Una musicista che mangia pane e note musicali, Serena Brancale ci trascina nel suo folle universo da artista
È un disco che non ti aspetti, libero da sovrastrutture e da paranoie discografiche, libero da ogni regola, basti pensare che ha preso vita letteralmente in tre giorni di sala registrazione. Serena Brancale è un artista eclettica e piena di energia, ed ha deciso così di portare tutta se stessa in “Vita d’artista” il suo nuovo album, anticipato dall’omonimo singolo. In questo disco si sente e si ascolta, infatti, una grande voglia di rinnovarsi e cantare nuove canzoni per il piacere di fare buona musica. Serena è una delle voci più talentuose della scena musicale italiana che grazie al suo grande talento è riuscita a conquistare il grande pubblico sin dalla sua partecipazione al Festival di Sanremo del 2015 dove si è raccontata al grande pubblico con grande anima e raffinatezza. Noi di Albatros Magazine l’abbiamo incontrata per fare due chiacchere.
Quello che colpisce è la definizione di questo disco “demodè, ironico, romantico e spiccatamente groovy”, come spiegheresti questi aggettivi?
“L’ho definito demodè perché è un disco libero dalle mode del momento, dalle mode radiofoniche, non è un disco che deve per forza avere un beat che deve piacere a più persone possibile. Il mio disco è stato pensato affinché potesse essere un live, è fuori da tutti i parametri, non è un progetto mirato e calcolato per essere venduto alle masse, voglio che questo album venga acquistato perché piace davvero. -taglio- È romantico, racconta delle storie d’amore e di quanto sia importante per me la musica, l’amore non per forza inteso tra due persone, ma anche per la mia famiglia, la mia terra. Le tematiche affrontate sono molto carnali, molto del sud, molto sentite. Groovy perché avendo studiato batteria, io inizio essenzialmente da lì quando scrivo un brano.”
Questo lavoro è stato, inoltre, registrato in tre giorni. Si può in così poco tempo tirare fuori un disco così completo e complesso?
“Sì, lo abbiamo registrato in Svizzera, vicino Lugano, in uno studio-loft, una sorta di salotto enorme dove abbiamo preso tutti i miei brani embrionali, appena nati…. suonati due o tre volte, et voilà! In alcuni casi è stata buona la prima!”
Riprendendo il titolo del tuo album, e del singolo, come vivi la tua vita da artista?
“La vivo continuamente studiando, tenendo le orecchie e gli occhi aperti, sono molto curiosa, cerco di essere artista raccontando le mie canzoni, io vivo di musica. La vita d’artista è fatta di tanti momenti, di silenzio, sul palco, di scrittura. Devi avere intorno la gente giusta, le amicizie giuste, la gente che ami, perché è importante il loro supporto.” -taglio2-
Durante il tuo percorso artistico sono state tante le esperienze che ti hanno portato lontano, una su tutte il Festival di Sanremo del 2015, ritorneresti su quel palco?
“È una settimana molto particolare quella che si vive lì, alla fine poi non ci capisci più niente. Inizialmente sei un po’ stordita, poi apri gli occhi e capisci che cosa hai fatto, e ti metti a lavorare, è un’esperienza che ti responsabilizza. Assolutamente la rifarei.”
Hai collaborato con tantissimi artisti, tra i quali Mario Biondi e Il Volo. C’è oggi un cantante che ammiri o con il quale vorresti lavorare?
“Adoro i cantautori di una certa età, perché hanno saputo mischiare, miscelare, vari generi musicali, ed è una cosa che oggi non si fa. Adoro Fabio Concato, lui è un mito, scrive delle canzoni bellissime, il suo è un cantautorato italiano influenzato dalla musica brasiliana e jazz. Oggi si ha un po’ di paura a vare questo, quello che hanno fatto i grandi come Pino Daniele, Lucio Dalla, sono stati coraggiosi e bravi a saper miscelare vari generi. Forse oggi solo Max Gazzè, Daniele Silvestri e Niccolò Fabi, possono avvicinarsi a questo genere di musica, io li adoro.”