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FEFÈ DE GIORGI

di Gaetano Magliano

Numero 233 - Settembre 2022

Intervista esclusiva all’uomo che è stato in grado di riportare il volley maschile sul tetto del mondo, a meno di una settimana dalla vittoria del Coppa incontriamo il Coach della Nazionale Italiana Pallavolo


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Lezione mondiale di pallavolo da parte di Fefè de Giorgi; una lezione non solo tecnica, anzi, un vero e proprio corso su come portare una squadra giovane e alla prima uscita ufficiale in un torneo sul gradino più alto del podio. D’altronde come si dice “buon sangue non mente”, infatti, per chi non lo sapesse il CT azzurro nel corso degli anni ottanta e novanta ha fatto parte della cosiddetta generazione di fenomeni della nazionale italiana, -taglio-con cui ha vinto un campionato europeo e tre campionati mondiali giocando nel ruolo di palleggiatore. Inoltre Fefè De Giorgi all'attività di allenatore affianca quella di scrittore e docente; è infatti autore di due libri, uno scritto a quattro mani con il professore Giuliano Bergamaschi, “Pensieri per allenare e motivare una squadra”, in collaborazione con la scuola di Palo Alto, e “Vademecum del palleggiatore”, in collaborazione con il giornalista Lorenzo Dallari. De Giorgi ha inoltre curato la prefazione de “La didattica dell'allenare nelle Scienze Motorie” dei docenti Giuliano Bergamaschi e Donato Sarcinella. Dal 2019 tiene il corso di "Teoria tecnica e didattica degli sport di squadra" nel corso di studi in scienze della attività motorie e sportive presso l'Università degli Studi di Foggia. Insomma, diciamo che questo signore sa bene qual è il modo per creare e far crescere le nuove generazioni di pallavolisti. Noi di Albatros siamo riusciti a fare con lui una bella chiacchierata per cercare di scoprire cosa c’è dietro l’atleta e l’allenatore più in vista del momento. È obbligatorio partire dalla vittoria del Mondiale, sono passati un po' di giorni: quali sono le sue sensazioni “a freddo”? “Le stesse di quelle che ho provato il giorno della finale! – ride ndr. È difficile da spiegare a parole, ma provo una felicità immensa ed un orgoglio sconfinato per tutto lo staff tecnico ed ogni singolo giocatore. Non voglio peccare di presunzione, però, è giusto riconoscere specialmente ai ragazzi, di aver compiuto una vera e propria impresa. Abbiamo affrontato Nazionali molto più esperte di noi e più preparate a competizioni di questa portata, però il bello dello sport è proprio questo: alla fine vince chi ci crede di più, chi ci mette più energia e butta il cuore oltre l’ostacolo.” Quali erano gli obiettivi di questa Nazionale all’interno del Mondiale e quando ha capito che potevate puntare in alto? “L’obiettivo primario, da ex giocatore, è sempre quello di vincere. È vero che questo gruppo, che ha subito molte modifiche, ha visto l’innesto di tanti giovanissimi, è arrivato a giocarsi il Mondiale principalmente per farsi conoscere… nel momento in cui i ragazzi hanno capito che non avevano nulla da temere anche dovendo affrontare dei ‘mostri sacri’ della pallavolo odierna, in quell’stante c’è stato il cambio di passo. Se ci fa caso, durante le prime partite, era evidente che ci fosse un po' di timore anche nel dover eseguire gesti tecnici semplicissimi, poi dai quarti di finale in poi i ragazzi hanno iniziato a giocare come se non avessere nulla da temere e lottando su ogni pallone come se fosse l’ultimo!”-taglio2- Nello sport anche l’emotività è un elemento imprescindibile, essendo questa una Nazionale giovanissima, come ha lavorato sulla gestione delle emozioni? “La gestione dello stress e dell’emotività è fondamentale. La cosa che dico sempre agli allenatori, così come ai giocatori prima di iniziare un percorso di squadra, è di tenere sempre presente che ogni membro del team ha una propria personalità, un proprio storico ed un proprio modo di affrontare le diverse situazioni che si possono presentare all’interno di una squadra e durante una competizione. Premesso questo, quindi, ognuno deve impegnarsi a comprendere l’altro; appreso questo poi si inizia a capire come poter essere incisivi su ogni singolo atleta. Il compito di un buon allenatore è quello di acquistare la fiducia dei propri giocatori, solo in questo modo è possibile farsi ascoltare e seguire tecnicamente e non. In particolare, questo gruppo ha la caratteristica di essere molto cazzuto, l’età media è molto bassa e questo quindi ci permette di affrontare anche l’ansia da prestazione con la spavalderia che solo da ventenni si può avere! Devo riconoscere, però, che ho la fortuna di lavorare con dei veri professionisti, infatti, i ragazzi non si tirano mai indietro e non si risparmiano nemmeno durante un semplice allenamento. Come ho detto prima sono molto orgoglioso!” Lei è stato parte di quella che hanno definito “la generazione dei fenomeni”, come pensa sia cambiata la pallavolo in questi ultimi anni? “La pallavolo è uno sport semplice, ma al tempo stesso molto complicato. Sicuramente, rispetto a quando io giocavo, adesso è diventata una disciplina molto più fisica, basti guardare le fisicità dei grandi campioni che ci sono adesso in circolazione… noi a confronto eravamo dei pali della luce! – ride ndr. Proprio per questo motivo è cambiato quindi anche il gioco dal punto di vista della tattica; sono cambiati molti schemi di gioco, la gestione degli allenamenti e della preparazione fisica.” Infine, quali saranno i suoi prossimi impegni con la Nazionale? “Personalmente adesso mi godo qualche giorno di vacanza, anche per scaricare tutta l’adrenalina accumulata in queste settimane. Dopodiché riprenderemo gli allenamenti e prima dell’inizio del Campionato italiano saremo impegnati in qualche partita amichevole. Da metà ottobre in poi inizia il vero lavoro, sarò a rotazione su tutti i campi italiani per conoscere quanti più giovani atleti è possibile!”





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