Storie quotidiane senza tempo che si compiono in atmosfere sospese, tra il reale e il fantastico
Raccolte intime di appunti visivi che seguono un preciso percorso mentale. Storie quotidiane senza tempo che si compiono in atmosfere sospese, tra il reale e il fantastico. Il fascino eterno del golfo di Napoli che si materializza in delicati acquerelli, schizzi, disegni istantanei. -taglio- Figurativo convinto, delizioso paesaggista, mette in scena quello che succede intorno, passando dall’incanto alla denuncia, dal ricordo alla proiezione verso il futuro. Ferruccio Orioli è nato a Venezia, dove si laurea alla Facoltà di Architettura e inizia a lavorare. In seguito, si trasferisce per ragioni professionali a Matera e poi, a Roma, per scegliere alla fine di vivere (dal 1994) a Napoli. È la città partenopea in sé, che presto diventa la sua principale fonte d’ispirazione. Ogni volta, viene raccontata in sequenze, intervalli di tempo e di spazio, con una costante fissa: la presenza del mare. Il mare e il cielo rappresentano lo schermo sul quale si proiettano immagini: quelle reali e quelle interiori, che emergono dal profondo dell’inconscio. Autodidatta, ha iniziato ad usare l’acquerello nel 1978, sia nei piccoli, che nei grandi formati. Tutti i dipinti sono frutto di una lavorazione complessa e meticolosa, supportata da una eccezionale manualità. Le opere di Ferruccio Orioli spesso si presentano come una sorta di “somma” di svariati frammenti, che compongono opere uniche o danno inizio ad interi cicli pittorici. Quello, che colpisce immediatamente è una luce speciale che pervade ogni opera. Dipinti su carta, lavorati con la sola acqua e pochi pigmenti, qualche volta affiancati da altre tecniche pittoriche, sono caratterizzati da una straordinaria forza espressiva, da delicate cromie ed atmosfere rarefatte. Gli acquerelli di Orioli, anche se realizzati su fragili supporti prevalentemente cartacei, spesso assumono dimensioni inusuali, come avviene nelle “Storie del Golfo”, un’opera lunga 27 metri, attualmente esposta nella nuova sede della Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi Federico II a San Giovanni a Teduccio. Talvolta sembra, che Orioli usi la pittura come una sorta di autoterapia, tessendo continuamente trame che parlano di bellezza assoluta. Altre volte invece, esprime parole di denuncia, portando a galla drammatici temi sociali.-taglio2- I suoi dipinti raccontano questo difficile tempo storico: migrazioni e le loro conseguenze letali, scontri armati tra gli stati, un mondo dilaniato da grandi differenze economiche, gli effetti dannosi del riscaldamento globale e dell’inquinamento del mare. Gli acquerelli, a volte lievi e trasparenti, a volte bruschi e drammatici, mettono in contrapposizione dialettica le visioni del viaggiatore e le osservazioni di chi vive un luogo. Storie di vita vera raccontate con grande sensibilità, empatia, coraggio. Cicli pittorici come “Fortezza Europa”, “Abbandonati tra mare e cielo”, “Noi di qua, voi di là”, “Sulle sponde di questo mare” si soffermano sul tema di persone che fuggono da guerre, carestie, disastri ambientali e si trovano di fronte le barriere, che gli stati innalzano per arginare flussi migratori, perendo in mare o lungo le vie di fuga. La serie “Attento dove metti i piedi” costituisce forse l’esempio più significativo della straordinaria poetica di Ferruccio Orioli. Le opere, composte da due parti ben distinte, una sorta di “sopra” e di “sotto”, contrappongono la bellezza assoluta dei panorami di Napoli alle sue bruttezze, degrado e abbandono. L’ultima mostra “De Vesevi rebus” allestita nelle sale più panoramiche del complesso della Certosa di San Martino a Napoli, diventa una pura riflessione sull’immagine del golfo partenopeo e sulle mutazioni, che avvengono nel tempo. Le opere esposte stabiliscono uno stretto dialogo visivo e geografico con la scenografica veduta del Vesuvio che si ammira dal Belvedere del Quartino del Vicario. Orioli cerca degli insoliti punti di vista dai quali ritrarre il Vulcano, mettendo in atto un’operazione visiva, che estrapola “l’icona Vesuvio” dal panorama della città e rappresentandolo nell’ arco del giorno e in diversi momenti dell’anno. L’ immagine della montagna viene contrapposta ad altri elementi: sagome umane, oggetti venuti alla luce durante gli scavi archeologici, armi, gessi pompeiani. Un racconto, che aspira a mettere insieme il passato, il presente e il futuro con tutte le luci e le ombre, che regnano nel nostro tempo. Il dominio delle opere d’arte raffigurate apre alla speranza, che queste, un giorno, possano testimoniare dell’attualità con più forza e fiducia, rispetto alla tecnologia e alla violenza, che sembra di essere uno dei tratti distruttivi del mondo di oggi.