Il regista più controverso del cinema italiano viene raccontato in un documentario speciale nel quale si ripercorre la sua carriera ventennale attraverso i suoi capolavori horror
Le ombre inquietanti e il terrore palpabile: sono questi gli elementi che hanno definito la carriera leggendaria di Dario Argento, definito indiscutibilmente il maestro dell'horror. Da “Profondo Rosso” a “Suspiria” passando per “Phenomena” e “L'uccello dalle piume di cristallo”, il suo nome è diventato nel corso degli anni sinonimo di suspense, originalità e visione audace. -taglio- Eppure, nonostante l'influenza travolgente dei suoi lavori, il regista italiano non aveva mai varcato la soglia della prestigiosa Mostra internazionale del Cinema di Venezia, fino ad ora. Il motivo? La presentazione del documentario “Dario Argento Panico” diretto da Simone Scafidi, un'opera che accende i riflettori sulla vita e il percorso professionale di questo iconico regista, accompagnata da testimonianze significative che portano il pubblico alla scoperta del genio creativo che si cela dietro ai suoi film che hanno fatto la storia del cinema italiano e non solo. Il documentario è stato accolto con entusiasmo nella sezione “Venezia Classici” della 80esima edizione del Festival, portando Argento a compiere un passo epocale ritrovandosi al Lido, dove il cinema trova da sempre il suo naturale e sfavillante palcoscenico. Che effetto le fa, a distanza di anni, rappresentare un'icona del film horror? “Mi gratifica, assolutamente. Perché si tratta di un genere in cui ho fortemente voluto cimentarmi e che inevitabilmente mi ha regalato moltissime soddisfazioni. Allo stesso tempo, però, mi dispiace che l'horror, che ha sempre appassionato moltissime persone, nel corso degli anni sia sempre stato così sottovalutato. Al Festival del Cinema di Venezia, per esempio, hanno sempre privilegiato film politici o considerati impegnati mentre i miei no, mettendone in discussione addirittura la qualità. Ultimamente, però, visto che al Festival sono stato invitato, devo dedurre che finalmente le cose stanno cambiando. È una cosa che spero. Anche perché nel corso degli anni, a seconda del periodo, mentre per il cinema in generale ci sono stati periodi di forte risalita per l'horror non è stato quasi mai così. È vero, per un breve periodo c'è stata una vera e propria esplosione grazie a registi internazionali come Wes Craven o George Romero, ma poi ne è seguito uno, ben più lungo, in cui registi e opere non hanno saputo lasciare il segno. Adesso, però, da questo punto di vista, mi auguro di poter vivere una nuova era.” Nel corso della sua lunga carriera hai ottenuto un grande successo con film come “Profondo rosso”, “Opera”, “Phenomena”, e tanti altri. Ce n’è uno, in particolare cui è maggiormente legato? “Sarebbe impossibile, per me, poter fare una classifica perché in ognuno dei miei film ho messo una parte di me e ciascuno di essi mi ha saputo dare enormi gratificazioni. Quando non mi invitavano ai Festival, per esempio, non vivevo male queste esclusioni proprio perché i miei film spesso registravano altri tipi di riscontri che mi interessavano molto di più, come quello di essere seguiti da una grossa fetta di pubblico non solo in Italia ma anche in altri posti del mondo. Ognuno di quei film, inoltre, aveva la capacità di riuscire a riflettere tutto quello che io provavo in quel determinato momento della mia vita. Di conseguenza, per me, è veramente impossibile riuscire a fare una classifica dei miei film: è come se ciascuno di essi fosse una parte di me.” Con i suoi film ne ha generata parecchia, che rapporto ha con la paura? “Ho sempre avuto paura. Ne ho avute tante di paure, in generale. Nonostante questo, però, ho sempre vissuto con questo stato d'animo un rapporto strano, nel senso che non ho mai voluto fuggire dalle mie paure. Anzi, oggi spero che non mi abbandonino mai perché rappresentato una grande forma di ispirazione. Io con i miei dubbi, i miei timori, con stati d'animo come l'inquietudine ci ho sempre vissuto benissimo.” Del suo privato si sa pochissimo: è stata una sua scelta? “In realtà, non ho mai avuto problemi a parlare della mia vita privata. Sono molto legato alle mie due figlie Asia e Fiore. Loro due sono molto diverse tra loro ma per me hanno sempre rappresentato un sostegno, così come spero io per loro. Insieme abbiamo vissuto momenti di ogni tipo ma non abbiamo mai smesso di spronarci reciprocamente. -taglio2-Nel corso degli anni, anche da un punto di vista professionale, si sono impegnate e hanno avuto modo di imparare tanto.” Oggi come guarda al futuro? “Con il desiderio di poter continuare a lasciare il segno e continua fare a fare quello che più mi regala stimoli specialmente sul fronte cinematografico. Da diverso tempo sono concentrato su un nuovo progetto: un film con una sceneggiatura dal sapore thriller in cui ho voluto coinvolgere un'amica che è soprattutto una straordinaria artista: Isabelle Huppert. E pensare che, un po' di tempo fa, era tutto pronto per poter partire con le riprese ma poi ho avuto un incidente. Una caduta che mi ha procurato la rottura di un femore e a quel punto, per ovvie ragioni, ho dovuto fermarmi, rimandando il tutto. Adesso, però, quella pausa forzata è terminata e mi sono rimesso in carreggiata. Ci vorrà sicuramente qualche altro mese: il tempo di mettere insieme gli ultimi pezzi necessari per poter partire da un punto di vista produttivo e finalmente tornerò sul set.” Guardando al passato, invece, ha qualche rimpianto? “No, fortunatamente non ho nessun tipo di rimpianto. Anche perché quello che volevo fare l'ho fatto e i principali obiettivi che mi ero prefissato li ho poi raggiunti. Certo, mi dispiace per alcuni progetti che, per un motivo o per l'altro, sono saltati nonostante avrei voluto vederli realizzati. Altri, invece, non li ho più voluti concretizzare io semplicemente perché rileggendo una sceneggiatura non mi erano più piaciuti e a quel punto ho capito che era meglio accantonarli. Detto questo, però, tutto quello che avevo nel cassetto l'ho tirato fuori.” Un'ultima curiosità: tra i registi della nuova generazione intravede qualche suo possibile erede? “Onestamente no, non ne vedo. Probabilmente perché il cinema di oggi non mi piace affatto. Un tempo lo scenario, sia italiano sia internazionale, era costellato da registi con una fortissima personalità e con un innato carisma. Oggi, complice il peggioramento generale del cinema, non è più così. E ovviamente, di questo mi dispiace moltissimo… mai dire mai!”