e rivivere quello che ci ha fatto stare bene e così? “Il mio album è un po' tutto una scialuppa di salvataggio, per me, per gli altri. Veniamo da due anni terribili: il covid e ora anche la guerra, ma anche le preoccupazioni quotidiane, quelle banali. Sono tutte cose che come una sorta di collana sembrano quasi vogliano strangolarci. Allora a sera è come se facessimo il conto delle emozioni che durante il giorno ci hanno sopraffatto che sono state prevalenti. In realtà se ti volti a guardare indietro, al passato, e pensi alle cose belle che hai vissuto ma anche al presente, alle cose belle che dai per scontato, questo sentimento prevalente può essere pensare alle cose alle quali non facciamo caso.” Può essere allora questo sentimento prevalente l’amore? “Sicuramente la voce più importante è l’amore. Declinato in tanti modi. C’è chi ha messo da parte l’amore e la vita di coppia ma magari è appagato lo stesso perché fa una vita molto bella. L’amore può essere espresso anche verso anche uno sconosciuto. Sicuramente il sentimento più bello e più appagante è quello per i propri figli e per il proprio compagno o compagna. L’importante è donarsi all’altro.” Il tuo è anche un inno alla lentezza in Questa vita, ad esempio, canti “io voglio vivere senza più traffico perché c’è un attimo e tutto si brucia in un battito”. Un invito a prendere le cose con più calma?-taglio2- “La pandemia ha portato via il mio più caro amico, ho vissuto dei momenti davvero brutti, però come in tutte le cose c’è sempre il lato positivo. In questo periodo io mi sono appassionato anche alla questione della sostenibilità ambientale, ho ripreso ad andare in bicicletta riscoprendo la gioia di pedalare, di vedere le persone passeggiare, osservare le vetrine, parlare con qualcuno.” Ho letto nei tuoi testi non solo una riflessione interiore, ma anche una considerazione che hai fatto su argomenti molto importanti come la resistenza e il femminicidio. Come mai questa scelta? “Questi sono due temi che fanno parte sempre di questa serie di emozioni con le quali facciamo i conti. Io ho sentito parlare di dittatura sanitaria in questi due anni ma ho voluto ricordare quella che è stata la vera resistenza partigiana, quanto hanno pagato, con la vita, tanti uomini e donne. “Quello che non ho”, invece, è un brano che parla di femminicidio, qui ho provato a ragionare con la testa di un assassino, che non sa ricevere un altro no, ne ha ricevuti tanti nella vita e allora si vendica con lei. I numeri dei femminicidi sono altissimi, c’è mancanza di educazione soprattutto nei maschi.” Hai vissuto la storia della musica italiana in una Bologna che ha cantato con Dalla, Morandi, Curreri, Carboni. Che periodo è stato quello? “Io faccio dei giri per la città portando la gente in centro raccontando la storia della musica di Bologna. È come stare dentro uno scavo archeologico. Ci sono sovrapposizioni di tante vicende succedute nel corso dei secoli che l’ha portata ad essere la Città della musica nel 2006. Lucio ha assorbito tutta la tradizione musicale che si è susseguita nel corso di questi millenni, l’ha mescolata ed è riuscito a tirare fuori grandi cose, anche grandi artisti. Lucio era anche un bravissimo produttore, sono tanti i cantanti che devono tanto a lui: Carboni, Bersani, Angela Baraldi. Manca tanto a Bologna, a tutti.”