Con amore
Finalmente è tornato sul grande schermo il duo più amato della televisione e cinema italiano, stavolta in una veste decisamente inedita, pronti a raccontare la storia di un amore
La loro avventura nel mondo dello spettacolo ha inizio trent'anni fa in un villaggio turistico, dove uno faceva l'animatore mentre l'altro trascorreva tranquillamente le proprie vacanze. In quell'occasione, difficilmente Salvatore Ficarra e Valentino Picone avrebbero potuto lontanamente immaginare che quell'incontro si sarebbe trasformato in un proficuo connubio artistico così consolidato. -taglio- Ed oggi, con un nome d'arte che non è altro che la somma dei loro cognomi, Ficarra e Picone hanno conquistato lo star system italiano, continuando a raccogliere straordinari consensi in televisione, a teatro e al cinema. Attualmente sono sul grande schermo con una pellicola, il cui titolo è già tutto un programma: "Santocielo". E la trama non è da meno: in Paradiso decidono di inviare sulla Terra un nuovo Messia e a fare l’Annunciazione, e ad insufflare nel grembo della nuova Madonna, il nuovo Messia viene inviato: Aristide (Picone). Quest'ultimo, però, per errore finisce per “ingravidare” non la prescelta ma un professore bigotto e ossessionato dal giudizio altrui, Nicola (Ficarra). Albatros Magazine ha incontrato il poliedrico duo di origine siciliana in occasione della presentazione del film durante la quale hanno raccontato com’è nata l’idea di raccontare una storia alquanto singolare. Siete tornati al cinema con un nuovo film intitolato "Santocielo". Com'è nata questa nuova avventura cinematografica? F – “Questo film è il frutto di un desiderio che avevamo sia noi che il regista Francesco Amato assieme a Davide Lantieri, che è il suo cosceneggiatore, ovvero di riuscire a fare un progetto per il grande schermo incentrato sugli angeli. Si è trattato di uno strano caso visto che noi non eravamo al corrente di avere il suo stesso desiderio. E se nessuno ci avesse messo in contatto avremmo rischiato di girare due film.” Com'è avvenuto il vostro incontro con il regista? P – “È accaduto per puro caso: il nostro montatore, Claudio Di Mauro, che da tempo collaborava anche con Francesco Amato, resosi conto del desiderio di entrambi circa la realizzazione di un film, a un certo punto ci ha chiesto di parlare tra di noi, in modo da realizzare un solo film invece che due. Visto che tra di noi c'era una stima reciproca, ne abbiamo approfittato per raccontargli la nostra idea, ma non è andato tutto nel modo più scontato, poiché a lui non è piaciuta la nostra storia e viceversa. La soluzione migliore, ci siamo resi conto dopo un po', era quella di dar vita a un'idea completamente nuova e diversa. Non ci abbiamo messo molto, subito dopo infatti, il film che il pubblico sta vedendo in questi giorni al cinema è nato abbastanza velocemente. O meglio: il plot del film è nato a pranzo in pochissimi minuti, anche se poi ci abbiamo messo un anno e mezzo a scriverlo e sistemarlo come desideravamo.” F – “L’idea in ogni caso è venuta fuori di getto perché ne parlavamo da tanto tempo, e mentre scrivevamo il film stesso ci suggeriva dove andare e cosa fare. Il film, soprattutto, è nato dalla volontà di poter parlare di temi importanti, come l'amore, attorno cui ruotano tutte le nostre vite.” Ficarra, in questo film interpreti il ruolo di Nicola, un uomo che scopre di essere incinto... F – “Si tratta di un personaggio che cerca l’amore fin dall’inizio, poi scopre che ha già dentro di sé questo amore così importante. Un amore che lui non sa come è arrivato e si chiede come è possibile che sia incinto.” Il tuo personaggio, Picone, invece è quello di un angelo che giudica gli esseri umani prima di conoscerli... P – “Aristide, questo il nome dell'angelo, una volta arrivato sulla terra fa un percorso, si umanizza, e comprende forse meglio anche quale è la sua mission, come direbbe Dio in Paradiso. Questo vale anche per le figure femminili che sono accanto a noi: Maria Chiara Giannetta che non capisce ma vede qualcosa che le appartiene, e Barbara Ronchi che interpreta Giovanna, una figura bellissima di una psicologa che non ne azzecca una, neanche su di sé, e solo alla fine capisce. C’è quindi il tema dei diritti, se è giusto o meno regolamentare un amore, il concetto di famiglia, e la presenza dell’amore nella separazione.” Che cosa ti ha insegnato questo film? F – “Ci ha fatto un certo effetto raccontare in questo modo l’umanità, attraverso la gravidanza che è un meraviglioso episodio della vita della donna che non accade mai a noi uomini. In più, sempre attraverso ‘Santocielo’, abbiamo anche avuto l’opportunità di poter esprimere la nostra opinione in fatto di donne, diritti e amore.” P – “Siamo felici di aver fatto un film, una commedia, che rappresenta una favola civile che racconta l’amore in tutte le sue declinazioni. Ho capito che spesso si giudica prima di conoscere e può sembrare una cosa naturale che più una persona sia anziana e più abbia dei pregiudizi. Inoltre questo film rivela che la saggezza ti impone di vedere qualcosa che è naturale, e l’amore è la cosa più naturale che esista: quindi, in maniera naturale, si entra nel mistero dell’amore che poi così misterioso non è. Questo film parla dell’eliminazione dei pregiudizi, inclusi quelli legati a Dio, che mi auguro che in futuro somigli un po’ a questo Dio raccontato nel film.” A proposito di Dio, com'è stato affrontare il tema della religione? P – “Abbiamo affrontato il tema della religione con molto rispetto e garbo.” F – “Sì, anche perché, il Dio che emerge in questo film è molto più avanti rispetto a tanti umani.”