Parliamo insieme dell'organo di senso forse più importante di tutti
Gli occhi sono uno degli organi di senso, forse il più importante. Avere problemi di vista da sempre ha significato una drastica riduzione della capacità lavorativa e di relazione. Queste drammatiche conseguenze fin dagli inizi della presenza del genere umano sulla terra hanno attirato l’attenzione verso le patologie che interessavano gli occhi e spinto i medici del tempo a trovare rimedi che potessero essere utilizzati per curare queste malattie oltremodo invalidanti. -taglio-
Le prime notizie sulle patologie degli occhi risalgono al VI – V secolo a.C. e ci informano che uno dei primi ad interessarsi di queste malattie fu Alcmeone di Crotone. Alcmeone è stato un filosofo e medico con interessi soprattutto per la fisiologia, ma non tutti gli studiosi concordano su queste informazioni che ci sono giunte. In ogni caso, sembra che sia stato il primo a studiare l’occhio soprattutto attraverso l’anatomia di quest’organo. Inoltre, pare che il suo interesse non fosse indirizzato solo agli occhi, ma a tutti gli organi di senso: naso, lingua e orecchio, organi che studiò particolarmente attraverso l’anatomia. Questi studi portarono alla conclusione che questi organi, quando stimolati, inviano le sensazioni percepite al cervello attraverso i nervi cranici. Con questi suoi studi di anatomia pare che Alcmeone abbia anche intuito il ruolo dei mezzi diottrici: umore vitreo, cornea e cristallino.
Fra i medici che si sarebbero interessati dello studio delle patologie degli occhi è annoverato anche un allievo di Ippocrate (460 a.C. – 370 a.C.), Polibo che era suo genero e figlio adottivo. Polibo avrebbe scritto il libro Sulla visione, libro che fa parte del Corpus hippocratitum; che non sarebbe stato da Ippocrate. Per alcuni studiosi però questo libro non sarebbe stato scritto nemmeno da Polibo, ma da autori successivi.
Altro medico importante che studiò l’apparato visivo fu Erofilo di Calcedonia (300 a.C.) che, oltre ad interessarsi dell’apparato circolatorio, arterie e vene, e dell’intestino, studiò anche l’apparato visivo, non solo dal punto di vista anatomico, esaminando le varie parti dell’occhio come la sclera, la coroide, la retina e il cristallino, ma descrivendo anche un intervento per la rimozione della cataratta. Cosa quindi possibile a quei tempi, ma molto rischiosa. -taglio2-
A parte i medici greci, anche Roma ebbe medici che si interessarono degli occhi, come Aulo Cornelio Celso (25 a.C. – 45 d.C.). Un medico i cui studi spaziarono dalla dietetica all’igiene e alla chirurgia. Dobbiamo a Celso la descrizione dell’anatomia oculare. Nel settimo libro del suo De medicina tratta le patologie oculari, avendo una particolare attenzione per la cataratta. Celso dopo aver esposto con precisione l’anatomia dell’occhio descrive come trattare chirurgicamente la cataratta, raccomandando la massima perizia per evitare che il paziente potesse restare cieco. L’intervento consisteva nell’introdurre un ago rovente nell’occhio idoneo a rimuovere la cataratta. Celso in questo libro descrive anche una serie di patologie dell’occhio come cisti, orzaiolo, ferite, ecc. e dà indicazioni sul come trattarle.
Sulla cataratta si sono impegnati altri medici del tempo. Questo interesse derivava anche dal fatto che questa patologia interessava tante persone anziane e poteva condurre a un deficit visivo notevole, e nei casi più gravi alla perdita completa della vista.
Anche Galeno si interessò di oculistica sia per quanto riguardava l’aspetto anatomico sia per quanto concerneva la fisiologia della visione e la terapia delle malattie degli occhi. E fu Galeno il primo a studiare e affrontare lo strabismo. Grazie ai suoi studi anatomici, Galeno suggerì l’utilizzo di maschere di correzione e consigliò esercizi di ortottica ai bambini strabici. In questo periodo furono studiate e descritte anche patologie come la miopia e la presbiopia, quest’ultima ad insorgenza senile. Ma per queste malattie non furono suggeriti rimedi: gli occhiali sarebbero arrivati secoli dopo.