E’ dalle emozioni interiori che nasce la poesia, dalla capacità di associare le emozioni reali con le emozioni interiori, il vero con l’infinito. «Le idee si mescolavano, una si sommergeva nell’altra, ma quando riappariva risultava essere proprio quella che era stata abbandonata». (da “Senilità” di Italo Svevo)
E’ la tristezza della vita che ci sfugge, del tempo che trascorre insensibile. E’ la disperata ricerca della verità in cui poesia e memoria si identificano, muovendosi lungo le vie del passato. «Curioso come si ricordino meglio le parole dette che i sentimenti che non arrivano a scuotere l’aria». (da “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo)
Nel passato ritroviamo le nostre speranze, esse ci riportano alla coscienza del tempo, preannunciando ciò che “non è, non sarà più”. «Le cose si scoprono attraverso i ricordi che se ne hanno», scrive Pavese nel suo “Mestiere di vivere”, ma quel tempo ritrovato, in realtà, non appartiene più al passato, diviene la critica al presente, all’esistenza che ricorre al passato. E’ nel mistero delle cose o della vita che la poesia ricerca la vera coscienza, la vera dimensione del tempo.