Entriamo nel mondo di Vittorio De Angelis, tra sonorità sempre moderne ed un sassofono dal sound indimenticabile
Vittorio De Angelis è un ottimo sassofonista e compositore dal sangue napoletano. Si laurea al DAMS (Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo) di Bologna. Di seguito, poi, segue il corso di laurea in sassofono jazz presso il ‘Conservatorio di Santa Cecilia’ di Roma, dove attualmente risiede.-taglio- Nell’occasione della discussione della tesi si concentra sul leggendario Steve Grossman (New York 1951 – 2020) importantissimo sassofonista jazz statunitense, distintosi nella fusion ed hard bop e con Grossman ha studiato durante la sua permanenza a Bologna. Vittorio de Angelis, inoltre, ha alle spalle, studi anche con Rosario Giuliani (sax contralto) di Terracina e svolto seminari con Lee Konitz, Jerry Bergonzi, e Benny Golson. Vittorio, quale sassofonista ti ha influenzato di più e che hai quale riferimento? «Sono diversi i musicisti che ho studiato con passione e che mi hanno ispirato. All’inizio mi sono appassionato, come capita a molti, a Sonny Rollins. Ne ho trascritto gli assoli ed ho ascoltato moltissimo i suoi dischi più famosi. Poi … in un secondo momento, ho scoperto Steve Grossman, con il quale ho avuto poi la possibilità di studiare nel periodo in cui vivevamo entrambi a Bologna. Per me è stato un incontro importantissimo e fondamentale. Mi si è aperto un mondo e … oltre alle nozioni tecniche che ho assimilato da lui, sono stato colpito fortemente dal suo spirito e dalla sua visione totale della vita dedicata al jazz e a sassofono. Ho, poi, alle spalle un bel bagaglio di ‘live’ nei jazz club in città europee, in vari festiva italiani, sia in formazioni da leader, che con orchestre e registrato dischi come turnista.». Il primo disco a suo nome è ‘Believe Not Belong’ per la ‘Blue note records’ in formazione ‘double trio’ (due batterie due tastiere e due fiati). In quel disco ha come guest Takuya Kuroda (trombettista giapponese ma residente a New York è apprezzato per la sua lungimiranza musicale e per aver sviluppato un sound particolare … una sorta di funk ibrido, post hip-hop e fusion). La musica di Vittorio de Angelis mescola in modo equilibrato il jazz, il soul, spunti del miglior beat africani ed il funk, tanto da farne un originale crogiolo o calderone di notevole fascino e grande piacevolezza. Le coordinate del sound del sassofonista napoletano risultano completamente ascrivibili a quell’universo afroamericano, al sound partenopeo (vi sono, nel nuovo disco che citeremo più avanti, chiari riferimenti a quel James Senese che conosciamo) e tutto in un prodotto con diffusione internazionale che guarda alla storia e al meglio della scena contemporanea, in una sintesi stilistica assai convincente. Nel corso di quest’anno Vittorio de Angelis ha messo in piedi un album davvero favoloso per l’etichetta ‘New Model Label’. Il lavoro del partenopeo, di stanza a Roma, si chiama, come detto, ‘Perspective’ ed è un prodotto necessariamente da consigliare, per conservarlo ed ascoltarlo … insomma da tenere nell’angolo prediletto dei dischi. Il cd ‘Perspective’ ha, quale caratteristica principe, l’invenzione e la tradizione: -taglio2- dalla scena moderna ai suoni metropolitani newyorkesi sino ai ritmi a dell’afrobeat. Vittorio De Angelis costruisce un suo mondo in musica di pregevole fattura. Evidente, nel brano ‘Gap’ (brano che apre la tracklist) l’abbraccio tra sonorità elettroacustiche e quella sorta di anima hip-hop come uno specchio sulla contemporaneità che si avvicina a Robert Glasper. ‘Sankara’, dai chiari ritmi afrobeat, è dedicato a Thomas Isidore Noël Sankara (noto anche come Tom Sank) che è stato un militare, politico, rivoluzionario e patriota burkinabé e leader del Burkina Faso, personaggio carismatico per tutta l’Africa occidentale e sub- sahariana. Poi ‘Rose’, composizione del grandissimo e compianto Larry Nocella, qui Vittorio de Angelis ha scritto ed adattato il testo che è cantato da Leo Pesci. Dalle chiare sonorità mediorientali è invece ‘Saharian Dance Hall’ eseguito dal batterista Roberto Scettri. Si passa a sonorità elettriche vintage ed è il caso di ‘Deep’ una ballad cantata da Gabriella Capua. Cosa ti ha emozionato di più nella registrazione di Perspective? «Quello che mi ha emozionato di più nella realizzazione è stato sentire come i pezzi in studio suonassero anche meglio di come li avevo immaginati e questo è potuto avvenire solo grazie al valido e prezioso contributo dei musicisti con cui li ho registrati: Francesco Fratini (tromba), Seby Burgio (piano, e tastiere), Daniele Sorrentino (basso el.), Federico Scettri (batteria e percussioni), Leo Pesci e Gabriella di Capua (voci). Pensare dei brani in solitudine, magari abbozzati al computer, scriverli su partitura e poi sentirli suonare e arricchiti di elementi nuovi da chi li esegue, è una sensazione bellissima e molto gratificante per chi compone.» L’artista partenopeo che nel disco ha suonato sax, flauto e synth, compone, dunque ed arrangia con ottimo gusto, spinto dalla consistente armonia con musicisti di livello, variando da moods originali a metamorfosi che fanno intendere la immensa capacità inventiva. ‘Perspective’ è originale e molto piacevole, esplosivo nell’esecuzione dei fiati conditi da un lirismo asciutto che punta al cuore melodico di ogni singolo brano. Sei ormai proiettato verso un futuro di successo ... quale il tuo prossimo lavoro? «Un futuro di successo non so, spero soltanto di riuscire a continuare a suonare più tempo possibile senza perdere l’entusiasmo e l’energia per fare le cose che amo. Mi piacerebbe realizzare un disco seguendo il percorso segnato da ‘Perspective’ inserendo ancora tracce cantate e coinvolgendo ospiti speciali che già ho in mente.» Per chi volesse saperlo quando parte la tua tournée? «Beh … posso dire che inizierò con una serie di date promozionali a partire dai primi di settembre. Sarò in giro per l’Italia e probabilmente anche in UK … dove il disco sta avendo buoni riscontri ed è stato anche trasmesso da diverse jazz radio. In questo momento sono strafelice.»