Intervista a I Photogenici, che ci raccontano com'è la comicità ai tempi del web e come si arriva al cuore del pubblico
Negli ultimi mesi, tra un lockdown e l'altro (strong o soft), vi sarà capitato sicuramente di navigare alla ricerca di qualcosa che vi risollevasse il morale e probabilmente vi sarete imbattuti nei divertentissimi video de I Photogenici, che hanno fatto anche dell'ironia sulla schizofrenia dei decreti governativi in materia di Covid.-taglio- Non stupisce quindi che il progetto degli attori Marco Iannitello e Michele Abbondanza, con la collaborazione dell'autore Simone Bertozzi, stia conquistando sempre più follower. Ne abbiamo parlato con loro. Come e quando nascono i Photogenici? “Tre anni fa, mese più mese meno. Un po' per caso. Ci siamo ritrovati a essere protagonisti di una serie di spot pubblicitari (quelli per Giometti Cinema, ndr) e, stimolati anche dai consigli di alcuni amici, abbiamo notato che la coppia funzionava bene. Ciò che facevamo divertiva prima di tutto noi. E allora abbiamo pensato: perché non provare a istituzionalizzare quel sodalizio occasionale?” Ci raccontate come vengono realizzate i vostri video (dalla scrittura alla regia)? “WhatsApp è un grande alleato. Si parte da un'idea lanciata per messaggio, da uno spunto o una battuta che può venire da chiunque. Simone si occupa generalmente della scrittura, mentre Michele segue la regia. Ma, nonostante i ruoli prestabiliti, il nostro team è abbastanza anarchico.” Quanto siete ispirati dalla vita di tutti i giorni e quanto dalla cronaca? “Difficile dare delle percentuali. I nostri video sono spesso delle iperboli, quasi sempre l'esagerazione di situazioni che realmente viviamo. Poi è chiaro che, specie di questi tempi, è davvero difficile non farsi influenzare dalla cronaca.” La città di Rimini quanto è centrale nel vostro progetto? “È molto centrale, soprattutto lo è stata nei primi video. Non è una scelta ragionata intendiamoci, ci viene naturale perché ispirati realmente da quello che giornalmente viviamo. Però stiamo cercando di raccontare anche situazioni slegate dal contesto locale, in modo che ognuno, indipendentemente da dove abita, possa riconoscersi.” Nel corso del tempo i vostri follower sono aumentati. Quali sono i commenti più belli che ricevete? “Riceviamo tanti commenti. Con alcuni, specie se sono critiche surreali, ci piace anche interagire. Proviamo a non prenderci troppo sul serio, le risposte tendono a essere paradossali almeno quanto lo sono i nostri sketch. -taglio2-Però, tornando seri, quando qualcuno ci ringrazia per avergli risollevato l'umore in un momento difficile, beh, ci sentiamo davvero orgogliosi del nostro lavoro. E capiamo che forse tutto ha un senso.” Il web sta diventato centrale nel vostro ruolo di attori? “Restiamo dei romantici: sogniamo ancora il cinema. Però la diffusione di contenuti sul web ha ampliato l'offerta, sia che si tratti dei nostri video targati Photogenici che di spot pubblicitari, a cui partecipiamo come coppia o singolarmente.” Nell'ultimo periodo avete avuto delle difficoltà a causa della pandemia? “Difficoltà legate soprattutto agli spostamenti e al rispetto del distanziamento sociale sul set, un po' come tutti. Siamo una piccola produzione, coi suoi svantaggi ma anche vantaggi. Sul piano delle idee e degli spunti direi che invece la pandemia ci ha quasi aiutato. Purtroppo o per fortuna.” Secondo voi quanto è importante sorridere in questo momento? “Beh, direi che non è mai stato così importante. Sdrammatizzare la realtà è un meccanismo di difesa. Certo ci vuole tatto per farlo, ma ridere è fondamentale. Se ogni tanto ci riusciamo siamo contenti.” Nuovi progetti a cui state lavorando? “C'era un progetto cinematografico che attualmente si è un po' arenato a causa della pandemia. Il web invece ci consente di essere più elastici. Stiamo lavorando ad alcune sinergie molto stimolanti. La prima con Margherita Tercon che insieme al fratello Damiano – un ragazzo con la sindrome di Asperger – ha partecipato in questi anni a numerosi programmi come Italia's Got Talent e Tu Si Que Vales: stiamo realizzando con loro un format per disinnescare attraverso l'ironia alcuni odiosi pregiudizi sull'autismo.”