Al lirico il capolavoro operistico di Caikovskij per la regia di Barrie Kosky e la direzione di Fabio Luisi
Al Teatro di San Carlo grande successo per “Evgenij Onegin”, capolavoro operistico di Pëtr Il’ič Čajkovskij nell’acclamata produzione della Komische Oper Berlin, per la regia di Barrie Kosky. Opera in tre atti e sette scene, su libretto di Pëtr Il’ič Čajkovskij e Konstantin Stepanovič Šilovskij, è tratta dall’omonimo romanzo in versi di Aleksandr Sergeevič Puškin. -taglio-Rappresentata per la prima volta al Teatro Malyj di Mosca, il 17 marzo 1879, insieme con “La dama di picche”, “Evgenij Onegin” è l’opera più famosa del compositore russo. Il celebre, visionario regista Barrie Kosky rappresenta alla perfezione il dramma psicologico che Čajkovskij scrisse sulle illusioni, i sogni e le sconfitte dei quattro giovani protagonisti. “In Evgenij Onegin abbiamo a che fare con più storie – spiega Kosky - non si tratta solo della storia di una giovane ragazza che scrive una lettera, ma è la storia di una ragazza che cresce, di un uomo cinico che impara che deve in qualche modo scendere a patti con il proprio universo emozionale, è la storia di persone che dalla campagna si muovono in città, è una storia di snobismo, è la storia di una comunità, è una storia sul tempo. Come in tutte le grandi opere abbiamo a che fare con tante storie diverse e con molti livelli diversi, che l’autore combina brillantemente in un unico grande paesaggio teatrale musicale”. Nel 1877, la cantante d’opera Elizaveta Lavrovskaja propose a Čajkovskij di creare un’opera basata sull'”Evgenij Onegin” di Puškin. Il compositore, non del tutto convinto, si dedicò con grande impegno al lavoro che denominò “scene liriche”. Il capolavoro operistico cajkovskijano in altre nazioni è regolarmente in repertorio, mentre da noi è ancora una proposta insolita. Il cast vocale annovera Elena Stikhina nei panni di Tat’jana, Artur Rucinski in quelli di Onegin e Michael Fabiano in quelli di Lenskij. Nino Surguladze è Ol’ga mentre, Monica Bacelli interpreta Larina. Completano il cast Larissa Diadkova (Filipp’evna), Alexander Tsymbalyuk (il principe Gremin), Roberto Covatta (Triquet), Antonio De Lisio (un comandante di compagnia) Rosario Natale (Zareckij), Mario Thomas (un contadino). Molto belle le scene di Rebecca Ringst, i costumi di Klaus Bruns e le luci di Franck Evin. Siamo nella Russia dell’800. La scena apre su un rigoglioso giardino della tenuta della famiglia Larin, con al centro una zolla mobile. Tante sedie in legno sul prato e ospiti per la festa di compleanno di Tat’jana con il cantore francese Triquet. La purezza d’animo di Tat’jana che si innamora del dandy pietroburghese Onegin,-taglio2- fa da contraltare al cuore inaridito dell’uomo cinico e superficiale che sfiderà a duello il caro amico Lenskij. Tat’jana, per Dostoevskij, è “l’apoteosi della donna russa” nella quale convivono passionalità, fragilità, riserbo, correttezza, forza di carattere e senso di giustizia. Incantevoli i quadri più suggestivi come le fiaccole a fuoco vero, la scena della lettera scritta sdraiata sul prato da Tat’jana, il duello tra Onegin e Lenskij che brandiscono bottiglie d’alcool e si ubriacano per riuscire a sfidarsi e ad uccidersi, il ricevimento nella dimora del principe Gremin, che vede la protagonista sposata e regale nel suo abito cremisi, ora desiderabile agli occhi del fatuo Onegin, la pioggia che “lava” il riscatto finale. I quattro registri e le loro interpretazioni sono eccellenti: il baritono polacco Artur Ruciński dipinge un Onegin dalla potente voce dal bel timbro scuro; il soprano russo Elena Stikhina interpreta un’intensa, poetica, dolce e appassionata Tat’jana dalla voce potente ed estesa, di grande espressione. Il tenore americano Michael Fabiano restituisce un Lenskij ingenuo e romantico, ricco di sfumature e drammaticità nel salutare la vita. Il mezzosoprano georgiano Nino Surguladze offre un’ottima prova vocale e di carattere nel dipingere la spensierata Ol’ga. Bravo anche il mezzosoprano Monica Bacelli, con la sua Larina che fa da contraltare alla balia Filipp’evna, dalla vocalità grottesca, ben interpretata dal mezzosoprano russo Larissa Diadkova. Bravo anche il principe Gremin del basso ucraino Alexander Tsymbalyuk, che interpreta il principe Gremin, e il Triquet dell’italiano Roberto Covatta – un magnifico e importante gruppo internazionale scelto dal direttore del casting, Ilias Tzempetonidis. Splendido lavoro di José Luis Basso, direttore del Coro del Teatro di San Carlo. Eccellente la direzione di Fabio Luisi che esalta dinamiche e cromatismi, i diversi ritmi di danza di matrice europea, il canto, gli elementi drammatici dell’opera, una linea musicali a tratti straussiana, poetica, rarefatta. Una musica che esprime l’universalità dei sentimenti attraverso la bellezza della vocalità, un’opera poetica che mostra le più intime raisons du coeur. Meritati e lunghi applausi alla prima sancarliana.