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Donne jazz

di Antonino Ianniello

Numero 230 - Maggio 2022

Una donna leader, una decisa frontwoman: entriamo nel mondo musicale della bravissima Virginia Sorrentino


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Il territorio salernitano, nel mondo jazz, esprime con orgoglio un’artista di enormi qualità: Virginia Sorrentino è un’apprezzata jazz singer con un carattere tipico dell’artista deciso nell’intraprendere il percorso musicale. Una curiosità: la donna, ispiratrice dei brani che canta con eccellente professionalità e con piglio di donna del Sud, -taglio-nasce in Brianza (molto probabilmente per un caso della vita) da due insegnanti originari di Nocera Inferiore e Castel San Giorgio. Resta nei pressi del fiume Adda sino all’età di nove anni e fino a quando la famiglia non decide di trasferirsi al Sud ed oggi e moglie di un altro noto jazzista salernitano ma di origini napoletane: il bravissimo contrabbassista Marco de Tilla. Gli amori per la cultura e per la musica si intersecano fin da subito. In una terra che piena di jazzisti ma con i Conservatori aperti ancora e solamente al canto lirico, Virginia Sorrentino è costretta a rivolgere i suoi interessi sullo studio della Musicoterapia (cosa che le tornerà molto utile anche per i suoi studi sugli effetti della musica se suonata in un certo modo … nel rispetto e nell’impiego degli hertz) frequentando, a Napoli, la triennale dell’Isfom (Istituto Formazione Musicoterapia) ed intervallando gli studi alla sua già avviata attività di cantante e corista, alla ricerca innanzitutto della sua identità musicale. Virginia Sorrentino, quindi è da quasi tre decenni una cantante professionista… Ma come si forma Virginia Sorrentino come imponente jazz singer? «Imponente è solo il mio amore per il canto e la convinzione di un potere, quello del suono vocale. Cose che hanno trasformato la mia vita, modellando lentamente una strada di gioia. Cantare è per me sintonizzare le frequenze dell’anima (date da emozioni, vissuti, valori) concentrarle nella voce accordandomi all’ambiente … attraverso il corpo che diventa un ‘diapason vibrante’ che la irradia. Con la voce posso raggiungere, ‘toccare’ chi è attorno. Devo dire che all’inizio non sapevo tutto questo. Ventotto o ventinove anni fa sono approdata alla musica per caso, trascinata fuori dagli studi televisivi in cui mi avevano portata a lavorare come giornalista … Mi lasciai sedurre lentamente dall’energia potente della musica dal vivo, sui palcoscenici di mezza Italia. La mia vera scuola, posso dirlo, è stato il palco. Prima del jazz nasco come corista professionista (figura rara anni fa, in quanto non tutti i solisti sanno armonizzare le voci) lavorando con alcuni cantanti tra cui Massimo Ranieri, Massimo Modugno, Alan Sorrenti, Barbara Cola, Franco Fasano, Gianni Nazzaro, Francesca Alotta. Nel frattempo approdo al jazz alla fine degli anni novanta e grazie all’Università di Salerno, dove mi convinsero a fare un provino. Entrai nell’Orchestra Jazz dell’Università, ideata dal Prof. Gianfranco Rizzo e diretta dal Maestro Stefano Giuliano, cui devo molto della mia formazione. L’orchestra universitaria salernitana, per oltre un decennio ammirata in tutta Italia e all’estero, mi ha portata a crescere su alcuni dei palchi più importanti (Umbria Jazz ad esempio, per due anni) anche in Francia, Danimarca. Ho potuto esprimermi là dove da sola non avrei avuto il coraggio e la forza di arrivare; sono stata infatti sempre critica con me stessa, consapevole di avere tante cose da migliorare nella mia vocalità.» L’artista, che con il supporto fondamentale del valente marito contrabbassista ha fatto molta strada e tanta ne farà ancora, nel 2015, viene inserita nel lavoro discografico ideato per omaggiare ‘The Voice’ Frank Sinatra. L’importante e storica rivista italiana ‘Musica Jazz’ infatti, all’epoca, pubblico il cd ‘100% Frank’ ed in quel disco Virginia Sorrentino è presente con il brano ‘Kiss’ (Gillespie-Newman) insieme a nomi altisonanti come quello di Ornella Vanoni, Mario Biondi, Paolo Fresu, Christian De Sica, Ronnie Jones, Gianluca Guidi e tanti altri. Il disco, allegato al mensile, in Italia vendette ben ventimila copie! La singer che la Campania ed il salernitano avrebbe potuto perdere se fosse restata in Brianza, partecipa poi a numerosi Festival Jazz e Rassegne in Italia ed Europa. Dopo la doppietta ad Umbria Jazz, fu la volta di ‘Copenaghen Jazz Festival’, ‘Le Mans Jazz Festival’, ‘Valbonne Jazz Festival’, ‘Festival dei Due Mondi di Spoleto’, ‘Jazz in Capri’, ‘Carinaro Jazz’, ‘Torvergata Jazz’, ‘Villa Celimontana Jazz’, ‘Nick La Rocca’, ‘Sorrento Jazz’, ‘Terni Jazz,’ ‘Giffoni Jazz’, ed altri ancora … ricevendo apprezzamenti da musicisti di fama internazionale tra cui Diane Schuur, Toots Thielemans, Pat Metheny, Roberta Gambarini e da un pubblico affettuoso che la segue nelle sue personalissime performance. -taglio2-Pubblica a suo nome nel 2002 ‘Ice Gold’ con Buddy Miles (famoso batterista di Jimi Hendrix e Carlos Santana) e il pianista italiano, con sede negli States, Sergio Orso «… disco mai più pubblicato ma che vedremo di riproporre a case discografiche», ‘La voglia, la pazzia’ (Romeo Produzioni, 2013) con il bravissimo organista Hammond Antonio Caps Capasso, nell’insolita formazione ‘Hammond Duo’ ed infine, nel 2021, ‘But the world goes ‘round’ per la Elios Registrazioni Audiovisive. «Intanto è in fase di missaggio il prossimo disco in 4et con Ciro Caravano al piano, Marco de Tilla al contrabbasso e Gino Del Prete alla batteria, in un omaggio a Barbara Streisand e Michel Legrand.» Come viene fuori la tua passione per il jazz? «La passione vera per il jazz iniziò a prendermi attraverso l’onda travolgente dello Swing d’orchestra: l’energia più potente mai provata in vita mia! Con l’orchestra ho capito quanto la musica dal vivo si crei attraverso la totalità di emozioni ed esperienze non solo dei singoli musicisti ma dei singoli spettatori, cosa spesso sottovalutata. La gioia travolgente dell’orchestra stemperava il dolore buio e tenero che sentivo in voci come quelle di Nina Simone o Billie Holiday, che mi trafiggevano. Per me la Musica ha la funzione di ‘ponte’. In greco ‘Harmonia’ significa congiungere, accordare. Il canto è lo strumento principe con cui puoi aprire il tuo cuore, accordare e accettare tutto ciò che ci trovi dentro; fluidificando le emozioni, il canto congiunge cuore e cervello, anche dentro l’altro, sintonizzando, palesando l’interconnessione che esiste tra gli esseri viventi. Di questo si occupa da millenni la Musicoterapia che mi ha donato maggiore autoconsapevolezza e coraggio verso le mie singolarità. Poi sono passata dalla struttura più organizzata e prestabilita dei brani in orchestra alla vocalità più libera e selvaggia del jazz nei gruppi live con cui da anni mi sperimento in diversi progetti. Per il disco ‘But the world goes ‘round’ abbiamo ricevuto i complimenti e l’incoraggiamento del grande Stefano Bollani (che ha ricevuto alcuni brani tramite un amico comune) e soprattutto mi sento onorata delle preziose note di copertina inserite nel disco a firma di due ‘maestre’ del cuore: Roberta Gambarini e Maria Pia De Vito, due delle più grandi regine del jazz mondiale attuale. Il sound unico del disco, un jazz blues pieno di soul che viene è creato da tre straordinari musicisti. Li ringrazio infinitamente. Alessandro Castiglione, con la sua firma inconfondibile data dal sound della sua grandiosa chitarra, lo riconosci anche tra decine di chitarristi diversi … per quanto il suo stile sia originale e sanguigno; come è inconfondibile il timing solido e il suono massiccio del contrabbasso di Marco de Tilla, mio marito, ed infine lo swing trascinante e l’interplay osmotico di Massimo Del Pezzo alla batteria.» Dopo alcuni anni di incubazione, è dunque uscito l’ultimo disco intitolato ‘But the world goes ‘round’ che è frutto di una ricerca e sperimentazione con un’intonazione più bassa cioè con il ‘LA’ centrale di 432hz (vibrazioni al secondo), diversa dallo standard mondiale di 440hz, registrato live in studio su bobina analogica come i dischi del secolo scorso.» Hertz? È un argomento interessante, terapeutico che affronta altre tematiche ma del quale parleremo la prossima volta perché è tutta un’altra avventura.





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