Il regista e attore Arturo Cirillo con il suo spettacolo inaugura la nuova stagione del Teatro Mercadante di Napoli
Lo spettacolo inaugurale della Stagione 2024/2025 del Mercadante - Teatro Nazionale di Napoli è stato il “Don Giovanni da Molière, Da Ponte, Mozart”, con l’adattamento, la regia e l’interpretazione nel ruolo del protagonista di Arturo Cirillo. -taglio- L’artista, che da quest’anno è anche direttore nel triennio 2024/2026 della Scuola per attori e registi del Mercadante, ha immaginato un lavoro complesso, con le musiche e gli arrangiamenti di Mario Autore. Firma le scene Dario Gessati, i costumi Gianluca Falaschi, le luci Paolo Manti. Una produzione Marche Teatro, Teatro di Napoli - Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Emilia-Romagna Teatro / ERT Teatro Nazionale. “La mia passione per il personaggio di Don Giovanni – racconta Cirillo – e per il suo inseparabile alter ego Sganarello (come Hamm e Clov di “Finale di Partita”, o come Don Chisciotte e Sancho Panza) nasce all’inizio soprattutto dalla frequentazione dell’opera di Mozart/Da Ponte. Sicuramente i miei genitori mi portarono a vederla al San Carlo di Napoli, come sicuramente vidi il film che ne trasse Joseph Losey nel 1979. Ma l’incontro veramente decisivo con questo personaggio, e con l’opera mozartiana, avvenne intorno ai miei vent’anni, epoca in cui frequentavo l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma. Usando forme e codici diversi, conservando di Molière la sua capacità di lavorare su un comico paradossale e ossessivo, che a volte sfiora il teatro dell’assurdo, e di Da Ponte la poesia e la leggerezza, a volte anche una drammatica leggerezza. Poi c’è la musica di Mozart che di questa vicenda riesce a raccontare sia la grazia che la tragedia ineluttabile. Perché in fondo questa è anche la storia di chi non vuole, o non può, fare a meno di giocare, recitare, sedurre; senza fine, ogni volta da capo, fino a morirne”. Con lui, in scena, Irene Ciani, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini. Suggestiva la scenografia che richiama le cinquecentesche ville palladiane del film capolavoro di Joseph Losey. La lezione di Goldoni fu messa a frutto con originalità e poesia da Lorenzo Da Ponte. Le tre opere che realizza con Mozart rientrano nel genere comico ma “Il dissoluto punito, o sia il Don Giovanni” (1787), “dramma giocoso”, richiede una catalogazione più complessa.-taglio2- L’opera che inizia con un omicidio in scena, mostra subito il carattere del protagonista, dissoluto, libertino e seduttore, bugiardo, blasfemo, impenitente ma anche brillante oratore e provetto spadaccino, che sfida le regole e simula i molti ruoli che l’avventura gli offre, fino alla sua morte e discesa agli Inferi. Le fonti risalgono a Tirso de Molina, “Dom Juan ou le festin de pierre” di Molière, Goldoni, Bertati. Da questi intrecci e ricchezza tematica, culturale e psicologica viene fuori il personaggio poliedrico di Don Giovanni. Spinto da un’energia vitalistica che lo divora in modo inarrestabile, corre verso la morte. Leporello di Da Ponte, qui Sganarello di Molière, straordinaria figura di servo che ne fa un antenato del Figaro di Beaumarchais, è il doppio e insieme il contrario di Don Giovanni. Originale e ben intrecciata alla prosa la nuova scrittura musicale di Mario Autore, con la famosa aria del catalogo di Sganarello, con il controcanto di Donna Elvira e le altre arie cantate a cappella dai bravi attori. I tre libretti di Da Ponte per le opere di Mozart sono autentici capolavori della lingua italiana. Eroe-antieroe barocco per eccellenza, Don Giovanni incarna il conflitto tra vita e morte, umano e sovrumano, colpa e punizione, fato e libero arbitrio, fede e miscredenza, mobilità e immobilità. Fantastica la lingua con cambi di discorso, esclamazioni ironiche, scontri verbali, un lessico colloquiale diretto con contesti semantici differenti. Uno spettacolo che rivela tutta la magia dell’incontro di Cirillo con Molière al quale ha dedicato quattro eccellenti spettacoli. Mito moderno e moderna commedia di costume, grazie a Molière “nostro contemporaneo”, che ci fa riflettere sulla sperimentazione della libertà come angoscia esistenziale, sulla fede e sulla metafisica, sulla colpa e sul perdono. “No, no, ch’io non mi pento/vanne lontan da me”, risponde Don Giovanni, scacciando il negativo della tristezza, alla statua del Commendatore che lo esorta a cambiare vita. Un cast bravissimo e affiatato, grandi l’interpretazione e la regia di Cirillo che ha riletto un mito in chiave attuale ed originalissima.