La scrittura di Scego si muove tra femminismo e prospettive postcoloniali
Brillante e premiata scrittrice, Igiaba Scego nelle sue opere pone al primo piano il dialogo tra culture. Classe ’74, nata a Roma, è figlia di Ali Omar Scego, politico di spicco nella Somalia post-coloniale. I genitori sono esuli sfuggiti alla dittatura di Siad Barre.
“Come tutte le famiglie somale della diaspora – spiega - siamo dispersi in cinque continenti. Spezzati dalla guerra che ci ha colpito, dagli infortuni, da un’antica dittatura, dalla morte e dall'amore. E ogni separazione ci distrugge. Ci disperde. Ci annienta”. Laureata in Letterature straniere, dottorato in Pedagogia, Scego collabora con le riviste Internazionale, Latinoamerica, Carta, El Ghibli, Migra, Nigrizia, i quotidiani Corriere della Sera – “La Lettura”, la Repubblica, il manifesto, L’Unità. Tra i suoi libri, tradotti in molte lingue, vanno annoverati: “La nomade che amava Alfred Hitchcock” (2003); “Pecore nere”, scritto insieme a Gabriella Kuruvilla, Laila Wadia e Ingy Mubiayi (2005); la raccolta curata con Ingy Mubiayi, “Quando nasci è una roulette. Giovani figli di migranti si raccontano”, la storia di sette ragazzi e ragazze di origine africana, nati a Roma da genitori stranieri o arrivati in Italia da bambini (2007); “Oltre Babilonia” (2008); “La mia casa è dove sono” (2010), “Premio Mondello”; “Roma negata. Percorsi postcoloniali nella città” (con il fotografo Rino Bianchi, 2014); “Adua” (2015); “Caetano Veloso. Camminando controvento” (2016); “Anche Superman era un rifugiato” (2018); “La linea del colore” (2020), con il quale vince il “Premio Napoli”, sezione Narrativa; “Figli dello stesso cielo” (2021) e l’antologia “Africana.
Raccontare il continente al di là degli stereotipi”, curato con Chiara Piaggio (Feltrinelli 2021). Nel 2023 è tra i semifinalisti del “Premio Strega con “Cassandra a Mogadiscio”. La scrittura di Scego si muove tra femminismo e prospettive postcoloniali. Per l’autrice occorre abbattere gli stereotipi, “fare una contro-narrazione su tutto, anche sulle illustrazioni, e dobbiamo farla insieme. Raccontare è l’unica arma che abbiamo”, spiega. I suoi messaggi passano attraverso il corpo: la sua pulizia, i riti, la violenza, la mutilazione. Le sue storie trattano temi quali la violenza sul corpo femminile, l’incontro tra donne diverse per cultura e nascita, la sorellanza impossibile, i rapporti madre-figlia, il razzismo e il patriarcato. “Nessuno è puro a questo mondo – afferma la scrittrice - non siamo mai solo neri o solo bianchi. Siamo il frutto di un incontro o di uno scontro. Siamo crocevia, punti di passaggio, ponti. Siamo mobili”. Italiana, somala, cittadina del mondo, ha scritto di “Amori bicolori” e di “Figli dello stesso cielo”. Un mondo migliore è possibile per la giovane scrittrice la cui opera evidenzia come il meticciato culturale possa diventare fonte di ricchezza e di uguaglianza tra esseri umani.