Prime notizie relative all’infanzia che arrivano dall’antica Roma e si fanno risalire a Romolo, autorizzando i padri a poter ammazzare i figli maschi nati deformi e le figlie femmine secondogenite.
Le notizie che abbiamo sulla pratica della pediatria, e sull’infanzia in generale, nell’antichità sono molto scarse. Infatti, rispetto a branche specialistiche come la chirurgia, l’odontoiatria, la neurologia, l’ostetricia, di cui ci sono giunte molte informazioni sulla loro pratica già nell’antico Egitto e nell’antica Grecia, -taglio-della pediatria non ci sono tracce. Le prime notizie relative all’infanzia sono molto più recenti, ci arrivano dall’antica Roma e si fanno risalire a Romolo. Pare che Romolo avesse autorizzato i padri a poter ammazzare i figli maschi nati deformi e le figlie femmine secondogenite. I primi perché non sarebbero stati utili alla patria, le seconde perché considerate di cattivo presagio. L’infanticidio nella Roma caput mundi non era affatto raro. Inoltre, il padre aveva diritto di vita e di morte sui figli dai tre anni in poi. Cosa che sarà vietata solo dall’imperatore Augusto. Successivamente sarà proibita anche la vendita dei figli. Ma bisognerà aspettare l’imperatore Costantino (280 – 337) per avere una legge che puniva l’infanticidio. A Roma, inoltre, i neonati potevano anche essere esposti, ossia abbandonati nei posti più disparati. Questa pratica era giustificata se il bambino era considerato illegittimo o di cattivo augurio, oppure per la povertà della famiglia, che non sarebbe stata in grado di crescerlo. Esporre un bambino o una bambina significava quasi sempre condannarli a morte sicura. Erano minime le possibilità che qualcuno li raccogliesse e si curasse di loro se non per crescerli e farne degli schiavi. Anche a questa drammatica situazione pose fine Costantino decretando che i bambini esposti venissero cresciuti a spese dello Stato. A quanto si racconta, anche Romolo e Remo erano stati esposti.
A Roma c’era anche l’usanza che un bambino appena nato fosse posto a terra davanti al padre che se lo riconosceva come figlio lo prendeva e lo sollevava in alto. Solo da quel momento il bambino entrava a far parte della famiglia e poteva iniziare ad essere nutrito e accudito.
Certo non era facile sopravvivere nell’antica Roma, soprattutto se femmine, ma non era nemmeno facile nascere, considerato che l’aborto era una pratica frequente. -taglio2-
Essendo questo il rapporto che i romani, e non solo loro, avevano con i bambini e le bambine nell’antichità, si comprende il perché dello scarso interesse per la pediatrica.
Diversa era la condizione dei nati in famiglie romane benestanti se accolti dal padre. Le cure per questi bambini fortunati iniziavano subito con l’affido a una nutrice esperta. Particolare attenzione era posta all’alimentazione e all’igiene. Di regola i neonati erano allattati fino al terzo anno di età, quando cominciava lo svezzamento.
Come accennato, non risultano autori che si siano particolarmente interessati alla pediatria. Nozioni di pediatria si trovano, invece, in varie opere di medici specialisti in altre branche della medicina, come Sorano di Efeso, vissuto nella prima metà del II secolo e autore di alcuni testi di medicina tra cui un trattato “Sulle malattie delle donne”. In questo testo vi sono anche informazioni che riguardano il bambino come la doppia legatura del cordone ombelicale, la pulizia degli occhi e della bocca dopo la nascita, e il modo di fasciarlo.
Un contributo importante alla pediatria è stato dato alla fine del primo millennio da alcuni medici arabi tra cui Rhazes (860 – 923), autore prolifico che ha trattato ampiamente alcune malattie infettive. Avrebbe anche scritto un’opera in cui illustra specificamente le malattie dei bambini.
Il più importate tra i medici arabi è stato certamente Avicenna (980 – 1037), filosofo, matematico, oltre che medico di fama. Il suo testo di medicina più importante è il Canone in cui oltre a scrivere di misure igieniche, di tubercolosi e delle complicanze del diabete, riporta consigli su come trattare il vomito nei bambini. Infine va ricordato Albucasis (1013 – 1106), esperto chirurgo, nei cui libri troviamo anche numerosi consigli su come curare alcune patologie neonatali.