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FABIO VOLO

“Questo sono io”

di Laura Fiore

Numero 257 - Febbraio 2025

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Il suo ultimo libro ha avuto un incredibile successo ed il suo programma radiofonico è uno dei più seguiti di sempre, è un personaggio divisivo o lo ami o lo odi, ecco cosa ci ha raccontato


“Balleremo la musica che suonano” è questo il titolo dell’ultimo romanzo di Fabio Volo che in pochi mesi dalla sua uscita è riuscito a scalare tutte le classifiche di vendita in Italia ed è pronto a varcare anche i confini del nostro Belpaese. È questo un libro nel quale si nota un cambiamento netto con la scrittura ed i personaggi cui Fabio Volo ci aveva abituato, in questo romanzo infatti ritroviamo intimità e sincerità; l’autore approfondisce in maniera inedita la tematica della ricerca di sé stessi, una ricerca non certo priva di ostacoli ma che prima o poi tutti ci ritroviamo ad affrontare nella nostra vita. Noi di Albatros l’abbiamo incontrato al privo evento di presentazione di questo nuovo anno, ecco cosa ci ha raccontato. -taglio- Partiamo ovviamente dal tuo ultimo romanzo, un lavoro che tu stesso hai definito “faticoso”, com’è nata l’idea di questo libro? “L’idea di questo libro è nata in maniera molto spontanea, nel senso che mi sono ritrovato a mettere nero su bianco i miei pensieri, come faccio spesso anche solo con scopo ‘terapeutico’, con la differenza che son stato attaccato al pc a scrivere per due settimane senza nessun tipo di interruzione. Quando mi sono alzato dalla sedia e mi sono reso conto di quanto io mi fossi totalmente estraniato per due settimane ho capito che quello che avevo scritto poteva diventare un libro e così ho iniziato a lavorarci e a migliorarlo per renderlo quello che è adesso. L’ho definito un lavoro faticoso perché c’è molto di me in questo libro, è la storia di un ragazzo che sentiva di non trovarsi nel posto giusto, ma anche la storia di un rapporto complicato con la famiglia e con il passato. Il mio protagonista deve trovare quello che secondo lui è il posto giusto nonostante un destino segnato da una famiglia con pochi soldi e l’assenza di grandi sogni da inseguire. La svolta arriva quando il ragazzo scopre i libri in una maniera del tutto diversa da come li aveva conosciuti sui banchi di scuola. Hermann Hesse, Gabriel García Márquez, Jack London e Joseph Conrad lo ammaliano al punto da renderlo consapevole di uno spazio tutto per lui in qualche angolo del mondo. Cercare la propria strada, però, talvolta vuol dire ferire chi resta, perché un figlio che ha un genitore infelice si sente in colpa a toccare la felicità con mano. Scrivere questa storia ha richiesto un grande sforzo emotivo, ma quando ho terminato mi sentivo come si fossi alleggerito di un peso, senza avere il timore di mostrarmi per come sono stato e come sono ora.” Anche lo stile della tua scrittura è cambiato, è diventato in questo romanzo molto più schietto. A cosa si deve questo cambiamento? “Al fatto che mi ero rotto di dover sempre fare attenzione a non ferire gli altri, mentre però io me ne mangiavo di limoni. L’approccio a questo libro è stato ‘la cosa è questa, io sono così, se non vi sta bene lì è la porta’. Scrivendo questo romanzo mi sono reso conto di quanto spesso ci auto censuriamo per paura del giudizio o anche molto banalmente perché ‘è giusto così’; e la colpa non è da imputare al mondo che ci circonda perché spesso è una condizione nella quale ci infiliamo da soli senza nemmeno rendercene conto. Io, ho fatto questo percorso personale e non hai idea di quanto è stato bello liberarsi di tutta una serie di pensieri intrusivi che mi facevano avvelenare l’anima. Sembra una frase fatta ma il primo passo verso un cammino migliore parte sempre dalla consapevolezza di ciò che siamo nel bene e nel male, una volta accettato e capito questo la strada per quanto tortuosa porterà ad un posto incredibile!” L’idea che spesso le persone hanno di te è quella di una persona che partecipa a mille eventi, molto mondana, sempre sul pezzo e invece hai più volte detto che non ti riconosci per niente in questa descrizione. Quindi meglio chiedere a te una tua descrizione… “Questa cosa ormai va avanti da anni e non so per quale motivo si sia creata questa cosa attorno a me del festaiolo di turno, anzi io sono proprio l’opposto. Pensa che quando sono venuto a Milano giovanissimo l’unica cosa che avevo in testa era il lavoro, il mio unico obiettivo era riuscire a realizzare i miei sogni e quindi essendo molto focalizzato sul mio percorso dedicavo pochissimo tempo alle feste etc etc… Inoltre io sono un pantofolaio, cioè non mi piace stare troppo in giro, ho una mia cerchia ristretta di amici con i quali principalmente organizzo cene a casa. La mia unica vera trasgressione sono i viaggi. Amo viaggiare, ed ammetto che quando sono fuori cerco di vivere quante più esperienze possibili per capire anche a trecentosessanta gradi il posto in cui mi trovo. Sono una persona molto curiosa e questo mi ha sempre portato a conoscere a voler sapere il perché di determinate cose. In definitiva quindi possiamo dire che l’idea che le persone si son fatta di me combacia con il Fabio viaggiatore!” In questi anni di carriera c’è sempre stata una costante: la radio. Tra le tue mille trasformazioni, quella della radio è una delle attività alla quale non hai mai rinunciato… “Sì, la radio è proprio il grande amore di sempre, anche perché è stato il primo in quanto io ho iniziato proprio con la radio prima di dedicarmi a tutte le altre cose. Sono ben 25 anni e non ho mai rinunciato alla radio prima di tutto perché inspiegabilmente mi continuano a dare l’opportunità di lavorarci con un mio programma – ride ndr. – e poi, scherzi a parte, perché amo il linguaggio della radio: meno fronzoli e molto più diretto in quanto sei live quindi nel bene o nel male le persone interagiscono con te in maniera velocissima. Diciamo che mi piace definirla la mia comfort zone che però allo stesso tempo mi regala sempre quel brividino del non sapere cosa può accadere. Nonostante gli altri lavori che faccio danno tutti più prestigio, ad esempio l’attore o lo scrittore, nella vita ho deciso di non seguire quello che mi da più fama ma quello che mi piace di più!”

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