Enrico Pieranunzi tona sulle scene musicali con il suo nuovo album “Time’s Passage”, una ricerca che continua, nel segno del vero jazz
“Time’s Passage” questo è il nome del nuovo disco di Enrico Pieranunzi Jazz Ensemble. L’artista romano, che si colloca ai vertici del pianismo internazionale, oggi si lancia in una nuova avventura fatta di emozioni e novità. Un disco evento il suo, nel quale la sua originalità e creatività miscelano a nuovi suoni, grazie alla partecipazione straordinaria del vibrafonista Andrea Dulbecco e alla voce di Simona Severini.-taglio- A completare la formazione, i due partner storici: il maestro francese delle arti percussive Dedè Ceccarelli e Luca Bulgarelli. Pieranunzi è una pietra miliare del jazz italiano ed internazionale, con all’attivo più di 70 CD e numerose collaborazioni. Ha portato la sua musica sui palcoscenici di tutto il mondo esibendosi nei più importanti festival internazionali, da Montreal a Copenaghen, da Berlino e Madrid a Tokyo, da Rio de Janeiro a Pechino. Oggi dall’altro della sua esperienza si affianca a giovani professionisti, desideroso di conoscere, di sperimentare, di raccontarci ancora qualcosa di questo suo meraviglioso tempo passato a suon di musica. Quanto è emblematico il titolo di questo album? “Il titolo è tratto da un pezzo che avevo scritto già un po' di tempo fa, inciso in versione vocale, ho inciso anche le parole poi. È una riflessione filosofica e ironica sul tempo, tempo che è effettivamente passato, ho compiuto, infatti settanta anni e questa di per sé è già una bella esperienza.” Come è nato questo nuovo progetto? “Nasce dal fatto che avevo voglia di suonare con questi musicisti, con i quali si era stabilito un cerro feeling positivo. Questo è successo in particolare con la cantante giovanissima e bravissima Simona Severini e Andrea Dulbecco. Per me un cd nasce da rapporti, ma anche da richieste, diciamo che più persone mi hanno chiesto questo lavoro ed io ho accettato di buon grado.” Com’è stato lavorare con loro? “Con Simona avevo fatto già altre cose quasi otto anni fa ormai. Me la fece conoscere un critico musicale e l’apprezzai subito. Il nostro primo lavoro fu su Lucio Dalla quando scomparve, facemmo a lui un omaggio jazz su “Futura”, da lì abbiamo capito che potevamo funzionare bene insieme. Ora mi sono trovato tra le mani queste canzoni ed è partita l’idea di poter collaborare di nuovo insieme. Stavolta per un progetto più grande che è questo cd. Nel disco c’è un altro ospite,-taglio2- un vibrafonista, il più bravo secondo me che è Andrea Dulbecco. Abbiamo messo insieme le nostre melodie ed abbiamo assemblato questo gruppo tirando fuori belle cose. Simona ha un timbro fantastico ha classe, ed Andrea è un grandissimo improvvisatore, ha molto gusto e fantasia.” Spesso la definiscono “estroso”. Si ritrova in questo aggettivo? “Mi fa piacere (ride) perché spesso mi viene detto invece che sono rigoroso. Estroso lo sono nelle mie idee. Se non tiro fuori qualcosa di nuovo mi intristisco allora reagisco inventando cose, progetti, che sono diversi dal jazz, ad esempio spesso ho mescolato musica classica e jazz. Ho anche scritto dei libri e degli articoli.” È tornato a suonare live dopo la quarantena? “Mi ritengo fortunati perché dal 5 luglio in poi ho suonato molte volte, soprattutto in agosto e settembre. Abbiamo fatto un bell’omaggio a Fellini. E poi tante altre cose molto belle, qualche giorno fa ero a Piacenza. Dopo il blocco l’apertura è stata molto positiva.” Sono pochi i giovani che si approcciano al jazz. Crede sia un problema educativo o che i ragazzi guardino questo stile come qualcosa di passato o poco interessante? “Io non parlerei di educazione. Il rap è legato molto al mondo della tecnologia che ha un forte impatto sulla società di oggi, soprattutto sui giovani. Il jazz è stato bandito dalla tv e dalla radio da anni, contrariamente alla “nuova” musica. Neanche la scuola può sopperire a questa mancanza. Parlarne è già un primo punto di partenza. Non è una questione di passato ma di mercato, un mercato globale che detta le regole e il jazz e la musica classica non ci entra più di tanto. Si dovrebbe dare più spazio a questo tipo di arte.”