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Ci vediamo in rete

di Teresa Pugliese

Numero 212 - Luglio-agosto 2020

Il giornalista svela i segreti della tv, e con il suo nuovo libro “Fuori dalle bolle” ci guida tra le insidie e le potenzialità dei social e del web


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È uno dei volti più amati della televisione italiana, per anni ha accompagnato il suo pubblico dapprima diventando mezzobusto del Tg2 e poi grazie al pomeriggio di Rai Uno ed a “La vita in diretta”. La sua tv gentile e sobria ha fatto è fa la differenza, contrapponendosi con garbo a quella urlata e sui generis che imperversa oggi sempre di più.-taglio- Michele Cucuzza ha costruito nel corso degli anni un rapporto sincero e profondo con il suo pubblico, reinventando e reinventandosi ogni volta. Oggi le sue dirette sui social sono seguitissime, e il numero dei suoi follower aumenta ogni giorno sempre più. Complice anche la sua partecipazione all’ultimo Grande Fratello Vip, Michele è riuscito ad entrare in questo mondo mutevole e cangiante della rete pubblicando inoltre una trilogia di libri inerenti al tema, l’ultimo dei quali, “Fuori dalle bolle”, è già tra i più venduti. Lo abbiamo incontrato per parlare della sua ultima fatica letteraria e di tanto altro. Quanto è cambiato il ruolo del giornalista in questo periodo di emergenza sanitaria che abbiamo vissuto? “È cambiato moltissimo. Internet ha surclassato nettamente la tv. Una rete spesso vituperata ed accusata di fomentare il narcisismo e l’individualismo, che in realtà ci ha salvato dall’isolamento, consentendo a milioni di italiani di comunicare facilmente tra di loro. La tv ha cambiato volto utilizzando a sua volta la rete per poter interagire con gli ospiti e con il pubblico stesso. Un fenomeno questo che secondo me durerà, soprattutto perché abbatte nettamente i tempi ed i costi di produzione.” “Fuori dalle bolle” è il suo ultimo libro. Può essere, secondo lei, definito come una sorta di manuale rivolto ai più giovani che spesso sono vittima delle insidie del web? “In questo libro mi rivolgo ad un lettore ipotetico, un giovane ragazzo, e cerco di sollecitarlo. Il titolo stesso gioca con la parola ‘bolle’ questo perché c’è differenza tra notizia ed opinione. I fenomeni importanti si studiano, si leggono, ci si documenta affinché appunto non diventino alla fine una bolla. Nel libro guido questo giovane esaminando i giornali cartacei on line, la tv, la radio ed i social, dandogli anche suggerimenti per poter utilizzare i social stessi. Ci sono poi delle interviste a Maurizio Costanzo e Caterina Balivo che hanno arricchito molto questo libro. E infine racconto le mie esperienze, ad esempio l’intervista che feci a Pertini, il quale mi costrinse addirittura a dargli del tu...” È corretto dire che i social tendono a celare l’identità di ognuno noi piuttosto che a valorizzare la propria personalità? “Certo. La rete ha reso soprattutto i ragazzi sempre più razionali, non riescono più a sentire e provare le emozioni. Non ascoltano più quella parte intima di sé. In questa quarantena ho avuto modo di vedere un film che racconta la vita di Pelè. Il grande campione brasiliano non riusciva a giocare come voleva anche se era titolare in nazionale, questo perché era costretto a seguire per forza di cose uno schema ben preciso. Lui è diventato effettivamente Pelè quando è ritornato a giocare così come faceva tra le strade della sua città inventando la famosa ginga. Dovremmo anche noi recuperare la nostra ginga, la nostra essenza, quelli che veramente siamo, senza adeguarci a modelli uguali per tutti, svendendo il nostro essere. ‘Riuscire’ significa essere se stessi.”-taglio2- Lei per molti anni ha condotto “La vita in diretta” entrando nelle case e nelle vite dei personaggi più importanti dello spettacolo italiano. Pensa di essere stato un po’ l’antesignano della tv moderna? “Diciamo che quel programma, inventato da Carlo Freccero, ha capito che c’era l’esigenza di un tv popolare che parlasse alla gente vera e che raccontasse la casa del personaggio tv così come i casi di cronaca nera. Insieme a me una squadra di autori e di inviati straordinari hanno contribuito a confezionare un programma di grande successo. Arrivavamo addirittura al 30 percento di share. Quando conducevo ‘La vita in diretta’ mi sono anche piombate addosso una marea di critiche. In molti pensavano che un giornalista del telegiornale non poteva fare intrattenimento. Mentre noi stavamo sperimentando una nuova forma di tv e cioè l’infotainment. In realtà questa tv popolare manca un po'.” Quanto è influente la tv e la rete oggi nella nostra cultura? “Non dovremmo pensare che il nostro orizzonte culturale sia costruito dalla tv, ieri, ed oggi dalla rete. Basta con questa visone primitiva. L’orizzonte culturale di una persona è costituito dalle sue letture dai suoi viaggi, dagli incontri con le persone, dallo studio delle lingue, dai film che si sono visti. Poi a questo si aggiungono la rete e la tv. Ma piantiamola di pensare che questi media siano i nostri tutor, e che possano sempre dirci cosa dobbiamo fare e come dobbiamo farlo. Ad esempio come lavare la macchina, come vestirci, come truccarci...” Negli ultimi anni lei ha lavorato per Telenorba conducendo programmi di successo, cosa pensa delle realtà locali, un fenomeno sempre di più in ascesa nella tv italiana? “Già dal 1976, quando la Corte Costituzionale stabilì che il monopolio della Rai era illegittimo sono nate le prime radio libere. Una di queste era Radio Popolare Italiana, dove appunto ho cominciato. Ma insieme alle radio libere sono nate le tv. I grandi impeditori pensarono così di farsi pubblicità, alcune di queste sono diventate tv nazionali, vedi Canale 5, altre sono rimaste regionali, e questo è il caso di Tele Norba. Questo fenomeno non è per niente recente e si è connesso con un fenomeno altrettanto importante e nuovo. Oggi il global presuppone il local. La globalizzazione che ha reso omogenea l’informazione, vede proprio il local chiamato a fare la differenza. La gente vuol sapere se il ponte sotto casa si fa o no, se la spazzatura sarà raccolta o no. Il locale avrà sempre di più grandissimo spazio. Tele Norba così come Radio Norba hanno un grande seguito in Puglia e non solo, ogni bar, ristorante o attività commerciale è generalmente sintonizzata sulle loro frequenze. Per me lavorare lì è stata una bellissima esperienza.”

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