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Fra musica e mito

di Umberto Garberini

Numero 200 - Giugno 2019

Successo al Teatro San Carlo di Napoli per il debutto di due giovani e valenti artisti


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Doppio debutto per la Stagione di Concerti del Teatro di San Carlo di Napoli, con due giovani artisti dalla già solida carriera internazionale: sul podio, alla guida dell’Orchestra del Teatro di San Carlo, il lettone Andris Poga, direttore musicale della Latvian National Symphony Orchestra; mentre il ventiquattrenne americano di origine cinese Conrad Tao ha dato prova del suo eclettico talento - è infatti anche violinista e compositore - con una portentosa esecuzione del Concerto n.1 in si bemolle minore per pianoforte e orchestra, Op. 23, di Piotr Ciaikovsky (1840-1893), cui seguiva, in seconda parte, la nordica Seconda Sinfonia di Jean Sibelius (1865-1957).-taglio- Concerto pianistico per eccellenza, composto nel 1875, quello di Ciaikovsky è opera monumentale e amatissima, in bilico fra malinconica anima russa e rigore mitteleuropeo, tuttavia non priva di retorica e di un pizzico di civetteria: per questo forse non piacque al suo primo dedicatario, il grande pianista Nikolai Rubinstein, che lo giudicò “rozzo e ineseguibile”, pur divenendone in seguito uno degli interpreti più acclamati. Celeberrimo il suo esordio: l’esile Conrad Tao lo attacca con impeto e gesto plateali, strappando dalle viscere del pianoforte i giganteschi accordi che punteggiano l’ampia e canora arcata melodica; il suo pianismo è strabiliante e magnetico, il dominio della tastiera assoluto, in una combinazione avvincente di forza e agilità in grado di contrapporsi e fondersi superbamente alla piena orchestrale. Dopo questa magnifica introduzione, a prevalere su tutto è il virtuosismo estremo e spettacolare di una composizione eminentemente rapsodica e sentimentale, a tratti ridondante, e in tal senso esaltata dall’interpretazione tutta fuoco e fiamme di questo giovane solista: dai frenetici passi d’ottave a un lirismo languido e rarefatto fino al deliquio, esito parossistico di una poetica non completamente risolta in un superiore equilibrio formale. Grande impressione e favore del pubblico ha destato -taglio2-la performance di Tao, che, nel fuori programma, ha inoltre concesso una meditativa trascrizione pianistica del Largo dalla terza Sonata per violino di Bach. Di pari magniloquenza, vera e propria cattedrale sonora, la Seconda Sinfonia in re maggiore, op 43, di Jean Sibelius, massimo esponente della musica finlandese del Novecento e forse di ogni tempo: se i suoi modelli sono Beethoven e Bruckner, il suo cuore è radicato nella tradizione popolare e mitica del folclore nordico. Simbolo del destino e della maledizione dell’uomo in lotta contro se stesso, perso in un’immensità soffocante, l’ispirazione musicale erompeva come un magma incontenibile e metamorfico; sotto la guida salda e lungimirante di Andris Poga si avvicendavano luci e ombre dinamiche, improvvisi sbalzi contrappuntistici e unisoni abbaglianti, quasi avvolgendo lo spazio, annullando il tempo e la volontà in una sensazione di angoscia e di vuoto terrificante: “come se l'Onnipotente avesse buttato giù i pezzi di un mosaico per il pavimento di un cielo”, dichiarò lo stesso compositore. Figura isolata e misconosciuta al suo tempo, Sibelius abbandonò la composizione nel 1926: avrebbe vissuto per altri trent’anni in un totale silenzio creativo. Oggi il valore della sua musica è universalmente riconosciuto e il suo nome è un simbolo di libertà e identità nazionale.





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