Gianni Pisani, Tra i maggiori protagonisti del clima culturale artistico napoletano sin dagli anni ’50: pittore, scultore, performer, docente
Tra i maggiori protagonisti del clima culturale artistico napoletano sin dagli anni ’50: pittore, scultore, performer, docente, è venuto a mancare pochi giorni fa Gianni Pisani (1935-2022). Provocatorio e contraddittorio, innovativo e nostalgico, ironico e autobiografico, giocoso e ansioso, la sua arte è stata attraversata da forti tendenze espressioniste per approdare negli anni ’70 ad un linguaggio più pop, senza mai abbandonare il primo sentire, che torna sovente tra i suoi linguaggi preferiti, anche negli ultimi decenni. -taglio-Napoletano di nascita e di formazione, allievo di Emilio Notte, titolare di cattedra di pittura a Milano, Catanzaro, Napoli e infine, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, ha creato un personale L’Universo artistico caratterizzato da forti note di eclettismo e di rottura, basato sulla continua ricerca di nuovi mezzi espressivi, consoni alla sua forte personalità artistica e alla prorompente volontà di comunicare. Il singolare cammino artistico di Pisani inizia nei primi anni ’50 e da subito è costellato di premi e di riconoscimenti ufficiali. Nel 1955 aggiudicandosi il Premio Cesenatico (con l’opera “Crocifissione”), l’artista si impone immediatamente e a pieno titolo, sulla scena dell’arte contemporanea italiana. Pur risentendo delle forti influenze di alcune correnti artistiche del XX secolo, la sua pittura appare diversa e inusuale. Basata sul principio della scomposizione e ricomposizione, si distingue per un personale e unico modo di rielaborazione di una moltitudine di frammenti frantumati e sparsi apparentemente in maniera casuale, dove il tentativo di ri - amalgamare ogni piccolo pezzo, fatto o un brandello di vita, diventa la principale matrice dell’invenzione creativa. Una pittura non sempre di facile lettura, che cela un microcosmo pieno di contraddizioni e di conflittualità e per chi si volesse avventurare a decifrare i criptici presupposti, rivela una realtà dicotomica, come si addice alla migliore tradizione della cultura popolare partenopea. La ricerca stilistica nell’ambito della pittura, viene affiancata da Pisani da azioni performative e dalla realizzazione di surreali simulacri di indubbia ispirazione pop, spesso dal sapore puramente provocatorio e polemico o dall’ aspetto allusivo e metamorfico.-taglio2- Una sperimentazione, che porta ad una perfetta commistione di generi (scultura / installazione / pittura) e di tecniche (materiali / scelte cromatiche), che diventeranno base e riferimento per molti artisti non solo italiani. Nascono così, avvincenti e assurde, opere come “Il grande letto “, “La pistola “, “La credenza “, “Il dondolo “, “Le bambole “, “Miracolo di San Gennaro “e tante altre. Pisani, da gran affabulatore e abile comunicatore, mette in piazza il proprio mondo, intimo e introverso, dando corpo con metodo iperrealista ai pensieri più nascosti, alle ataviche paure, ai sogni celati. Dopo le brevi incursioni nell’ arte astratta e la parentesi oggettuale, con ferma convinzione l’artista ritorna ai dipinti, spesso di grandi dimensioni e dai soggetti fortemente legati al proprio vissuto o agli eventi traumatici, come il terremoto in Irpinia del 1980 (“Tutte le case cadevano “). In quel periodo, la sua arte recupera l’acceso e primitivo espressionismo ipercromatico degli esordi, nutrendosi, a sua volta, di racconti esistenziali. Altre opere trovano l’espressione sia pittorica, che plastica in una serie di “Scale “, che si riallaccia alla vicenda dell’inseguimento amoroso. Molto singolare risulta il ciclo di dipinti a carattere religioso, eseguiti appositamente per i luoghi di culto di Napoli: “Via Crucis Via Lucis” (Complesso di Santa Chiara), “La Grande Madonna della Sanità “, “L’ ultima cena “, “Papa Ratzinger “(Basilica di Santa Maria della Sanità). Scrive Mario Franco nel commosso ricordo dell’Artista scomparso:” …si proietta verso la conquista di una libertà espressiva, dove il desiderio di trascendenza dalla realtà quotidiana in tutte le sue manifestazioni diventa pittura, colore, gesto audace che trova nelle immagini l’unica forma espressiva, dal mondo dei segni a quello della memoria.”.