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Il mese delle donne

di Livia Damiani

Numero 238 - marzo 2023

La “Giornata internazionale dei diritti della donna”, è considerato il mese delle donne, un mese in cui si ricordano sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo


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È indubbio che marzo, e precisamente l’8 marzo, celebra la “Giornata internazionale dei diritti della donna”, è considerato il mese delle donne, un mese in cui si ricordano sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo.-taglio- Infatti, all’8 marzo non possiamo non associare la “Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne”. Riflettere sulla condizione femminile sul proprio territorio e nel mondo è un fattore importante se, come indica l’ONU, si desidera raggiungere una effettiva parità di genere entro il 2030. Ciò porta alla considerazione che va bene che a Marzo e a Novembre si dia maggiore forza alle problematiche di parità di genere, ma che la “lotta” sulla “uguaglianza” e senza alcuna discriminazione tra uomo e donna, ma il concetto potrebbe essere più esteso, deve continuare in tutti i giorni dell’anno, passo dopo passo, senza mai dimenticare l’obiettivo della reale parità di genere. E se la memoria storica ci insegna che nel corso dei secoli la condizione della donna è stata caratterizzata più volte da una situazione di evidente inferiorità sul piano sociale, giuridico e politico, ciò che ci deve scandalizzare è che tale situazione non riguardi il passato, anche se grandi passi avanti sono stati fatti, soprattutto nelle nazioni occidentali, anche se ancora passi importanti vanno perpetuati in esse, visti gli stereotipi che ancora sopravvivono, ma che in tante altre parti del mondo esiste una situazione femminile molto problematica, dove non si sono ancora raggiunte situazioni civilmente adeguate. La donna, infatti, in tante nazioni è ancora vista come un essere inferiore, vedi la negazione del diritto allo studio, posta al di sotto dell’uomo, reclusa in una cultura che condiziona le stesse donne. Non possiamo, poi, dimenticare che ancora le donne sono vittime di oggettivazione sessuale da parte di alcuni uomini, vittime di violenza fisica, che non solo non è ancora scomparsa in Occidente, ma che si sta sfortunatamente allargando, anche se quella fisica non è l’unica violenza sulle donne, non dimentichiamo lo stalking, la violenza psicologica, l’isolamento sociale e il più recente Revenge Porn. Tali sottili violenze fanno si che siano ancora molte le donne che manifestano un insufficiente orgoglio e scarso senso di sé, tanto da impedirsi di ritrovare e migliorare la qualità della propria vita. -taglio2- Molte donne, purtroppo ancora oggi, continuano a condurre un’esistenza che disprezzano, scandita da regole che non condividono, perché pensano di non avere altra scelta, di non meritarsi nulla di più che questi compromessi. Non si sentono degne di realizzare i loro progetti. E se pensiamo che il fatto che alle donne fosse concesso di esprimere solo sentimenti teneri e delicati, soffocando la propria personalità, il desiderio di conquistare alti gradini sociali, realizzandosi professionalmente, sia un sentimento che apparteneva alle nostre madri, ebbene la realtà ci mostra un quadro, dove ancora tante donne si comportano in tal senso, pensando che una strada non diretta, ma nascosta possa dare loro ciò che desiderano. Ed il vero problema è capire cosa desiderano davvero le donne! Continuare, per alcune, anche se non poche, ad avere un ruolo secondario, restando nella propria “confort zone”, o mettersi in gioco, sempre e comunque? Jung era convinto che il risorgere del femminile avrebbe salvato la società, perché la donna avrebbe operato secondo un modello integrato di elementi aggressivi individuali che cooperano con pacifici potenziali creativi. Integrando le diverse qualità tra uomo e donna, pensava fosse possibile superare le differenze e far sì che le diversità non fosse motivo di scontro e di incomprensione. Allora cosa aspettiamo, celebriamo la differenza e riuniamola, e facciamola diventare una versa forza. Come fare? Evitiamo, noi donne, di accettare legami che ci limitano, che non ci permettono di espandere le nostre potenzialità, avviamoci verso una nuova modalità relazionale, dove gettando via le maschere e gli schemi preconfezionati, diamo valore alla nostra personalità partendo da noi stesse, sentendosi parte dell’universo e della società cui apparteniamo, contribuendo così alla trasformazione che caratterizza ognuna di noi e l’ambiente circostante. Parole, le mie, che non vogliono assolutamente essere una ricetta, ma solo un punto di partenza per una riflessione collettiva.





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