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Il re del Jazz

di Antonino Ianniello

Numero 225 - Novembre 2021

Intervista esclusiva a Dave Mullen, uno dei più grandi jazzisti della scena newyorkese, in uscita col suo nuovo album “Solace”


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Questo mese andiamo oltreoceano, raggiungendo un grande musicista “navigato”, di origini bostoniane, che vive a New York da trent’anni. Il suo nuovissimo album ‘Solace’ (The Dave Mullen Ensemble), prodotto dalla ‘Mullsoul Records’, è ora disponibile. Il disco presenta un insieme di musicisti di livello stellare. -taglio-Tra questi: Jon Cowherd (pianoforte), Hans Glawischnig (basso), EJ Strickland (batteria) e l’ospite Jim Seeley (tromba). La track list è composta da sette tracce (sei originali più l’intramontabile ‘Satin Doll’ (di Duke Ellington), con dediche all'ispirazione dello stesso autore, John Coltrane e Thelonious Monk (Mane Tronk), Rahsaan Roland Kirk (Like Rahsaan), McCoy Tyner (The Grind), Michael Brecker (For Michael) e persino un’esplorazione in stile celtico intitolata ‘Kinda Green’. Infine, il tutto è stato mixato da Jeff 'The Jedi Master' Jones. A proposito di ‘Solace’, devo ammettere che il classico ‘sapore americano’ appare decisamente notevole. Questo offre un marchio d’origine controllata al lavoro del musicista newyorkese ed al gruppo che lo supporta. Personalmente consiglio vivamente di acquistarne copia e di tenerla gelosamente… per quando si vorrà ascoltare della buona musica che arriva, come un veloce ponte, tra New York e l’Italia. Bellissima e gradevolissima la sequenza dei brani Dave Mullen, sassofonista, compositore e produttore, è stato di continuo il punto fermo della scena jazz di New York, con collaborazioni con i più grandi della scena internazionale. A 14 anni, è stato a Parigi ed in Canada e gli è stata riconosciuta l’abilità musicale, ottenendo anche una borsa di studio per il prestigioso ‘Berklee College of Music’ di Boston. Nel frattempo, mentre appunto era da iscritto alla Berklee, comincia a studiare con Joe Viola (il ‘guru’ dei fiati) insieme a George Garzone, Bill Pierce e Andy McGhee. Poco dopo la laurea, si trasferì a New York, che si rivelò una fruttuosa opportunità. Iniziò ad esibirsi sia a livello locale che all’estero: apparizioni televisive su MTV, CBS e FOX e lavorò per la stazione televisiva ‘Public Broadcasting Service’ (PBS). Mullen pubblicò l’album, acclamato dalla critica, ‘Mahoney's Way’, per la RMG Records (Robert Music Group) e che annoverava i musicisti: Nile Rodgers, Mark Egan, Marc Ribot, Victor Jones, Abe Fogle e True Fellowship Gospel Choir di Brooklyn. Dave, hai realizzato davvero un bel disco: “Solace”. Come è nato questo lavoro? “Volevo fare un disco jazz senza tempo con alcuni dei migliori musicisti jazz qui a New York. -taglio2-L’album è composto da sette canzoni che sono dediche a musicisti che sono stati molto influenti nella mia vita. Includono John Coltrane, Michael Brecker, Duke Ellington, Thelonious Monk, McCoy Tyner e Rahsaan Roland Kirk. -taglio2-Ho lavorato personalmente con molti artisti famosi, ma volevo scrivere un album per lo più originale che catturasse queste ispirazioni. Tuttavia, il giorno dopo che abbiamo finito la registrazione, mio fratello è morto ed io mi sono allontanato dal progetto perché le due cose, per me, erano diventate tutt’uno. Il lavoro poi si è trasformato anche un omaggio alla sua memoria. Il titolo Solace (pace) è venuto da lì.” Con quali criteri hai scelto i tuoi musicisti per “Solace”? “Ho scelto musicisti con cui suono e che conosco da tempo. Il pianista Jon Cowherd che ho incontrato su una nave da crociera più di 30 anni fa. Anche il bassista Hans Glawischnig lo conosco da 25 anni. L’unica eccezione è il batterista EJ Strickland con cui non avevo mai suonato prima, ma Jon e Hans lo stimavano ad apprezzavano il suo lavoro. L'ho scelto per il suo legame con loro. Sono molto contento dell'interconnessione di tutta la band e della loro brillante musicalità. Anche il trombettista Jim Seeley suona due brani ed è altrettanto magistrale.” Com'è il jazz in America e cosa pensi del jazz europeo e italiano? “Il jazz in America continua a prosperare nell’underground con le nostre incredibili leggende e un folto gruppo di giovani musicisti che sta venendo fuori, ma che fa fatica ad imporsi su larga scala. La maggior parte dei musicisti jazz vive una vita modesta ed a volte nemmeno quella. Questo è uno dei motivi principali per cui molti noti musicisti jazz hanno lasciato gli Stati Uniti per vivere in Europa nel corso degli anni. Ho sempre creduto che l’Europa avesse un grande trasporto per questa forma d’arte, questo attesta che le culture europee sono molto più antiche e comprendono la funzione delle arti e in particolare della musica. Quando ho suonato in Europa l'ho percepito. Il jazz italiano è molto stimolante con molti grandi musicisti e compositori. Ovviamente l’Italia ha una lunga storia nel generare musicisti e artisti incredibili e il jazz non fa eccezione.”





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