Intervista a Antoine Chouillou, fondatore della galleria itinerante Xenithia-Nomade, che nel mese di maggio farà tappa a Milano (presso lo spazio Tbs)
Investire nell'arte è importante, soprattutto in questo momento storico che troppe volte ci appare culturalmente freddo e sterile. È per questo che abbiamo pensato che una figura come quella di Antoine Chouillou, appassionato e collezionista d'arte che ha dato vita a un progetto di spicco come Xenithia-Nomade, fosse assolutamente da incontrare e raccontare. Xenithia-Nomade è infatti una galleria itinerante, che espone opere di artisti contemporanei. Dal 9 al 25 maggio, è stato protagonista con una mostra di Jean-Marc Felzenszwalbe presso Tbs Milano, uno spazio che negli ultimi mesi è stato molto gettonato dagli amanti dell'arte.
Lei ha sempre lavorato nel mondo dell'arte? Ci racconta un po' la sua storia professionale?
“Ho studiato matematica all’Università a Parigi, poi ho cominciato la mia carriera nella finanza, quindi in un mondo tecnico assai lontano dall’arte. Ho cominciato a collezionare arte vent’anni fa, comprando in case d’asta e gallerie d’arte a Parigi, Londra e Roma. Non ho mai visto la mia collezione come un investimento: l’ho costruita seguendo i miei gusti e sempre per il mio piacere personale. Quando poi ne ho avuto l’opportunità, ho deciso di cambiare prospettiva e l’anno scorso ho avviato questo progetto di galleria itinerante!”
Come e quando nasce il progetto Xenithia-Nomade?
“Come collezionista, mi identifico nel tipo psicologico-sentimentale, che non si separa mai da un’opera che ha comprato. Anche se mi piacciono (personalmente) le opere di antiquariato o di artisti già famosi, volevo evitare il secondo mercato, di cui c’è già ampia offerta da parte di gallerie e soprattutto case d’asta. Ho desiderato piuttosto impegnarmi con l’arte che si crea, con l’arte di adesso, prodotta da artisti vivi e attivi. Quindi il progetto è nato nel 2018 con un focus sul contemporaneo, su artisti emergenti e da conoscere.” -taglio-
A cosa si deve la scelta del “nomadismo”?
“Volevo adeguare questo progetto alle mie scelte di vita: la mia famiglia ha vissuto in vari paesi e continueremo a spostarci senza avere una ‘base’ vera e propria. È uno stile di vita, in realtà poco frequente, che abbiamo voluto e nel quale noi ci troviamo bene. In fin dei conti, prima che nascesse la figura stessa del gallerista, la storia dell’arte era già frutto di numerosi artisti che si spostavano da un paese all’altro. Basta ricordare Leonardo attraversare le Alpi a dorso di un asino, con la Monna Lisa impacchettata nello zaino. Quindi mi è venuta l’idea di questa galleria itinerante, che adesso si trova in Italia, ma forse tra un paio d’anni sarà a Dublino, Bangkok o forse Bogotà.”
Quali sono le città in cui avete esposto più spesso?
“Ho avviato il progetto nel 2018, con l’idea di fare almeno tre mostre all’anno dal 2019 in poi. Per il momento, ho fatto una mostra a Roma e due mostre a Milano. Sto anche esplorando la possibilità di esporre a Napoli. La galleria gode di molta flessibilità, non avendo uno spazio espositivo fisso.”
Ha definito il progetto “un viaggio la cui andatura è come un’odissea all’incontro dell’Altro”. Ci spiega meglio?
“Nel nome della galleria c’è un riferimento ad un termine greco che significa ‘essere straniero’, ‘essere altro’. Il fatto che la galleria cambia luogo e cambierà paese in un futuro vicino implica che mi troverò sempre di fronte ad un’alterità, perché non sono mai in un posto fisico che rivendico come mio. Vorrei portare gli artisti che avrò incontrato o esposto con me, in altri paesi ad incontrare gli altri appunto”.
Quali sono gli artisti che, al momento, la galleria rappresenta?
“Al momento la galleria rappresenta due artisti francesi, Jean-Marc Felzenszwalbe e Quentin Gassiat, un artista giapponese, Hiroshi Sakate e un artista britannico, Said Adrus. Potete trovare una selezione delle loro opere sul sito della galleria (www.xenithianomade.com).”
Ci parla della mostra di Jean-Marc Felzenszwalbe in corso, durante il mese di maggio, presso Tbs Milano?
“Conosco Jean-Marc Felzenszwalbe da più di 15 anni. Lui è un artista francese di circa sessant’anni, discreto ma di -taglio2- cui l’opera molto ampia è già stata esposta in Francia, in America, in Germania, in Israele e l’anno scorso a Roma. La sua pratica artistica si sviluppa intorno al pastello, al disegno, al collage e alla fotografia. Felzenszwalbe è stato influenzato dal costruttivismo russo, in particolare nel ricercare un linguaggio formale non oggettivo, sconnesso da qualsiasi velleità cosciente d’idealismo o di rappresentazione mimetica. Ne risultano delle opere molto delicate, quasi ritmiche come una poesia, che sono capaci di dialogare con lo spettatore. In particolare, la galleria ha presentato a maggio una serie di 8 grandi pastelli dove è stato possibile apprezzare le sue qualità di colorista.”
Com'è nato l'incontro e la partnership con Tbs?
“Ho incontrato Paola Omboni dello spazio Tbs tramite le mie relazioni personali. Mi ha fatto visitare Tbs e devo dire che questo spazio mi è subito piaciuto. Originariamente uno stabilimento industriale, è ora usato per l’arte contemporanea. Ho semplicemente chiesto a Paola Omboni se Tbs poteva ospitare la mia galleria itinerante per il tempo di una mostra.”
Mi conferma anche lei che Milano è una città che ama l'arte?
“Certo che Milano ama l’arte, e mi pare che la ami sempre di più! Al di là di musei e fondazioni, dell’interesse sempre confermato per il design, basta vedere il successo di una fiera come il MIART per capire che ormai sul campo dell’arte moderna e contemporanea in Italia, Milano sta per superare Torino!”
1Prossime mostre, dopo quella milanese?
“Sto preparando una mostra per ottobre prossimo a Roma: sarà una personale di Said Adrus, un artista britannico che ha già esposto in Italia nel passato (Trieste e Marsala). Adrus è uno a cui piace il contatto con il pubblico anche quando lavora, quindi stiamo pensando ad una mostra dove lui si impegnerà a creare un’opera di grandi dimensioni nello spazio espositivo, in presenza dei visitatori. Ancora un modo per avvicinarsi alla creazione ed incontrare l’Altro. Il tema si svilupperà intorno al legame tra identità, lingua e scrittura.”