Passato, presente e futuro
Lo ritroviamo in tv con una serie assolutamente da non perdere, e tra impegni sul set e nel sociale ci ha raccontato anche qualcosa sul Clooney papà
L’insensatezza della guerra, di ogni guerra, nessuna esclusa; la sua intrinseca follia e le conseguenze nefaste che ha sulla vita di tutti. George Clooney sceglie un argomento ambizioso e delicato come fulcro della sua ultima fatica professionale: “Catch-22”. La serie in sei episodi in onda su Sky Atlantic narra la storia di un gruppo di aviatori dell’esercito a stelle e strisce di stanza in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Il protagonista John Yossarian, detto YoYo, interpretato da Christopher Abbott, si dichiara pazzo per scappare dalla barbarie della guerra. Il modo migliore per tornare a casa rapidamente, se non fosse per quel paradossale Comma-22 secondo il quale chi è pazzo può richiedere di essere esonerato dal servizio, ma nel momento in cui lo fa, dimostra di non esserlo. Solo un pazzo, infatti, potrebbe voler continuare a immolarsi in quella situazione. Oltre che produttore esecutivo e regista della serie, George Clooney è anche interprete. Il suo personaggio è quello di un comandante istruttore della scuola dei cadetti in California, un uomo sadico, cinico e rabbioso. Clooney ha presentato anche nella capitale la sua attesissima serie e si è raccontato, con generosità e sensibilità, nel corso di un’affollatissima conferenza stampa.
La tua nuova serie Tv, Catch-22, è ambientata in Italia e nel suo cast figura anche uno straordinario attore di casa nostra come Giancarlo Giannini. Com’è stato averlo sul set?
“É stato entusiasmante lavorare con lui. Quando è arrivato in Sardegna tutti lo conoscevano e si sono fermati giustamente a omaggiarlo: ha ricevuto un’accoglienza da re. É stato un onore averlo con noi, è una stella del cinema italiano e internazionale che con la sua presenza sul set ha reso ancora più incredibile questa serie e tutto il lavoro del dietro le quinte.”
Rispetto a quando indossavi il camice bianco del dottor Doug Ross nella fortunatissima serie ER, molte cose sono cambiate sul fronte della Tv...
“Sì, ma ci tengo a dire che a distanza di anni vado ancora molto fiero di quel prodotto televisivo(In Italia, ER-Medici in prima linea è stata trasmessa da RaiDue dal 1996 al 2009, ndr). All’epoca la Tv cominciava davvero a cambiare, su HBO, per esempio, c’erano ‘I Soprano’. Era il momento in cui si iniziava a capire che sul piccolo schermo potevano essere fatte cose di qualità pari a quelle che andavano sul grande schermo. Negli ultimi cinque anni, questa rivoluzione con la tv e lo streaming è stata ancora maggiore e più evidente, e ha offerto grandi opportunità.”
Al centro della tua serie hai posto un argomento delicato come quello della guerra. Che cosa ti ha spinto a questa scelta?
“’Catch-22’ (scritto nel 1961 da Joseph Heller, ndr) è un romanzo davvero straordinario, non a caso è considerato una delle pietre miliari della letteratura americana del secolo scorso. -taglio-Conoscevo anche il film del 1970 di Michael Nichols intitolato appunto ‘Comma 22’. Mi ha colpito nel profondo questa storia perché palesa l’assurdità della guerra e le difficoltà di lottare contro un sistema di cose che sembra radicato nell’animo umano. Anche se ambientata durante una guerra ‘giusta’, come il Seconda Conflitto Mondiale, mette in risalto l’assurdità di tutte le guerre, che si fonda sul fatto che persone anziane che detengono il potere mandino a morire dei giovani...”
Che cosa puoi dirci a proposito del tuo personaggio: il sadico e ambizioso tenente Scheisskopf?
“Sappiamo tutti cosa significhi il suo nome (testa di..., ndr). Ho pensato fosse perfetto allora (ride)! In più, per ragioni di sceneggiatura, ho gridato molto, il che ha sempre un non so che di terapeutico e liberatorio. Sono molto soddisfatto del risultato finale e a quanto pare anche il pubblico sta mostrando consenso nei confronti di questa serie.”
Il tuo costante impegno in ambito sociale e umanitario, ma anche i temi che hai voluto trattare in “Catch-22”, possono essere considerati il preludio a una tua discesa in ambito politico?
“No, non entro in politica, non penso sia il posto per me, ritengo di avere altri talenti. Non sono fatto per i compromessi. É un momento difficile nel mondo, si sta scivolando verso regimi autoritari, ma voglio essere ottimista e sperare che in futuro le cose possano cambiare. Magari già dalle prossime elezioni. La storia che raccontiamo ha come oggetto la Seconda Guerra Mondiale, è stata scritta durante la guerra di Corea, e pubblicata durante la guerra del Vietnam: tratta un argomento universalmente attuale quindi... Non esiste, in sostanza, un momento non adatto per fare satira sulla guerra. É sempre il momento giusto.”
Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
“Per ora mi godo un po’ di riposo in Italia con mia moglie ed i miei figli, però la mia mente elabora cose in continuazione... questo vuol dire che non resterò ‘in pausa’ per molto tempo, dovrete pazientare al massimo fino a settembre!”
A proposito di vita coniugale e figli, come vanno le cose?
“Va tutto molto bene, mia moglie è una donna incredibile e ancora non so come fa a conciliare tutto alla perfezione! La paternità mi ha cambiato la vita, come succede a tutti, i miei figli sono quanto di più bello ci sia al mondo. A volte vado in paranoia e penso di non essere un buon padre, ma forse si tratta solo di accumulare un po’ di esperienza nel ‘ruolo’ no?!?”
“Voglio essere ottimista e sperare che in futuro le cose possano cambiare”