Al Teatro di San Carlo, felice esordio del primo titolo in cartellone, con un grande cast e la direzione di Giacomo Sagripanti
Grande successo al Teatro di San Carlo per “I Puritani” di Vincenzo Bellini, il primo titolo in cartellone dopo la pausa estiva. Melodramma serio in tre parti su libretto di Carlo Pepoli, tratto dal dramma storico “Têtes rondes et Cavaliers” di Jacques-Arsène-François-Polycarpe d’Ancelot e Boniface-Xavier Saintine, il capolavoro del compositore catanese esordì con successo il 24 gennaio 1835 a Parigi, al Théâtre des Italien.-taglio- L’opera torna al Lirico dopo 34 anni di assenza con la direzione di Orchestra del Teatro di San Carlo e Coro di Giacomo Sagripanti. La rappresentazione segna il duplice debutto del soprano Lisette Oropesa al San Carlo e nel ruolo di Elvira. Oropesa, astro del belcanto internazionale, nata a New Orleans da genitori cubani, entusiasta di cantare al Teatro di San Carlo, è stata ricambiata nell’affetto dall’entusiasmo e dalla standing ovation del pubblico della prima. Emozionante, perfetta nel ruolo di Elvira, ritiene che la versione concertante dell’opera, senza scene né costumi (benché indossi quattro splendidi abiti) offra la possibilità di concentrarsi di più sulla musica. Ad affiancarla un grande cast: il tenore spagnolo Xabier Anduaga interpreta Arturo Talbo; Davide Luciano Sir Riccardo Forth e Gianluca Buratto Sir Giorgio; Chiara Tirotta ha il ruolo di Enrichetta di Francia; Nicolò Donini e Saverio Fiore interpretano rispettivamente Lord Gualtiero Valton e Sir Bruno Roberton. Ottimo maestro del Coro è José Luis Basso che a fine stagione lascerà Napoli per assumere lo stesso incarico al Teatro Real di Madrid. “I Puritani” ha un insolito lieto fine, che trasforma l’infelicità dei due innamorati, Elvira ed Arturo, cavaliero e partigiano degli Stuardi, separati dalla diversa appartenenza politica e religiosa, nel trionfo della comprensione e dell’amore.-taglio2- In fondo persino Sir Riccardo Forth, colonnello puritano, non è così cattivo, ma è piuttosto un innamorato frustrato. Oropesa canta con naturalezza, con la sua voce portentosa fatta di vibrato, agilità, cesellando sovracuti, trilli, salti, arpeggi, di tensione drammatica, esprimendo tutti gli stati d’animo del personaggio. Incantevoli i registri vocali così come sono brillanti il Coro e la direzione di Sagripanti che ha dato un’impronta ritmica quasi verdiana, molto energica, dell’opera concertata. Acuta e potente la voce di Anduaga, che affascina con la sua forza espressiva, con la dolcezza, con l’estensione e il vibrato, a lungo applaudito, così come tutto il cast. Per Bellini l’espressione scenica è altrettanto importante di quella vocale, e le quattro prime parti vocali possiedono tutte la stessa importanza. L’allestimento si basa su un’edizione critica a cura del celebre musicologo Fabrizio Della Seta, tra i massimi esperti verdiani e belliniani, che propone i tre numeri tagliati al I (il cantabile del terzetto) e al III atto (il cantabile del duetto fra Arturo ed Evira, la stretta del finale). Della Seta ha presentato, nel foyer del Lirico, sabato 10 settembre, prima della seconda recita dell’opera, il suo saggio, “Bellini. L’opera italiana” (edizioni Il Saggiatore). Meritati, scroscianti applausi per un’opera moderna, toccante, ricca di inventiva e di melodie memorabili.