Un rapporto speciale quello di Escher con la regione Campania, che viene raccontato nella mostra itinerante al Pan di Napoli
Duecento opere di Maurits Cornelis Escher sono esposte a Napoli, al PAN, Palazzo delle Arti. La mostra, promossa dall’assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, è prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con la M.C. Escher Foundation e curata da Mark Veldhuysen e Federico Giudiceandrea. La grande retrospettiva presenta, oltre a 200 opere del Maestro olandese, anche un’ampia sezione dedicata all’influenza che il suo lavoro ha esercitato sulle generazioni successive, dai dischi ai fumetti, dalla pubblicità al cinema. “Siamo orgogliosi e felici di accogliere oggi la mostra di un genio come Maurits Cornelis Escher, con un'esposizione itinerante che, da New York a Singapore, ha scatenato una vera e propria mania”, afferma il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, sottolineando che l’approdo naturale di questa mostra “non poteva che essere Napoli, città amata e vissuta dal grande artista che a queste terre ha dedicato buona parte del suo lavoro”. -taglio-Al PAN sono esposte anche opere prodotte da Escher durante il suo viaggio, nella primavera del 1923, lungo la Costiera Amalfitana fino a Ravello. E in Campania l’artista conosce la giovane svizzera Jetta Umiker che diventerà sua moglie. Convolano a nozze nella chiesa di Atrani, motivo ricorrente nelle opere dell’artista. Dai suoi viaggi a Vietri sul Mare, Ravello, Scala, Positano, Praiano e Conca dei Marini nascono preziosi disegni e 15 stampe famose quali “Atrani”, “Costa di Amalfi”, “Case in rovina ad Atrani”, “San Cosimo”, “Ravello” e “Il Borgo di Turello”. Nel Sud Italia il genio olandese trova l’ispirazione, la linfa della sua produzione matura e gli studi sulle forme, sintesi tra scienza e arte. Il suo motto è “lo stupore è il sale della terra” e non a caso nelle sue opere tutto è connesso in un linguaggio fluido: scienza, natura, rigore e contemplazione. Il viaggio nella produzione di Esher al PAN parte dalle opere art-nouveau del periodo della formazione presso la scuola di Jessurun de Mesquita focalizzandosi sul viaggio in Italia ed in particolare al suo rapporto con la Campania. Grande visionario, l’artista è anticipatore delle correnti a venire, come il Surrealismo di Magritte e l’Optical Art di Victor Vasarely della quale è esponente ante litteram. Affascinato dalla “Struttura dello spazio”, Escher vi dedica preziose opere quali “Mano con -taglio2-sfera riflettente” e “Profondità II”, ma anche nastri e solidi geometrici. Riflette sulla forma, sulla sua trasformazione dando vita al capolavoro del ’39 “Metamorfosi II”: con la xilografia in legno e in linoleum, con la litografia in pietra mostra la trasmutazione di un’immagine che ne crea un’altra in un percorso circolare. Crea paradossi geometrici capaci di ingannare la vista, come “Tre sfere”, “Su e giù”, “Relatività”, fino al droste effect, un tipo di grafica ricorsiva. La grande arte di Escher si è trasformata in copertine di dischi dei Pink Floyd, in pubblicità, in francobolli, biglietti di auguri, fumetti e moda. La mostra è accompagnata da stanze “laboratorio” per esperimenti sugli spettatori, come le stanze a specchio o la stanza delle illusioni ottiche, dove la persona appare più grande poiché né il soffitto né il pavimento sono lineari. L’audioguida concessa gratuitamente ai visitatori consente di esplorare mondi simultanei costruiti con elementi percettivi bidimensionali e tridimensionali. “Possiamo dire – afferma Mark Veldhuysen, presidente della Fondazione Escher e co-curatore della mostra – che con oggi riportiamo Escher a casa, perché l’Italia del Sud è stata casa sua e anche quando nel 1934 lasciò l’Italia, possiamo dire che non ha mai abbandonato questo Paese così come l’Italia non ha mai dimenticato Escher”. Una retrospettiva imperdibile, visitabile fino al 22 aprile 2019.