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CECILIA LUPOLI

di Maresa Galli

Numero 217 - Febbraio 2021

Reduce dall’innovativo spettacolo “Consegne // una performance da coprifuoco”, a cura del Collettivo LunAzione, che l’ha vista protagonista nel ruolo di attrice/rider, Cecilia Lupoli si racconta ai lettori di Albatros.


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La Compagnia LunAzione non è nuova a progetti teatrali e culturali originali che stimolano una profonda riflessione e il senso critico del pubblico: l’ultimo evento, “Consegne//una performance da coprifuoco”, ha riscosso ampi consensi nel periodo delle feste natalizie. Come è nata l’idea?-taglio- L’idea di portare a Napoli “Consegne// una performance da coprifuoco” nasce dal nostro bisogno di reagire al tempo presente, a questa immobilità che ha colpito il teatro oltre che le vite di tutti noi. L’input ci è stato ovviamente dato dal debutto dello spettacolo, che abbiamo seguito da lontano, ad opera della compagnia bolognese Kepler-452 e ci siamo chiesti, Eduardo Di Pietro, Martina Di Leva, Giulia Esposito e io, se la vera sfida di questo anno così particolare, non fosse proprio “fare rete”, abbattere le distanze e condividere la poetica e la voce di un’altra compagnia stimata e seguita con interesse. Così, senza esserci mai conosciuti dal vivo, se non di vista durante il Premio Scenario 2019, ci siamo incontrati. Dove se non su una piattaforma online? A Nicola Borghesi, Enrico Baraldi, Riccardo Tabilio e Michela Buscema abbiamo raccontato come la loro idea ci avesse colpiti, e come, anche per noi, ora più che mai, sia importante tornare alle origini, al semplice, all’essenziale. La stima reciproca, la fiducia e, perché no, una piccola dose di azzardo, sono stati gli ingredienti che hanno stipulato questo patto. Questo atto di fede. Nicola, Riccardo ed Enrico non si sono limitati a ‘consegnarci’ il testo e le note di regia, bensì ci hanno seguito durante le prove, dandoci preziose indicazioni e consigli, sempre pronti a mettersi per primi in discussione ed aperti alle proposte per adattare la performance al territorio campano, utilizzando, per esempio, il motorino anziché la bicicletta! Quei giorni insieme, seppur lontani, in cui ci hanno passato il testimone sono stati momenti importanti di questa avventura, che era appena agli inizi.

Giunti a destinazione voi attori, trasformati in riders, simbolo della precarietà che oggi appartiene anche al mondo del teatro e dell’arte in genere, cosa consegnate agli spettori che vi attendono a casa? “La meta es il cammino” mi sembra il modo di dire più che mai adatto per Consegne. Lo spettacolo è il viaggio, il percorso che conduce il rider dal punto di partenza al punto di arrivo. Con tutti gli imprevisti, gli incontri, le difficoltà che si possono incontrare in strade pressoché deserte, nella città durante il coprifuoco. Il rider si lascia andare alla parola, al conversare, al ricercare delle risposte. Ed ecco che nasce il dialogo, ecco che anche lo/gli spettatore/i si raccontano, condividono paure, canzoni, ricordi. Si scoprono a parlare con quello stesso rider con cui, solitamente, a stento ci si dice “Buonasera”. E proprio quando ormai si è stabilito un rapporto, un’intimità, un legame del tutto inaspettato e inusuale tra di loro, il viaggio finisce, sotto il portone del destinatario, con il classico Drin del citofono. Lo/gli spettatore/i sono invitati a scendere (seguendo tutte le disposizioni sanitarie) per assistere all’ultima parte della performance che, dopo tante parole, si svolge in silenzio, quasi a ricordare come quella confidente, dalla faccia ormai familiare, sia, di fatto un rider che aveva da consegnare un pacco. E così, attraverso delle cuffie wireless, si ascolta una voce tirare le somme di questo intenso viaggio e si riceve un pacco gentilmente offerto dal nostro sponsor, il pastificio artigianale La Leonessa di Cercola, simbolo dell’essenziale, della semplicità. Il teatro, da sempre anche molto corsaro, vive per strada andando incontro alla gente che, purtroppo, intreccia relazioni umane ormai sempre più virtuali e social… Il teatro è ormai in “assenza”… Sì e gli spettatori ne sentono la mancanza. Hanno quasi tutti bisogno di parlare, di aprirsi, di domandare. Tutti si dicono emozionati di essere lì, emozionati di vivere Napoli di notte seppure attraverso lo schermo del telefono, emozionati di ascoltare quello che il rider ha da dire loro. “Sarà brutto non abbracciarti”, “Sei stata la prima dose di vaccino”, “Ne è valsa la pena” tra le parole che ci confermano che il salto nel vuoto che abbiamo fatto con Consegne, proprio nel vuoto non è stato. Ed è stata una ulteriore sorpresa il gran numero di persone che hanno scelto di regalare Consegne ad amici, familiari. Lo ritengo un simbolo importante della voglia di donare emozioni. Lo scorso anno avete ricevuto il Premio Scenario Periferie con il progetto “Colloquio”, per la regia di Eduardo Di Pietro: anche in questo lavoro spicca l’impegno sociale, lo sguardo del Teatro sul mondo di chi vive a margine… “Il colloquio” è stato un altro viaggio meraviglioso e unico. L’idea singolare di Eduardo Di Pietro si è sposata con la professionalità, la creatività e la bravura di Renato Bisogni, Alessandro Errico e Marco Montecatino che hanno dato vita alle tre protagoniste della pièce Annarella, Pina e Maria Assunta. Lo spettacolo trae ispirazione dal documentario “Il loro Natale” di Gaetano Di Vaio, che racconta del sistema di ammissione ai colloqui periodici coi detenuti presso il carcere Poggioreale di Napoli. A fare la fila per entrare principalmente donne, di ogni età, che affrontavano lo scorrere delle ore in attesa dell’apertura dei cancelli, non avendo neanche la certezza di riuscire ad entrare per il colloquio. “Cinquanta minuti in una stanza dove non si sente niente.” Fortunatamente da quel documentario le cose sono migliorate.-taglio2- Il testo è nato in scrittura creativa, con improvvisazioni guidate a partire da suggestioni, da input che successivamente sono state rimaneggiate e diventate drammaturgia. Per fare questo però avevamo bisogno di sentire la vera voce di alcune delle donne che quella fila l’avessero fatta davvero. Così abbiamo avuto diverse occasioni per incontrare delle parenti di detenuti, e abbiamo avuto la possibilità di fare domande. Quel momento è stato incredibile. Ci siamo calati in quelle vite, ascoltando le storie di quelle persone che si autodefiniscono “gli invisibili”. Abbiamo ascoltato dalla loro memoria storie che non sembrano vere, abbiamo visto coi loro occhi le condizioni inumane in cui si trovano i reclusi e come la prigionia di chi sta dentro, forse, non è così diversa da quella di chi sta fuori, di chi ha votato la propria vita in funzione di quel colloquio che ha luogo, forse, solo una volta alla settimana. Annarella, Pina e Maria Assunta, sono schierate in una fila, limbo, in cui sono sempre le sei e mezza del mattino, ognuna con i propri vizi, i propri sogni, la propria croce. Si trovano a dialogare, a insultarsi, a stare in silenzio, a trasformare un’attesa come tante altre in un’occasione per fare quel passo in più, dentro sé, ma anche verso l’esterno. Quell’esterno che in più di un’occasione le ha tradite, che in più di un’occasione ha distrutto quelli che erano i loro sogni. Vincere il Premio Scenario Periferie 2019 è stata per noi una grandissima soddisfazione, che ci ha dato tantissime possibilità, tra cui la “Residenza per artisti nei territori” al Teatro Due Mondi di Faenza, dove “Il Colloquio”, dai venti minuti presentati alla selezione finale del premio, a Bologna, ha definitivamente preso la sua forma finale che ha poi debuttato, in occasione della presentazione delle “Nuove Generazioni Scenario” al Teatro Bruno Munari (Teatro del Buratto) di Milano 29 e 30 novembre 2019, evento a cura dell’Associazione Scenario . Lo spettacolo, attualmente produzione del Teatro Bellini di Napoli, oltre ad essere andato in scena, nella forma dei venti minuti, alla finale del Premio Scenario 2019 al DAMSlab, al Teatro Florian Di Pescara (Scenari Europei) e nell’ambito di Operaestate b-Motion di Bassano del Grappa, è poi andato in scena in forma integrale al Teatro Bruno Munari di Milano, al Teatro Orione di Roma, al Teatro dell’Argine di Bologna, al Napoli Teatro Festival 2020. In programma numerose date purtroppo saltate da marzo ad oggi. Portate anche il teatro nelle scuole di ogni ordine e grado: state immaginando progetti in streaming per i giovani fruitori? Progetti in streaming no, ma stiamo lavorando ad un nuovo progetto per gli adolescenti ideato da Martina Di Leva ed Eduardo Di Pietro con l’intenzione di indagare e raccontare il tempo presente grazie agli studenti della scuola secondaria di ogni grado che stanno vivendo dei giorni di scuola davvero singolari. L’obiettivo è quello di studiare, dal vivo e a distanza, questo tempo sospeso affiancando gli studenti nella loro esperienza di vita, attraverso il dialogo, interviste, momenti di condivisione e la rielaborazione artistica da parte della compagnia del materiale raccolto, coinvolgendo psicologi, educatori, istituti di ricerca, enti e associazioni specializzate. Avete in cantiere nuovi progetti per il nuovo anno? Sì, abbiamo un po’ di idee su cui stiamo ragionando, interrogandoci anche un po’ sul futuro che ci aspetta. Contemporaneamente prepariamo il terreno per il progetto sugli adolescenti e aspettiamo fiduciosi la riapertura dei teatri per recuperare le date rimaste in sospeso. In questo momento più che mai mi rendo conto della fortuna che abbiamo ad essere gruppo e come gli obiettivi che ci prefissiamo siano la benzina che ci fa restare vivi e attivi. Il nostro sogno è questo e siamo pronti a combattere. Una domanda sulla tua già intensa carriera: la tua emozione di girare in tournée con Eros Pagni e di aver lavorato in diversi spettacoli di Carlo Cerciello, con Imma Villa, con Isa Danieli… Nel 2016 fa fui chiamata in sostituzione di un’attrice dal Teatro Stabile di Genova per lo spettacolo “Il sindaco del Rione Sanità”, per la regia di Marco Sciaccaluga. È stato pazzesco calarsi in una grande realtà come quella di Genova, al fianco di Eros Pagni che mi mise subito a mio agio, anche lui maestro di umanità come Imma Villa. Ho lavorato con una compagnia meravigliosa che mi ha subito inserita. Anche la direzione di Sciaccaluga mi ha regalato emozioni fortissime e ha confermato quello che volevo fare. Gli spettacoli del teatro Elicantropo ai quali sono più legata sono i primi ai quali ho lavorato a diciassette anni, poiché si sono svolti nell’anno del mio diploma di maturità: portavo con me i libri alle prove! Bellissimo mettere in scena tutte le sere “La madre” di Brecht per la regia di Cerciello, emozionante “La rivolta degli angeli”, partecipare ad “Ecuba” di Euripide, adattamento e regia di Cerciello, al fianco di Isa Danieli. Tutte esperienze incredibili. L’Elicantropo era la mia seconda casa così come oggi LunAzione è per me un’altra famiglia: il collettivo è la mia stella polare.





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