Consigli per superare il post pandemia nel modo giusto
Sono svariate le conseguenze psicologiche che il periodo di pandemia e la successiva ripresa hanno avuto sulle persone: fattori come isolamento sociale, reclusione in casa e incertezza generale hanno colpito duramente il nostro equilibrio mentale. Facciamo maggiore chiarezza con lo specialista, il Dott. Michele Canil, Neuropsicologo e specialista in psicoterapia ed EMDR. -taglio-
Dottore, qual è lo stato d’animo maggiormente riscontrato nel post-covid? Il distress è il comun denominatore che ha colpito la gran parte delle persone in questo momento storico. Moltissime persone, che già soffrivano hanno acutizzato la sofferenza, aggravando il loro stato emotivo in questo momento di incertezza. Altre persone, che vivevano una vita maggiormente serena hanno dovuto fare i conti con preoccupazioni inaspettate, che per ovvie ragioni hanno generato malessere emotivo. Il piano vaccinale nazionale ci ha catapultato ora in una fase complessa in cui notizie contraddittorie ci allarmano ulteriormente sul futuro. Non ci resta che capire quale sarà il prossimo scenario: l’ignoto, come ben sappiamo è sinonimo di ansia e questo si traduce in preoccupazione per il domani sotto molteplici aspetti personali.
Parliamo del ruolo dei media: come gestire correttamente il flusso di notizie che ci arrivano tutti i giorni? Il primo consiglio è quello di orientarsi sempre a fonti autorevoli e verificabili non al “fai da te”: questo discorso vale sia per i giovani, che orientano le loro ricerche di informazioni in modo attivo attraverso la rete internet, sia per i meno giovani che si affidano con troppa fiducia alle fonti con cui hanno maggior familiarità come il passaparola. In questo momento le persone hanno bisogno di sicurezze, di poter porre fiducia in qualcosa di affidabile: applicarsi verso una ricerca di informazioni coerente e veritiera con i mezzi più “puliti” e idonei possibili è la strada per non lasciarsi prendere inutilmente da paure spesso anche ingiustificate.
Utilizzo obbligatorio della mascherina: come spiega l’insofferenza di alcune persone verso le attuali regole imposte per la sicurezza della comunità? Le mascherine sono da un lato strumenti che ci proteggono ma dall’altro non siamo certo abituati a questi dispositivi: la persona che soffre in generale e magari con una tendenza al panico o ad altri disturbi fobici, eviterà di fare alcune azioni come uscire, doversi bardare, sottostare troppo rigidamente alle regole che per lei sono particolarmente difficili da rispettare.
Come gestire invece quei soggetti ossessivo-compulsivi caratterizzati da gesti ripetuti (come lavarsi continuamente le mani) che in questo periodo si sono sentiti maggiormente legittimati nelle loro azioni?
In questo periodo è curioso pensare come noi del settore abbiamo dovuto fare un cambio di tendenza: ora il paziente ossessivo-compulsivo, soprattutto se tende al disturbo correlato al “cleaning” cioè al lavare più volte le stesse cose, in questa fase ha riacutizzato il comportamento che è in qualche modo è stato anche legittimato dai media. -taglio2-Altra questione importante riguarda i bambini che iniziano a manifestare questi sintomi in età scolare in cui i genitori hanno dovuto dare indicazioni diverse e contraddittorie: dal tentativo di dissuaderli un po’ dall’estrema pulizia a quello di incitarli alla “pulizia forzata” ma necessaria. Tutto questo genera ovviamente confusione.
Quindi scopriamo che qualsiasi gesto noi facciamo può diventare anche una minaccia… Credo e temo che ci porteremo dietro questo pensiero per un po’ di tempo al di là della durata del covid19 di per sé, perché ha creato in noi una traccia cioè quella possibilità concreta che lo scambio biologico attraverso gli oggetti, le superfici, gli abbracci e i materiali diventi qualcosa di pericoloso, diventi il nemico. Per un pochino di tempo si starà attenti sicuramente a questo aspetto. Nulla di male per l’igiene tuttavia considerando sempre che l’eccesso non è mai una buona cosa per gli scambi umani.
La scuola è appena ricominciata: vuole ricordarci come gestire le nuove regole che ormai fanno parte della nostra quotidianità? Con i bambini ci vuole molta creatività ma a nostro favore gioca il fatto che loro abbiano una bellissima dote che è la curiosità e la creatività; nella curiosità fanno un sacco di domande perché vogliono capire e questo “capire” deve essere sempre filtrato da un genitore. Per cui bisogna imparare a parlare la loro lingua con messaggi semplici e comprensibili che li istruiscano ad un nuovo comportamento fondato su questo limite. Il distanziamento non è facile; la fisicità è fondamentale per i bambini: in un bambino il cervello si sviluppa attraverso l’esperienza che passa dalla fisicità. Quindi il poter giocare e interagire attraverso il disegno, il gioco materiale ha qualche limite perché chiaramente va controllato. Non si può chiedere loro di essere già responsabili del proprio comportamento perché significa togliergli in parte la spontaneità, per questo scuola e famiglia giocano un ruolo determinante.
Quali sono le sue previsioni per il prossimo autunno? Rispetto al malessere umano e alla sofferenza come professionisti stiamo osservando che molte persone riescono ad alzare la mano per chiedere. Questo è un dato molto positivo nel senso che c’è una sorta di presa di coscienza che ci sono strutture, professionisti che possono aiutare a migliorare la propria qualità di vita, ad uscire da una situazione per alcuni addirittura traumatica, per altri di alto stress, per altri ancora di peggioramento del proprio disagio e di preoccupazione prima che evolvano in “cronicità”. In tal senso sono fiducioso, le persone in qualche modo “chiedono” con fiducia, non c’è più quella sorta di muro, di pudore e di timore.