In scena al Teatro di San Carlo l’opera rossiniana “Maometto Secondo”, per la direzione di Michele Mariotti e la regia di Calixto Bieito
“Maometto secondo” di Gioachino Rossini, titolo conclusivo della Stagione d’opera 2022-2023 del Teatro di San Carlo, debutta il 29 ottobre (in scena fino al 5 novembre) con la direzione di Michele Mariotti e la regia di Calixto Bieito, visionario regista spagnolo per la prima volta al Massimo napoletano. Dramma in due atti su libretto di Cesare Della Valle, dal suo “Anna Erizo”, è la nuova produzione del Lirico.-taglio- L’opera andò per la prima volta in scena al San Carlo il 3 dicembre 1820, quando Rossini era direttore artistico del Teatro. La partitura di “Maometto secondo” fu scritta per il Lirico e dopo un’unica ripresa, nella stagione 1825-26, non è più stata rappresentata a Napoli. È impiegata per la prima volta l’edizione critica preparata dalla Fondazione Rossini di Pesaro. Capolavoro complesso, mostra un Rossini innovatore che va oltre lo schema “recitativo-aria-recitativo-concertato”, che con libertà formale impiega melodie spesso lente e lunghe, preludio di uno stile romantico a venire, come dimostra la splendida Gran scena ed aria “Alfin compiuta è una metà dell’opra”. Ingloba in grandi forme arie, duetti, terzetti, alternati a recitativi accompagnati dagli archi, spesso con interventi di tutta l’orchestra. Nella trama del compositore e del librettista Cesare della Valle si intrecciano mirabilmente vicende sentimentali e amor di patria raccontate sullo sfondo di vicende storiche di assedi e morte. Brillante, teatrale la direzione di Michele Mariotti, che sostiene le dinamiche e la tensione drammaturgica dell’opera, sostenendo magistralmente Orchestra, Coro e protagonisti, tra i migliori specialisti rossiniani. Lettura agogica, grande rispetto della scrittura e dei tempi, del fraseggio del dettaglio. Brillante il “Terzettone” “Ohimè, qual fulmine!”, al centro del primo atto, e brillante l’Orchestra incisiva, ottima in tutte le sezioni. Gli strumenti seguono le situazioni drammaturgiche: l’arpa nelle preghiere, il colpo di cannone della gran cassa che indica l’avvento delle truppe di Maometto, il tamburo per l’arrivo della guarnigione veneziana.-taglio2- Elegante, perfetta la direzione di Mariotti che esalta la visione drammaturgica e la tensione narrativa. Eccellente il cast vocale: Dmitry Korchak, nei tormentati panni di Paolo Erisso, padroneggia acuti precisi, un raffinato fraseggio, cesellando la melodia. Brillante il mezzosoprano russo Vasilisa Berzhanskaya nei panni di Anna, ruolo che fu della Colbran, dal bel timbro brunito, corposo, dall’emissione precisa e agile, apprezzata nel rondò finale. Bravo Roberto Tagliavini, il basso che interpreta un Maometto secondo dai ricchi volumi, bel timbro, acuti possenti, presenza scenica che affascina. Bravo anche il mezzosoprano armeno Varduhi Abrahamyan nei panni di Calbo, ruolo “en travesti”, con buone doti interpretative. Apprezzati anche Li Danyang (Condulmiero) e Andrea Calce (Selimo). Se la parte musicale ha entusiasmato il pubblico, non tutti hanno apprezzato la moderna e visionaria regia. Le scene di Ana-Sofia Kirsch sono tutte virate sul bianco nel primo atto e sul nero nel secondo. Campeggiano cavalli di Frisia (su un cavallo di Frisia viene torturato e crocifisso un prigioniero), nel secondo atto sollevati e liberati dai grandi fogli di plastica nera che li ricoprivano, e tubi al neon. Bel lavoro di luci curate da Michael Bauer e moderni i costumi firmati da Ingo Krügler. Il coro trasporta in scena scope, passeggini, monopattini, biciclette, sacchetti di plastica con rifiuti fatti roteare in scena. Al collo di uomini e donne in scena penzolano bambolotti – forse un monito ai corpi straziati da tutte le guerre. Maometto fa a pezzi la carta geografica del mondo, Paolo Erisso si aggira con erogatore d'ossigeno portatile, i gesti di Anna e di Calbo sono ripetitivi. La violenza è ormai storia quotidiana dell’umanità qui ben espressa dall’impiego di luci e scene di croci, grande monito a non dimenticare il passato e ad aborrire sempre la guerra. Un’opera musicalmente ineccepibile, emotivamente forte.