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Estate di speranza

di Franco Salerno

Numero 220 - Maggio 2021

L'estate come stagione di rinnovamento. Che cosa ne pensavano gli scrittori latini?


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I profumi di questa primavera del nostro scontento sembrano avvertirsi nell’aria intorbidata dall’angoscia che il Covid ha diffuso e disseminato nelle praterie del Pianeta. Che significa? Che qualche speranza di “normalità” grazie all’estate si sta facendo spazio nella nostra vita. -taglio-Che il cambiamento spetta a noi, che dobbiamo fare della resistenza la nostra forza. Che la fiducia nella Vita è una risorsa di tutti. Chi inventò la parola "estate" nell'antica Roma pensò al termine "aestus", che significava "calore" e "ribollimento", come "bolle" l'acqua calda nella pentola e come gorgoglia l'estuario in cui si condensa tutto il ribollìo delle acque di un fiume che stanno per sfociare nel mare e che sono il simbolo della forza rinnovatrice. E, allora, rileggiamoci sull’argomento le massime più incisive della cultura dell'antica Roma, che, come al solito, forgiò uno scrigno di sentenze di inestimabile valore. Gli antichi sono stati i maestri delle filosofie dell'inizio e del rinnovamento: dal celeberrimo "Tutto scorre" del filosofo greco Eraclito alla potenza dissacratoria del pensiero del poeta latino Lucrezio, che rottamò tutti i luoghi comuni delle ideologie tradizionali. Fondante è il concetto secondo cui la Natura mette in comune tutto quanto ha di bello e di salvifico. Fu Petronio a scrivere chiaramente “Il Sole risplende per tutti”, aforisma dal significato inequivocabilmente positivo. Questo concetto aveva un suo “pendant” nella visione di Ovidio, il quale ritiene che la Natura offra i suoi benefìci a tutti. Da questa premessa Seneca trae la raccomandazione di fare come gli dei generosi e dunque di beneficare anche gli ingrati. Il concetto fu poi ripreso e cristianizzato dal Vangelo di Matteo, il quale sottolinea che il Sole sorge sui buoni e sui cattivi (5, 45).-taglio2-Dunque la speranza di un Risorgimento culturale e esistenziale comporta anche la speranza che gli effetti benèfici dell’estate(vista anche metaforicamente) siano appannaggio di tutti. L’altro aspetto del cambiamento è quello di avere la forza di fronteggiare il Male con un atteggiamento pacato, frutto del riposo, che l’estate ci può donare. Una positiva concezione dell'ozio (tipico dell’estate) fu proposta da Cicerone (I sec. a. C.), che, dopo il tormentato avvicinamento a Cesare e le disavventure familiari, scoprì, quando fu costretto all'esclusione dalla vita politica, l'otium literarium (la possibilità per l'uomo libero di ritagliarsi un tempo tutto suo per dedicarsi alla meditazione su questioni filosofiche e morali). Tale tesi fu ulteriormente esaltata da Seneca (I sec. d. C.), il quale ritenne che il saggio dovesse far vita ritirata, per non vivere in una società corrotta. Questa vita, basta iniziarla. Varrone (I sec. a. C.) paragona l'avvio di un'impresa ad un viaggio, sottolineando che in esso "il tratto più difficile è quello della porta", cioè del varcare la soglia verso mondi nuovi. Invece, Cicerone usa nel De oratore una metafora tratta dal mondo contadino: l'intraprendere una nuova azione è simile alla mietitura. Perciò scrive: "Mieterai a seconda di ciò che avrai seminato". Proverbio, questo, già presente nella Bibbia e ripreso in tutte le culture europee, a testimonianza del fatto che iniziare significa soprattutto cambiare e migliorare sé stesso.





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