Il Teatro San Carlo torna all’opera in forma scenica finalmente in presenza con un teatro pieno, nel senso di Puccini
La prima inaugurazione della Stagione del Teatro San Carlo di Napoli è con La Bohème di Giacomo Puccini, opera in quattro quadri, libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, ispirato al romanzo di Henri Murger Scene della vita di Bohème. Novità assoluta, la regia Emma Dante. -taglio-“Il debutto di Emma Dante al Massimo partenopeo rappresenta per me un momento speciale - afferma il sovrintendente Stéphane Lissner - tengo molto a questa produzione perché segna una fase importante nella vita del nostro teatro che per la prima volta accoglie una regia di Emma Dante, e perché il suo esordio nella regia lirica avvenne proprio con me alla Scala di Milano il 7 dicembre 2009 con Carmen di Georges Bizet”. “Questa inaugurazione - prosegue il direttore generale Emmanuela Spedaliere -rappresenta per noi un momento storico importante, perché sancisce la ripartenza, dopo la pandemia; per la prima volta torna un’opera sul palcoscenico con scene e costumi che vede impegnati tutti i comparti del teatro e tutto ciò che ruota intorno alla realizzazione di un’opera. Attività che uniscono le persone e fanno crescere una comunità. Inoltre la presenza delle Istituzioni alla serata di apertura della Stagione ci conforta non poco, perché per tutti noi è un segnale di vicinanza e sostegno, in vista di un ritorno alla normalità con tutto il nostro affezionato pubblico”. La Bohème è diretta da Juraj Valcuha, al suo quinto titolo pucciniano al Lirico, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Teatro di San Carlo che regalano una brillante esecuzione del capolavoro pucciniano. Grande innovazione della visionaria regista, l’azione scenica si svolge sui tetti di Parigi, non più in una soffitta. Se di bohémien, di giovani artisti squattrinati si parla, allora gli interpreti sono trans, prostitute, preti e suore. Novelli clochard, escono infreddoliti dal condominio per cercare calore accanto ai camini di altre case. “Lì, sulle terrazze dai muri screpolati, che i bohémien consumano le giornate, cercano il caldo, dipingono, scrivono, filosofeggiano. E, attraverso le finestre della loro mansarda, porteranno fuori tavolini, sedie, materassi, forchette, fogli, colori, versi di poesie, per fare baldoria, per onorare la festa della vita, entro e oltre la dicotomia fra la miseria più nera e la forza di un amore che è anche solidarietà. In pratica, non ho tolto loro la casa, ma li ho solo messi in contatto con il mondo”, spiega la regista. Fluttua nell’aria una coppia di sposi, magnifica evocazione della La Promenade di Chagall, e tutti i personaggi della storia riletta in chiave moderna sono più realistici: ubriachi, innamorati, intenti a pregare o a battere il marciapiede: più vicini al cielo e terribilmente umani. -taglio2-Il loro mondo è “una specie di torre di Babele dove tutti parlano però la stessa lingua, agendo a contatto con la realtà circostante entro una grande fiaba sospesa nella quale s’innesta, viva, la componente teatrale”, per Emma Dante che si affida: per le immaginifiche a Carmine Maringola, per gli incantevoli costumi a Vanessa Sannino, per le luci a Cristian Zucaro e per la coreografia a Sandro Maria Campagna, tutti al loro esordio al Lirico. La fantasia della regista presenta Marcello, artista di strada, che può essere Henri de Toulouse-Lautrec, autore di murales con figure provocatorie. Sui muri della terrazza si apre una crepa a forma di stella cometa che evoca la più autorale street art, ovvero la Stella di Betlemme con il foro di una granata al centro, immaginata da Bansky – una cicatrice per evocare la pace. Calcano il palcoscenico duecento persone fra cantanti solisti, coro, voci bianche, attori e fantocci meccanici, i giocattoli viventi di Parpignol, dai bei costumi eccessivi e fantasiosi. Stephen Costello, è un appassionato Rodolfo, dalla voce potente e duttile; Selene Zanetti cesella il ruolo di Mimì perfetta nell’interpretazione e nel rendere le sfumature emotive del personaggio; molto bravi anche Benedetta Torre, Musetta e Andrzej Filonczyk, Marcello. Completano il cast Pietro Di Bianco (Schaunard), Alessandro Spina (Colline), Matteo Peirone (Benoit/Alcindoro), Daniele Lettieri (Parpignol), Mario Thomas (venditore ambulante), Sergio Valentino (sergente dei doganieri), Giacomo Mercaldo (doganiere); gli attori: Samuel Salamone, Yannick Lomboto, Davide Celona, Daniele Savarino, Roberto Galbo, Angelica Dipace. Ottima prova del Coro (dotato di mascherine sperimentali a branchie) e del Coro di Voci Bianche della Fondazione rispettivamente diretti da José Luis Basso e da Stefania Rinaldi. A chi lamenta una visione troppo moderna dell’opera pucciniana Emma Dante replica: - “sono fedele al libretto. I miei interventi sono marginali, non di rottura. La Bohème è un meccanismo perfetto, è indistruttibile”. Come darle torto…