Promosso e finanziato dal Comune di Napoli, si è svolto nella Chiesa di Santa Teresa a Chiaia l’applaudito concerto dell’Orchestra Giovanile Napolinova, con solista d’eccezione il violinista Felice Cusano
Momento conclusivo di un laboratorio dedicato alle orchestre giovanili, promosso e finanziato dal Comune di Napoli nell’ambito del progetto “Napoli Città della Musica”, si è svolto nella bella Chiesa di Santa Teresa a Chiaia il concerto dell’Orchestra Giovanile Napolinova,-taglio- compagine che festeggia i dieci anni di attività, costola dell’omonima associazione musicale, con la direzione artistica di Alfredo De Pascale. Ospite d’eccezione il maestro Felice Cusano, caposcuola del violinismo italiano, mentre la preparazione e la concertazione è stata curata da Alessandro Moccia, in qualità di “spalla” e violino solista, affiancato da Ilaria Cusano al secondo violino solista. Ma, soprattutto, i veri protagonisti sono stati i giovani, così pieni di talento, di ambizioni e belle speranze, messi alla prova nei pochi giorni di una masterclass di alto livello, impegnati in un lavoro di limatura degno dei professionisti. Hanno esordito suonando in piedi, come gli ensemble più affiatati, perfettamente a loro agio al cospetto degli stessi maestri, senza timori reverenziali, affrontando con grande libertà un programma tanto difficile quanto insolito. A cominciare dalla scintillante Sinfonia concertante per due violini op. 13 n. 2 di Joseph Boulogne Chevalier de Saint-Georges (1745-1799), personaggio eclettico, di ascendenze africane, musicista e spadaccino, soprannominato il “Mozart nero”: due movimenti vorticosi (Allegro e Rondò), con un dialogo serratissimo fra solisti e orchestra, che sfiorava la ridondanza e l’autocompiacimento, come un duello all’ultima nota. Quindi si scopriva con stupore l’insospettabile lato oscuro del nostro Luigi Boccherini (1743-1805), ritenuto a torto musicista galante e sentimentale, -taglio2- con la suspense a tinte fosche della sua Sinfonia in re minore op. 12 n. 4 intitolata “La casa del diavolo”, incorniciata da un solenne “Andante sostenuto” da cui si diramava un percorso musicale teso e drammatico, fortemente sbalzato nei contrasti ritmici e dinamici. Il clima preromantico e fantastico si riaffermava pienamente nella Sinfonia in si minore di Mendelssohn - la decima di una geniale serie di lavori composti fra i dodici e i quattordici anni: in pratica un unico movimento diviso fra un Adagio introduttivo e un trascinante Allegro, di grande effetto all’ascolto, che confermava i brillanti risultati conseguiti - in termini di compattezza, virtuosismo ed eleganza -, frutto di una preparazione intensa ed esigente, in cui nulla è stato lasciato al caso. Attesa ed emozione ha suscitato l’ingresso in scena del maestro Felice Cusano, di origine e formazione napoletana, decano della scuola violinistica: con suono ampio e disteso, di proverbiale bellezza, punteggiava il lirismo tenero e appassionato di “Kol Nidrei” di Max Bruch, personalissima elaborazione in chiave sinfonica di melodie liturgiche della tradizione ebraica; seguiva e concludeva il programma l’incalzante folklore slavo della Polka di Alfred Schittke (nella versione per archi di Aldo Cusano), fra pizzicati e rapidi passaggi di bravura. Pubblico in piedi, per un applauso riconoscente e caloroso, ricambiato dal bis di una dolcissima Siciliana composta dallo stesso solista ospite.