Al Teatro Diana la storia di Mozart come l’ha inventata la letteratura
“Se Salieri non ha ucciso Mozart, di sicuro Puškin ha ucciso Salieri” si disse dopo che nel 1830 lo scrittore russo Puškin scrisse “Mozart e Salieri” (inizialmente intitolato “Invidia”), seguendo la leggenda secondo cui Mozart sarebbe stato avvelenato per gelosia dal compositore italiano Antonio Salieri. -taglio- Nella realtà Salieri è stato un musicista di successo che alla corte di Vienna rivestiva un ruolo di grande rilievo come Maestro di Cappella. Era dunque una diceria priva di fondamento, ma ebbe grande eco e la vicenda noir ha goduto di molta fortuna presso gli scrittori. Nel 1898 il compositore russo Rimskij-Korsakov, a sua volta basandosi sulla tragedia di Puškin, creò l’opera “Mozart e Salieri”. Sempre su quella falsariga nel 1978 il drammaturgo inglese Peter Shaffer realizzò la pièce teatrale “Amadeus” da cui trae spunto nel 1984 il celebre omonimo film di Milos Forman, che guadagnò otto Oscar e diffuse universalmente la versione fantasiosa secondo cui Salieri ottenebrato dalla gelosia fa commissionare a Mozart un Requiem da un uomo vestito di grigio (Salieri mascherato), per poi uccidere l'autore e attribuirsi la paternità del brano. In Italia “Amadeus” fu messo in scena nel 2001 con la regia di Roman Polanski. Lo ritroviamo al Diana di Napoli in un bellissimo allestimento di Andrei Konchalovsky con la interpretazione del noto attore Geppy Gleijeses nel ruolo di Salieri. Nelle vesti di Mozart troviamo il figlio Lorenzo Gleijeses che ha un curriculum personale di tutto rispetto e che disegna con grande bravura un giovane Mozart geniale e sboccato, volubile e incosciente, lascivo e volgare, insicuro e tormentato nei rapporti familiari, soprattutto con il padre Leopold che cita ripetutamente, ma anche con la moglie Costanza interpretata da Roberta Lucca. Nonostante le stranezze a -taglio2- cui si abbandona e che lo rendono sgradito alla società aristocratica, la sua musica è perfetta ed egli ne è consapevole ma sempre più disperato per le amarezze e la scarsa stima che la corte di Vienna gli riserva fino a portarlo alla miseria. Geppy Gleijeses è un Salieri roso d’invidia e travagliato dal senso di inadeguatezza nel confronto con la genialità di quel ragazzo capace di scrivere partiture perfette senza fatica né ripensamenti. Come un eroe drammatico di classica memoria reso possente dalla forza dell’odio, giganteggia sul palcoscenico tanto nei monologhi quanto nei dialoghi con quel suo avversario inconsapevole, capriccioso e infantile, tanto negli incontri con gli ambiziosi e bugiardi funzionari di corte, con i quali trama contro il giovane compositore. Molto bravi tutti i numerosi componenti del cast. Di grande effetto i preziosi costumi di Luigi Perego che, con parrucche e tricorni riportano ad una suggestiva atmosfera settecentesca. La scenografia, per ottenere la varietà degli ambienti, gioca soprattutto sui cambi di mobili e oggetti d’epoca. In quanto alla musica, Matteo D’Amico ha fatto opportunamente ricorso alla sublime bellezza dei pezzi mozartiani. Lo spettacolo comporta per tutto il suo svolgimento una tensione emotiva che tiene vivo l’interesse degli spettatori, fino a sciogliersi a conclusione nel fragore degli applausi. In sintesi, un lavoro pregevole e sontuoso e un raro esempio di vero Teatro.